Keri si voltò verso Ray.
“È strano che la lettera sia arrivata così tardi,” disse. “Doveva sapere che sarebbe stato quasi impossibile recuperare i soldi in tempo. Perché renderla così difficile?”
“Questo qui non mi sembra che abbia tutte le rotelle a posto,” fece notare Ray. “Forse non è aggiornato sui tempi necessari alle istituzioni finanziarie.”
“C’è un’altra opzione,” li interruppe Tim Rainey.
“Quale?” chiese Ray.
“Io lavoro per la Venergy, la nuova piattaforma di mobile gaming con sede a Playa Vista. Lavoro direttamente per Gary Rosterman, quello che gestisce l’azienda. È ricco da far schifo, e io gli piaccio. In più Jessica e sua figlia hanno frequentato la stessa scuola Montessori fino all’anno scorso. Sono amiche. So che lui i contanti ce li ha. Forse mi finanzierebbe lui.”
“Lo chiami,” disse Ray. “Ma se accetta, gli chieda di essere discreto.”
Rainey annuì con aggressività. Il viso scuro si sollevò leggermente. Sembrava rincuorato dall’avere una speranza rinnovata. O forse era solo perché aveva qualcosa su cui concentrare l’attenzione.
Mentre lui componeva il numero, Ray si voltò di nuovo verso Keri e con un cenno le fece capire che si sarebbero dovuti allontanare dai Rainey. Quando furono fuori portata d’orecchio, sussurrò, “Penso che dovremmo portare la lettera in dipartimento. Dobbiamo metterci al lavoro tutta l’unità, vedere cosa pensano del suo significato; magari far venire lo psicologo. Dovremmo controllare casi recenti e simili avvenuti nella zona.”
“D’accordo,” disse Keri. “Voglio anche filtrare la lettera nel database federale per vedere se corrisponde a qualcos’altro. Chi lo sa cosa troveremo? Ho una sensazione davvero brutta su questa cosa.”
“Più brutta del solito? Perché?”
Keri spiegò le sue preoccupazioni sul fatto che la lettera era stata battuta a macchina e non al computer. Ne discusse con Ray.
“Che questo sia un folle o una volpe, pare un professionista,” disse Ray.
Tim Rainey terminò la telefonata e si voltò verso di loro.
“Gary ha detto di sì,” disse. “Ha detto che può avere il contante nel giro di tre ore.”
“È fantastico,” disse Ray. “Manderemo qualcuno a prendere i soldi quando saranno pronti. Non vogliamo che un civile trasporti tutto quel denaro, se possiamo evitarlo.”
“Adesso torniamo al dipartimento,” disse loro Keri. Vedendo l’improvvisa ansia sui loro visi, aggiunse rapidamente, “Lasceremo due agenti in uniforme qui con voi, per precauzione. Loro ci possono contattare in ogni momento.”
“Ma perché ve ne andate?” chiese Carolyn Rainey.
“Vogliamo far passare la richiesta di riscatto nei nostri database e parlare con degli esperti. Mettiamo tutta l’unità persone scomparse sul vostro caso. Ma vi prometto che torneremo tra qualche ora. Vi metteremo al corrente di tutto il piano per il parco e vi spiegheremo esattamente cosa stiamo facendo. Non appena andati, chiamerò qualcuno per far allestire subito la sorveglianza al parco. Tutto sarà a posto molto prima dell’incontro. Abbiamo tutto sotto controllo.”
Carolyn Rainey si alzò e la abbracciò sorprendentemente forte. Fece lo stesso con Ray. Tim Rainey fece un cenno educato a entrambi. Keri vide che la breve tregua dall’angoscia era svanita e che era tornato in modalità crisi permanente.
Capiva la sua posizione meglio di molti altri, e sapeva che cercare di calmarlo a parole o dirgli di stare calmo erano una perdita di tempo. Sua figlia era scomparsa. Stava dando i numeri. Solo che lo faceva in modo più tranquillo della maggior parte della gente.
Uscendo, Ray borbottò sottovoce, “Faremmo meglio a trovarla presto. Altrimenti temo che suo padre avrà un infarto.”
