Soldato, Fratello, Stregone . Морган Райс. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Серия: Di Corone e di Gloria
Жанр произведения: Героическая фантастика
Год издания: 0
isbn: 9781640290709
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in una gabbia come una qualche bestia da macello. Non sarebbe rimasto fermo lì mentre degli uomini facevano gli opportuni preparativi per giustiziarlo per qualcosa che non aveva fatto.

      Scosse le sbarre testandole, ma erano troppo solide. C’era una porta con una serratura tenuta chiusa da una catena, ogni anello spesso come il pollice di Tano. La provò, cercando un qualsiasi punto debole, una qualsiasi via di fuga dai confini della gogna che lo teneva in trappola.

      “Ehi! Via le mani da lì,” gridò una delle guardie tirando un bastone che andò colpire le nocche di Tano tirandogli fuori un sussulto di dolore mentre tentava di trattenere l’urgenza di gridare.

      “Fai il duro quanto vuoi,” disse la guardia guardandolo con evidente odio. “Quando avremo finito con te, griderai.”

      “Sono sempre un nobile,” disse Tano. “Ho il diritto di avere un processo davanti ai nobili dell’Impero e di scegliere il modo in cui voglio essere giustiziato, se proprio di questo si tratta.”

      Questa volta il bastone andò a sbattere contro le sbarre, a un soffio dal suo viso.

      “Gli assassini di un re si prendono qualsiasi cosa venga decisa per loro,” rispose seccamente la guardia. “Nessun rapido colpo d’accetta per te, traditore!”

      Tano percepì la sua rabbia. Vera rabbia, e quello che sembrava un personale senso del tradimento. Tano poteva capirlo. Poteva addirittura forse significare che quello era un brav’uomo.

      “Hai creduto che le cose potessero cambiare, vero?” ipotizzò Tano. Quello era un grosso rischio da correre, ma doveva farlo se aveva intenzione di trovare un modo per provare la sua innocenza.

      “Pensavo potessi dare una mano nel rendere le cose migliori,” ammise l’altro uomo. “Poi è saltato fuori che stavi lavorando con la ribellione per uccidere il re!”

      “Non l’ho ucciso io,” disse Tano. “Ma so chi l’ha fatto. Aiutami a venire fuori di qui e…”

      Il successivo colpo di bastone lo prese alle costole ferite e mentre la guardia si preparava a un altro colpo, Tano cercò di trovare un modo per proteggersi. Ma non aveva nessun posto dove andare.

      Lo stesso il colpo non andò a segno. Tano vide la guardia fermarsi di colpo, abbassare il bastone e poi lasciarsi andare a un profondo inchino. Tano cercò di girarsi per vedere cosa stesse accadendo, e questo fece ruotare la gogna.

      Quando ebbe fatto il suo giro, la regina Atena era già di fronte a lui, vestita con il nero del lutto che la faceva sembrare il suo boia. Le guardie erano raccolte attorno a lei, come se avessero paura che Tano avrebbe in qualche modo trovato il modo di ucciderla nello stesso modo in cui credevano avesse ucciso il re, nonostante le sbarre della gabbia.

      “Perché è appeso qui?” chiese la regina Atena. “Pensavo di aver detto di giustiziarlo e basta.”

      “Chiediamo il perdono di vostra maestà,” disse una delle guardie, “ma non era sveglio e ci vuole tempo a costruire un patibolo da esecuzione adatto a un traditore come questo.”

      “Cos’avete programmato?” chiese la regina.

      “Volevamo impiccarlo a metà, eviscerarlo e poi legarlo alla ruota per finirlo. Non potevamo semplicemente ucciderlo rapidamente, dopo tutto quello che ha fatto.”

      Tano vide la regina riflettere un momento, e poi annuire. “Forse avete ragione. Ha già confessato i suoi crimini?”

      “No, vostra maestà. Afferma ancora di non essere stato lui.”

      Tano vide la regina scuotere la testa. “Cose da pazzi. È stato trovato addosso al corpo di mio marito. Desidero parlare con lui, da sola.”

      “Vostra maestà, è veramente…”

      “Da sola, ho detto.” Lo sguardo della regina Atena fu sufficiente e anche Tano provò un momento di pietà per l’uomo. “È abbastanza sicuro dentro alla sua gabbia. Finite in fretta il vostro lavoro sul patibolo. Voglio che l’uomo che ha ucciso mio marito sia presto morto!”

