E, indipendentemente dal fatto che la morte di Lois fosse dovuta a un suicidio o ad un omicidio, era certo che un mostro aveva invaso la casa apparentemente felice dei Pennington.
Riley parcheggiò sulla strada di fronte all’abitazione. Era una grande casa, che si sviluppava su tre piani e occupava un lotto piuttosto ampio. Riley ricordò ciò che Ryan aveva detto riguardo alla famiglia.
“Non esattamente ricchi, ma certo benestanti.”
La casa confermava le sue parole. Si trattava di una bella casa, di livello, in un bel quartiere. L’unico elemento insolito era il nastro della polizia sulle porte del garage, una costruzione separata, dove la famiglia aveva trovato il corpo della figlia, impiccato a una corda.
Riley ed April, uscite dall’auto, si diressero verso la casa, sferzate dal vento freddo. Diverse auto erano parcheggiate nel vialetto d’accesso.
Suonarono il campanello, e Tiffany le accolse. April si lanciò tra le braccia di Tiffany, ed entrambe le ragazze cominciarono a singhiozzare.
“Oh, Tiffany, mi dispiace tanto” April disse.
“Grazie, grazie di essere venuta” Tiffany rispose.
Il loro condividere quel dolore fece venire a Riley un nodo alla gola. Le due ragazze sembravano così giovani in quel momento, poco più che due bambine. Sembrava orribilmente ingiusto che dovessero vivere un’esperienza così terribile.
D’altro canto, Riley si sentiva orgogliosa della profonda gentilezza di April. La figlia stava crescendo, diventando premurosa e compassionevole.
Forse sto facendo qualcosa di giusto come mamma, pensò Riley.
Tiffany era un po’ più bassa di April, più impacciata e meno donna. Aveva i capelli di color biondo rosso, e la sua pelle era pallida e lentigginosa, il che rendeva più evidente l’arrossamento intorno agli occhi provocato dai lunghi pianti.
Tiffany accompagnò Riley ed April in soggiorno. I genitori di Tiffany erano seduti su un divano, a poca distanza l’uno dall’altra. Il loro linguaggio del corpo rivelava qualcosa? Riley non ne era certa. Sapeva che le coppie affrontavano il dolore in molti modi differenti.
Molte altre persone gironzolavano intorno, parlando tra loro, sussurrando a bassa voce. Riley immaginò che si trattasse di amici e familiari, giunti a dare una mano in qualunque modo possibile.
Sentì delle voci basse più lontane e il tintinnio degli utensili nella cucina, dove sembrava che qualcuno stesse preparando da mangiare. Di là da un arco che conduceva all’interno della sala da pranzo, vide due coppie sistemare foto e cimeli sul tavolo. C’erano anche altre foto di Lois e della sua famiglia, disposte nel soggiorno, a rappresentare numerosi episodi di vita familiare.
Riley rabbrividì al pensiero che la ragazza nelle foto fosse stata viva soltanto due giorni prima. Che cosa avrebbe provato se avesse perso April così improvvisamente? La sola idea la terrorizzava e già troppe volte ci era andata vicino.
Chi sarebbe andata a casa sua ad offrirle aiuto e conforto?
Avrebbe mai voluto l’aiuto e il conforto di qualcuno?
Scacciò via quei pensieri, mentre Tiffany la presentava ai suoi genitori, Lester e Eunice.
“Per favore, non alzatevi” Riley disse, mentre la coppia iniziava ad alzarsi per accoglierla.
Riley ed April si accomodarono accanto alla coppia. Eunice aveva la stessa carnagione lentigginosa della figlia e capelli dalla tinta sgargiante. La pelle di Lester era più scura, e il suo viso era lungo e sottile.
“Mi dispiace tanto per la vostra perdita” Riley esordì.
La coppia la ringraziò. Lester si sforzò di sorridere lievemente.
“Non ci siamo mai incontrati, ma conosco un poco Ryan” disse. “Come sta in questi giorni?”
Tiffany si alzò dalla sedia, dando un colpetto al padre sul braccio. Mimò silenziosamente con la bocca: “Sono divorziati, papà.”
Il viso di Lester arrossì leggermente.
“Oh, mi dispiace tanto” aggiunse.
Riley si sentì arrossire.
“La prego, non ce n’è bisogno” rispose. “Come si usa dire in questi giorni, ‘è complicato’.”
Lester annuì, continuando a sorridere debolmente.
Per alcuni istanti rimasero tutti in silenzio, mentre il fievole brusio delle altre persone indaffarate continuava intorno a loro.
Poi Tiffany disse: “Mamma, papà, la madre di April è un’agente dell’FBI.”
Lester e Eunice spalancarono la bocca, non sapendo che cosa dire. Imbarazzata, anche Riley rimase interdetta. Sapeva che April aveva chiamato Tiffany il giorno precedente, preannunciandole la visita ma sembrava che la ragazza non avesse riferito ai genitori del lavoro che lei svolgeva, almeno fino a quel momento
Tiffany guardò i genitori, poi disse: “Pensavo che forse lei potrebbe aiutarci a scoprire … quello che è successo veramente.”
Lester sussultò, e Eunice sospirò con amarezza.
“Tiffany, ne abbiamo parlato” Eunice disse. “Sappiamo quello che è successo. La polizia ne è sicura. Non c’è alcun motivo di pensarla diversamente.”
Lester era palesemente a disagio.
“Non posso accettarlo” disse. “Proprio … non ci riesco.”
Si voltò ed entrò nella sala da pranzo. Riley vide che le due coppie si precipitarono a confortarlo.
“Tiffany, dovresti vergognarti” Eunice disse.
Gli occhi della ragazza erano pieni di lacrime.
“Ma voglio soltanto conoscere la verità, mamma. Lois non si è suicidata. Non può averlo fatto. Lo so.”
Eunice rivolse uno sguardo a Riley.
“Mi spiace che sia stata messa in mezzo” si scusò. “Tiffany sta avendo difficoltà ad accettare la verità.”
“Siete tu e papà che non riuscite ad accettare la verità” Tiffany ribatté.
“Silenzio” fu la secca risposta della madre.
Eunice diede un fazzoletto alla figlia.
“Tiffany, ci sono cose che non sapevi di Lois” iniziò, lentamente e cautamente. “Era più infelice di quanto forse ti ha confessato. Amava il college, ma non era facile per lei. La necessità di ottenere voti alti la stava sottoponendo ad un’enorme pressione, e trovava difficile anche stare lontano da casa. Aveva cominciato ad assumere degli antidepressivi e si stava facendo seguire a Byars. Io e suo padre pensavamo che stesse migliorando, ma ci sbagliavamo.”
Tiffany stava provando a impedirsi di piangere, ma sembrava ancora molto arrabbiata.
“Quella scuola è un posto orribile” disse. “Non ci andrei mai.”
“Non è orribile” Eunice la corresse. “E’ un’ottima scuola. E’ impegnativa, ecco tutto.”
“Scommetto che quelle altre ragazze non pensavano che fosse una buona scuola” Tiffany replicò.
April stava ascoltando l’amica con grande preoccupazione.
“Quali altre ragazze?” le chiese.
“Deanna e Cory” Tiffany rispose. “Anche loro sono morte.”
Eunice scosse tristemente la testa, e disse a Riley: “Altre due ragazze si sono suicidate a Byars nello scorso semestre. E’ stato un anno terribile lì.”
Tiffany stette