Rags Tucker era lì per intrattenere ed essere intrattenuto.
Riley stabilì che questa fosse una situazione delicata.
Aveva bisogno di portargli via il timer di sabbia. Voleva farlo in fretta, e senza sollevare lamentele a riguardo.
Ma lui gliel’avrebbe concesso?
Sebbene lei conoscesse benissimo le leggi relative a ricerca e sequestro, non era affatto sicura di come si applicassero ad un vagabondo che viveva in un wigwam su una proprietà privata.
Se ne sarebbe dovuta occupare senza ottenere un mandato. Ma doveva procedere attentamente.
Disse a Tucker: “Pensiamo che possa averlo lasciato qui chi ha commesso i due omicidi.”
Tucker sgranò gli occhi.
Poi Riley disse: “Abbiamo bisogno di prendere con noi il timer. Potrebbe essere una prova importante.”
Tucker scosse lentamente la testa.
Poi replicò: “Sta dimenticando la legge della spiaggia.”
“Cioè?” Riley chiese.
“Chi trova tiene. Inoltre, se questo è davvero un dono dagli dei, farei meglio a non condividerlo. Non intendo violare la volontà dell’universo.”
Riley studiò la sua espressione. Poteva dire che non era pazzo o delirante, sebbene potesse talvolta agire da tale. Ma semplicemente faceva parte dello spettacolo.
No, questo particolare vagabondo sapeva esattamente che cosa stava facendo e dicendo.
È al lavoro, Riley pensò.
Riley aprì il portafoglio, estrasse una banconota da venti dollari e gliela offrì.
Gli disse: “Forse questa aiuterà a sistemare le cose con l’universo.”
Tucker allargò leggermente il sorriso.
“Non lo so” disse. “L’universo sta diventando piuttosto caro in questi giorni.”
Fu come se Riley stesse arrivando al cuore del gioco dell’uomo, e sapeva anche come proseguire la partita.
Gli disse: “Continua ad espandersi, vero?”
“Sì, fin dal Big Bang” Tucker disse. Poi, si massaggiò le dita ed aggiunse: “E so che sta per attraversare una nuova fase dell’inflazione.”
Riley non poté fare a meno d’ammirare l’astuzia dell’uomo, e la sua creatività. Immaginò che avrebbe fatto meglio a fare un patto con lui, prima che la conversazione andasse troppo in profondità, perché lei ne uscisse.
Tirò fuori un’altra banconota da venti dollari dal proprio portafoglio.
Tucker le tirò via entrambe le banconote dalla mano.
“È suo” le disse. “Ne abbia cura. Sento che si tratta di un oggetto davvero potente.”
Riley si ritrovò a pensare che l’uomo avesse ragione, probabilmente più di quanto in realtà lui stesso potesse sapere.
Con un grosso sorriso, Rags Tucker aggiunse: “Penso che possa farcela.”
Bill indossò di nuovo i guanti e si avvicinò al timer, per prenderlo.
Riley gli disse: “Fa attenzione, tienilo quanto più fisso possibile. Non vogliamo interferire con la velocità dello scorrere del tempo.”
Appena Bill sollevò il timer, Riley si rivolse a Tucker: “Grazie per il suo aiuto. Potremmo tornare a farle altre domande. Spero sarà disponibile.”
Tucker alzò le spalle e rispose: “Ci sarò.”
Quando si voltarono per andarsene, il Capo Belt disse a Riley: “Quanto tempo crede che resti ancora prima che tutta la sabbia finisca in fondo?”
Riley ricordò che il coroner aveva detto che entrambi gli omicidi erano avvenuti intorno alle sei del mattino. Riley dette un’occhiata al proprio orologio. Ora erano quasi le undici. Fece un rapido calcolo mentale.
Poi, si rivolse a Belt: “La sabbia terminerà in circa diciannove ore.”
“E poi che cosa succederà?” Belt domandò.
“Qualcuno morirà” fu la risposta di Riley.
CAPITOLO NOVE
Riley non riusciva a togliersi dalla mente le parole di Rags Tucker.
“E, in questo, c’è un senso di inevitabilità.”
Con i colleghi stava tornando alla spiaggia, diretta alla scena del crimine. Bill sorreggeva il timer di sabbia, mentre Jenn e il Capo Belt lo fiancheggiavano per aiutarlo a tenere fisso l’oggetto, nel tentativo di evitare di modificare il flusso della sabbia nel timer. E, naturalmente, lo scorrere della sabbia era ciò a cui Rags si era riferito.
Inevitabilità.
Aveva compreso l’effetto preciso che il killer aveva in mente, per quanto l’idea le ripugnasse.
Voleva che provassero la sensazione di un cappio che si stringeva, dell’avvicinarsi inevitabile del suo prossimo omicidio.
Era il suo modo d’intimidirli.
Riley sapeva che non dovevano lasciarsi influenzare ma temeva che non sarebbe stato facile.
Mentre procedeva lungo la spiaggia, prese il proprio cellulare e chiamò Brent Meredith.
Quando l’uomo rispose, esordì brutalmente: “Signore, abbiamo una situazione seria tra le mani.”
“Di che cosa si tratta?” Meredith chiese.
“Il nostro killer colpirà ogni ventiquattro ore.”
“Gesù” il capo esclamò. “Come lo sa?”
Riley stava per spiegargli tutto, ma pensò che avrebbe fatto meglio ad evitarlo. Sarebbe stato meglio se l’uomo avesse visto entrambi i timer.
“Stiamo tornando al SUV” Riley disse. “Non appena arriveremo, la chiamerò per una videoconferenza.”
Riley mise fine alla chiamata proprio quando raggiunsero di nuovo la scena del crimine. I poliziotti di Belt stavano ancora setacciando in mezzo all’erba palustre, alla ricerca di indizi. Le bocche dei poliziotti si spalancarono, quando videro Bill trasportare l’enorme timer.
“Che cosa diavolo è quello?” uno dei poliziotti chiese.
“Una prova” Belt replicò laconico.
Riley pensò che l’ultima cosa di cui ora avevano bisogno era che i giornalisti vedessero il timer. Se fosse successo, le voci avrebbero davvero cominciato a spargersi, peggiorando ancora di più la situazione. E senz’altro c’erano ancora giornalisti appostati nel parcheggio. Sapevano già che due persone erano state sepolte vive. Non avrebbero mollato l’osso facilmente.
Rivolgendosi al Capo Belt, chiese: “Potrei prendere in prestito la sua giacca?”
Belt si tolse la giacca e gliela diede. Riley la poggiò con attenzione sul timer di sabbia, coprendolo completamente.
“Andiamo” Riley si rivolse a Bill e Jenn. “Proviamo a portarlo al nostro veicolo, senza attirare troppa attenzione.”
Quando superarono la barriera del nastro della polizia, Riley vide che i giornalisti erano arrivati. Si radunarono intorno a Bill, chiedendogli che cosa trasportasse.
Riley temette il peggio, quando vide che premevano contro Bill,