Petrie disse a Ruhl: “Va’ a parlare con il maggiordomo. Scopri quello che sa.”
Mentre Petrie esaminava il corpo, Ruhl raggiunse il maggiordomo, che era ancora appoggiato alla parete.
Ruhl domandò: “Signore, potrebbe dirmi che cos’è successo qui?”
Il maggiordomo aprì la bocca, ma non emise alcun suono.
“Signore” Ruhl ripeté.
Il maggiordomo strabuzzò gli occhi, come se fosse colto da profonda confusione. Disse: “Non lo so. Siete arrivati e …”
Ricadde di nuovo nel silenzio.
Ruhl si chiese …
Sa davvero qualcosa?
Forse il maggiordomo stava fingendo shock e perplessità.
Forse era il killer.
Quell’idea ricordò a Ruhl del vecchio cliché …
“E’ stato il maggiordomo.”
L’idea avrebbe potuto essere persino buffa in altre circostanze.
Ma certamente non in quel momento.
Ruhl rifletté in fretta, provando a decidere quale domanda porre all’uomo.
Poi riprese: “C’è qualcun altro in casa?”
Il maggiordomo rispose con voce tediosa: “Soltanto il personale che abita nella casa. Sei persone oltre a me, tre uomini e tre donne. Certamente non pensate …?”
Ruhl non sapeva affatto che cosa pensare, almeno non ancora.
Domandò ancora al maggiordomo: “E’ possibile che qualcun altro sia presente da qualche parte all’interno della casa? Un intruso, forse?”
Il maggiordomo scosse il capo.
“Non vedo come” replicò. “Il nostro sistema di sicurezza è il migliore in circolazione.”
Questo non è un no, pensò Ruhl. Improvvisamente, si sentì allarmato.
Se fosse stato un intruso a uccidere, avrebbe potuto trovarsi ancora all’interno della casa?
O magari proprio in quel momento stava fuggendo?
Ruhl sentì Petrie parlare nel microfono: stava dando istruzioni su come trovare la camera da letto nell’enorme villa.
Pochi secondi più tardi, la stanza brulicava di poliziotti. Tra di essi, il Capo Elmo Stiles, un uomo corpulento ed imponente.
Ruhl rimase sorpreso quando vide anche il procuratore distrettuale della contea, Seth Musil, che - normalmente tranquillo e lucido - sembrava disorientato ed aveva un aspetto disordinato, come se fosse appena stato spinto fuori dal letto. Ruhl suppose che il capo lo avesse contattato, non appena ricevuta la notizia, fosse andato a prenderlo e lo avesse condotto lì.
Il procuratore distrettuale ebbe un moto di orrore dinnanzi alla scena del delitto, e si precipitò verso la donna.
“Morgan!” la chiamò.
“Ciao, Seth” la donna rispose, come se fosse piacevolmente sorpreso del suo arrivo. Ruhl non era particolarmente sorpreso che Morgan Farrell e un politico famoso come il procuratore distrettuale si conoscessero. La donna non sembrava ancora consapevole di quanto stesse accadendo intorno a sé.
Sorridendo, la donna si rivolse a Musil: “Beh, suppongo che sia ovvio quello che è successo. E sono sicuro che tu non sia sorpreso …”
Musil interruppe bruscamente.
“No, Morgan. Non dire nulla. Non ancora. Non finché non ti avremo procurato un avvocato.”
Il Sergente Petrie stava già organizzando le persone nella stanza.
Poi si rivolse al maggiordomo: “Spieghi loro la disposizione della casa, ogni angolo ed anfratto.”
Poi si rivolse ai poliziotti: “Voglio che setacciate tutto in cerca di intrusi o segni di effrazione. E controllate il personale residente nella villa, assicuratevi che tutti forniscano una descrizione accurata di come hanno trascorse le ultime ore.”
I poliziotti si radunarono intorno al maggiordomo, che si era rimesso in piedi. L’uomo diede loro istruzioni, e i poliziotti lasciarono la stanza. Senza sapere che altro fare, Ruhl si posizionò accanto al Sergente Petrie, osservando la scena inquietante.
Il procuratore distrettuale si era fermato accanto alla donna, ricoperta di sangue e sorridente.
Ruhl ancora non si capacitava di ciò che stava vedendo. Pensò che questo era il suo primo omicidio. Si chiese …
Avrò mai a che fare con un caso più strano di questo?
Sperava anche che i poliziotti che stavano perquisendo l’abitazione non tornassero a mani vuote. Forse, sarebbero tornati con il vero colpevole. Ruhl odiava l’idea che questa donna delicata e graziosa fosse davvero in grado di commettere un omicidio.
Trascorsero lunghi minuti prima che i poliziotti ed il maggiordomo tornassero.
Dissero di non aver trovato alcun intruso e neppure segni che qualcuno si fosse introdotto all’interno della casa. Aveva trovato il personale residente nell’abitazione addormentato, ognuno nel proprio letto, e non avevano alcun motivo di pensare che qualcuno di essi fosse responsabile del crimine.
Il coroner e la sua squadra arrivarono e cominciarono ad occuparsi del corpo. L’enorme stanza era davvero piuttosto affollata adesso. Finalmente, la donna insanguinata della casa sembrò essere consapevole della confusione dell’attività.
Si alzò dalla sedia e disse al maggiordomo: “Maurice, dove sono le tue buone maniere? Chiedi a queste brave persone se desiderano qualcosa da mangiare o bere.”
Petrie le si avvicinò, estraendo le manette.
Le disse: “E’ molto gentile da parte sua, signora, ma non sarà necessario.”
Poi, in un tono estremamente gentile e cortese, cominciò a leggere a Morgan Farrell i suoi diritti.
CAPITOLO QUATTRO
Riley non riuscì a fare a meno di preoccuparsi, mentre l’udienza cominciava.
Finora, tutto era parso procedere tranquillamente. La stessa Riley aveva spiegato il tipo di casa che stava provando a creare per Jilly; Bonnie ed Arnold Flaxman avevano testimoniato in merito al disperato bisogno di Jilly di avere una famiglia stabile.
Nonostante tutto, Riley si sentiva a disagio di fronte al padre della ragazza, Albert Scarlatti.
Non aveva mai visto l’uomo prima di oggi. A giudicare da quello che Jilly le aveva detto di lui, l’aveva immaginato come un grottesco orco.
Ma il suo vero aspetto la sorprese.
I capelli, che una volta erano stati neri, erano pesantemente ingrigiti e i lineamenti, come si era aspettata, erano segnati da anni di alcolismo. Nonostante tutto, sembrava perfettamente sobrio al momento. Era ben vestito ma non indossava abiti costosi, ed era gentile e affascinante con tutte le persone a cui si rivolgeva.
Riley si fece delle domande anche sulla donna seduta accanto all’uomo, mano nella mano. Anche lei sembrava aver avuto una vita difficile. Altrimenti, la sua espressione era difficile da interpretare per Riley.
Lei chi è? si chiese.
Tutto quello che Riley sapeva della moglie di Scarlatti e della madre di Jilly era che era scomparsa molti anni fa. Scarlatti aveva spesso detto alla figlia che, forse, la donna era morta.
Quella donna non poteva essere lei dopo tutti questi anni. Jilly non aveva mostrato affatto di conoscerla. Perciò, chi era?
Ora era il turno di Jilly di testimoniare.
Riley strinse la mano