Una testimone? Risolveremo il caso davvero così in fretta?
Anni di esperienza le suggerivano che era alquanto improbabile.
Ciò nonostante, non riusciva a fare a meno di sperare che stavolta fosse diverso. Sarebbe stato meraviglioso chiudere il caso prima che ci fossero altre vittime.
Quando il gruppo arrivò in una piccola sala riunioni, una donna tarchiata sui cinquant’anni stava camminando avanti e indietro al suo interno. Aveva il volto coperto da un trucco pesante, ed i capelli erano di un’innaturale sfumatura di biondo.
Lei si precipitò verso di loro. “Oh, che tragedia” esclamò. “Ho visto la sua foto sul giornale poco fa, e l’ho riconosciuta immediatamente. Che morte orribile. Ma ho avuto una sensazione su di lei, una brutta sensazione. Una premonizione, potreste persino definirla.”
Le speranze di Riley crollarono.
Generalmente, non era un buon segno quando i testimoni cominciavano a menzionare delle “premonizioni”.
Bill guidò la donna ad una sedia.
“Si sieda, signora” le disse. “Faccia con calma, e cominci dall’inizio. Come si chiama?”
La donna sedette, ma si agitò nella sedia.
Bill occupò una sedia vicina, avvicinandola leggermente per parlare con la donna. Anche Riley, Jenn e gli altri presero delle sedie intorno al tavolo della sala riunioni.
“Il suo nome?” Bill chiese di nuovo.
“Sarah Dillon” rispose, rivolgendogli un grande sorriso. “Vivo proprio qui a Barnwell.”
Bill chiese: “E come conosceva la vittima?”
La donna lo guardò, come se fosse sorpresa per la domanda.
“Beh, non la conoscevo davvero. Ci siamo scambiate occasionalmente delle parole.”
Bill domandò: “L’ha vista stamattina, prima che fosse uccisa?”
Sarah Dillon sembrava più sorpresa di prima.
“No. Sono trascorse due settimane o più dall’ultima volta che l’ho vista. Perché è importante?”
Riley scambiò degli sguardi con Bill e Jenn. Sapeva che stavano pensando la stessa cosa.
Un paio di settimane o più?
Naturalmente era un dettaglio di enorme importanza.
Quando Powell aveva detto che era venuta fuori una testimone, Riley aveva immaginato qualcuno che conosceva personalmente la vittima, o che aveva visto qualcosa di davvero concreto per il caso: magari, il momento del rapimento. Eppure, sapeva che avevano bisogno di seguire ogni pista possibile. Finora, non avevano altri dati grazie ai quali poter andare avanti.
Riley disse: “Ci parli delle sue interazioni con la vittima.”
Sarah Dillon si grattò il mento.
“Beh, l’ho vista in città. Occasionalmente, voglio dire. Nei negozi, in strada. Anche nelle stazioni ferroviarie, sia qui sia a Chicago. Io prendo il treno per Chicago ogni settimana circa, per andare a trovare mia sorella e la sua famiglia. L’ho vista salire e scendere dal treno, qui o a Chicago. A volte, siamo anche state nella stessa carrozza insieme.”
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