      Tano guardò le guardie farsi indietro, allontanandosi da dove si trovavano lui e la regina. Sicuramente a distanza tale da non poter sentire. Tano non aveva dubbio che lo avessero fatto di proposito.

      “Non sono stato io a uccidere il re,” insistette Tano, anche se immaginava che non avrebbe fatto alcuna differenza per la sua situazione. Senza prove perché qualcuno avrebbe dovuto credergli, senza parlare della regina, cui non era mai piaciuto?

      Per un momento l’espressione della regina Atena rimase impassibile. Tano la vide guardarsi attorno, quasi furtiva, come se fosse preoccupata che qualcuno potesse sentirla. In quel momento Tano capì.

      “Lo sai già, vero?” disse Tano. “Sai che non sono stato io.”

      “Come potrei sapere una cosa del genere?” chiese la regina Atena, ma c’era nervosismo nella sua voce mentre lo diceva. “Sei stato beccato con il sangue del mio amato marito sulle mani, vicino al suo corpo.”

      “Amato,” ripeté Tano. “Hai sposato il re solo per un’alleanza politica.”

      Tano vide la regina portarsi le mani al cuore. “E non potevamo forse innamorarci l’uno dell’altra?”

      Tano scosse la testa. “Non hai mai amato mio padre. Amavi solo il potere che ti veniva dall’essere la moglie del re.”

      “Tuo padre?” disse la regina. “Pare che tu abbia scoperto molto più di quanto avresti dovuto, Tano. Claudio ha passato un sacco di problemi per nasconderlo. Probabilmente è proprio la cosa migliore che tu muoia per questo.”

      “Per qualcosa che ha fatto Lucio,” rispose di scatto Tano.

      “Sì, per qualcosa che ha fatto Lucio,” rispose la regina Atena, la rabbia dipinta in volto. “Pensi di potermi dire di mio figlio cose che potrebbero scioccarmi? Anche questo? È mio figlio!”

      Tano poteva sentire l’atteggiamento protettivo, duro come il ferro e indistruttibile. In quel momento si trovò a pensare al bambino che non avrebbe mai avuto con Stefania, e a quanto protettivo sarebbe stato lui stesso nei confronti di suo figlio o figlia. Voleva pensare che sarebbe arrivato a qualsiasi compromesso per suo figlio, ma guardando la regina Atena sapeva che non era vero. C’erano dei limiti oltre i quali neanche un genitore poteva andare.

      “E tutti gli altri?” ribatté Tano. “Cosa faranno quando lo verranno a sapere?”

      “E come verranno a saperlo?” chiese la regina Atena. “Glielo griderai adesso? Vai avanti. Fa che tutti sentano il traditore nella gabbia affermare che anche se è stato trovato davanti al padre assassinato, dice che è stato suo fratello a compiere il gesto. Pensi che qualcuno ti crederà?”

      Tano sapeva già la risposta. Il fatto stesso di dove si trovava gli diceva la verità. Agli occhi di chiunque avesse potere nell’Impero, lui era già un traditore, e si era intrufolato nel castello. No, se avesse tentato di dire la verità, non gli avrebbero mai creduto.

      Sapeva che a meno che non fosse fuggito, sarebbe morto lì. Sarebbe morto, e Lucio sarebbe diventato re. Quello che sarebbe successo dopo sarebbe stato qualcosa di appartenente ai peggiori incubi. Doveva trovare un modo per impedirlo.

      Di certo anche la regina Atena poteva vedere la brutta piega che le cose avrebbero preso. Doveva solo farla ragionare.

      “Cosa pensi accadrà quando Lucio sarà re?” le chiese. “Cosa pensi farà?”

      Vide Atena sorridere. “Penso farà quello che gli suggerisce sua madre. Lucio non ha mai avuto tempo per i… meri dettagli del suo ruolo. In effetti dovrei probabilmente ringraziarti, Tano. Claudio era troppo cocciuto. Non mi ha ascoltato quando avrebbe dovuto farlo. Lucio sarà più malleabile.”

      “Se lo credi,” disse Tano, “sei malata come lui. Hai visto cos’ha fatto Lucio a suo padre. Pensi che essere sua madre ti terrà al sicuro?”

      “Il potere è l’unica sicurezza che