Keri voleva ribattere, ma non poteva. Se avesse ricevuto lei una lettera come quella quando Evie era stata rapita, probabilmente avrebbe letteralmente perso la testa. Ma i Rainey avevano la cosa giusta per loro, anche se non lo sapevano. Avevano Keri.
“Allora troviamola presto,” disse.
CAPITOLO CINQUE
“Ve lo dico io, è solo una copertura,” urlò con sdegno il detective Frank Brody. “Tutte quelle ciance sulle macchine e il Signore sono solo per confonderci. Questo è un imbroglione, puro e semplice!”
La sala conferenze del dipartimento era una massa di voci rumorose e arrabbiate, e a Keri stavano cominciando a girare le palle. Era tentata di gridare a tutti di chiudere il becco, ma la dolorosa esperienza le aveva insegnato che alcune di quelle persone avevano bisogno di arrivare al limite prima di giungere a qualcosa di utile.
Brody, un veterano vecchia scuola dell’unità a meno di un mese dalla pensione, era convinto che la lettera fosse una finta. Come sempre aveva una salsa di qualche tipo sulla camicia, che era rimboccata nei pantaloni ma senza un bottone, e così parte del largo stomaco era esposta. E, come sempre, pensò Keri, era più interessato a fare casino che ad avere ragione.
“Questo non lo sai!” gli urlò in risposta l’agente Jamie Castillo. “Vuoi solo che sia vero perché rende il caso più facile da capire.”
Castillo non era ancora una detective, ma per via della sua competenza e del suo entusiasmo era diventata essenzialmente un membro junior dell’unità, quasi sempre assegnata ai loro casi. E, nonostante il suo stato di subalterna, non faceva certo la timida.
Proprio in quel momento i suoi scuri occhi fiammeggiavano e i capelli neri, raccolti in una coda di cavallo, saltavano su e giù insieme alle sue risposte animate. Le braccia muscolose e la corporatura atletica erano tese dalla rabbia.
“Nessuno di noi è esperto di queste cose,” insistette il detective Kevin Edgerton. “Dobbiamo chiamare lo psicologo della polizia.”
Keri non era sorpresa che Edgerton volesse perseguire quella strada. Alto e magrissimo con dei capelli castani perpetuamente spettinati, era un genio del computer che veniva a sapere i retroscena di tutto tramite uno smartphone collegato alla rete. Ma non aveva ancora trent’anni, non si fidava sempre del suo istinto quando si trattava di faccende con soluzioni meno lampanti. Era nella sua natura differire all’esperto, se disponibile.
Il problema era che Keri non credeva che lo psicologo della polizia nella lettera avrebbe visto qualcosa che loro non avevano visto. Qualsiasi conclusione a cui sarebbe probabilmente giunto sarebbe stata semplice speculazione. E se era così, Keri aveva più fiducia nelle sue speculazioni che in quelle della maggior parte del resto della gente.
Il tenente Hillman alzò le mani in un tentativo di ottenere calma e silenzio. Con sorpresa di Keri, tutti lo assecondarono.
“Ho inviato una copia della lettera al dottor Feeney, a casa sua. La sta esaminando adesso. Probabilmente ci farà sapere qualcosa presto. Nel frattempo, altri pensieri? Sands?”
Ray se ne era rimasto seduto in silenzio, grattandosi la cima della testa pelata, assorbendo tutto quanto. Dal suo angolo, Keri vedeva chiaramente il riflesso delle luci della stazione sull’occhio di vetro che aveva sostituito quello sinistro che aveva perso durante un incontro di boxe. Lui alzò lo sguardo, e lei capì quale fosse la sua opinione ancor prima che parlasse.
“Sono incline a dare ragione a Frank. Quella lettera è così esasperata che è difficile bersela. Tutto è esagerato. Cioè, eccetto la parte sui soldi e su dove portarli. Quella sezione è del tutto inequivocabile; piuttosto pratica, se lo chiedete a me. Eppure…”
“Cosa?” chiese Hillman.
“Be’, non sono sicuro che faccia differenza. Ne sappiamo così poco, e non abbiamo molto tempo. A prescindere che sia uno psicopatico o un artista della truffa, tra poche ore con lui abbiamo comunque una consegna.”
“Non