“Michael Missinger, trentasette anni. Rampollo della fortuna petrolifera dei Missinger. Ha venduto le sue quote sette anni fa e ha aperto un fondo speculativo che investe esclusivamente in tecnologie ecologiche. Lavora in centro nell’attico di uno di quegli edifici di cui vedi la sommità solo se allunghi il collo.”
“Precedenti?” chiese Trembley.
“Stai scherzando?” lo canzonò Hernandez. “Sulla carta, quest’uomo è dritto come la traiettoria di una freccia. Nessuno scandalo personale. Nessun problema finanziario. Neanche un infrazione del codice della strada. Se ha dei segreti, sono ben nascosti.”
Erano arrivati alla casa della piscina. Un agente in divisa spostò il nastro della polizia in modo che potessero entrare. Jessie seguì Hernandez, che continuava a fare strada. Trembley stava in coda.
Quando entrarono, Jessie cercò di schiarirsi le idee liberandosi la mente da ogni pensiero estraneo. Questo era il suo primo potenziale omicidio importante e non voleva che nessuna distrazione la distogliesse dal lavoro che aveva per le mani. Voleva concentrarsi esclusivamente su ciò che le stava attorno.
La casa della piscina era un posto di totale sottile lusso in vecchio stile. Le fece venire in mente le cabine usate da attori e attrici degli anni Venti quando andavano in spiaggia. Il lungo divano in fondo alla sala principale aveva una cornice in legno, ma ricchi cuscini che sembravano estremamente comodi.
Il tavolino sembrava essere stato realizzato a mano, ricavato da legno riciclato, in parte probabilmente proveniente da scafi di vecchie barche. I dipinti che erano appesi alle pareti parevano essere di origine polinesiana. Nell’angolo opposto della stanza c’era un tavolo da biliardo a birilli bumper. La TV a schermo piatto era nascosta dietro a una spessa tenda beige apparentemente in seta e Jessie sospettò poter essere costata più della sua Mini Cooper parcheggiata davanti. Non c’era alcun segno che qui fosse successo qualcosa di improprio.
“Dov’è la nicchia nascosta?” chiese.
Hernandez la condusse oltre il bancone bar che scorreva lungo la parete vicina. Jessie vide dell’altro nastro di delimitazione davanti a quello che sembrava essere uno sgabuzzino. Hernandez lo scostò e aprì la porta usando i guanti. Poi varcò la soglia e parve scomparire all’interno.
Jessie lo seguì e scoprì che lo sgabuzzino era effettivamente dotato di scaffali con asciugamani e alcuni prodotti per la pulizia. Ma avvicinandosi, vide una stretta apertura sulla destra, tra la porta e le mensole. Pareva esserci una porta di legno scorrevole che rientrava nella parete.
Jessie si infilò un paio di guanti e tirò la porta chiudendola. A un occhio inesperto, sarebbe sembrato un pannello come un altro. Lo riaprì ed entrò nello stanzino dove Hernandez la stava aspettando.
Non c’era molto: solo una poltroncina e un piccolo tavolino di legno accanto. Sul pavimento si trovava una lampada che era stata apparentemente rovesciata. Alcuni frammenti si erano rotti e stavano sparpagliati sulla lussuosa moquette bianca.
Accasciata sulla poltroncina, in una posa rilassata che poteva lasciar facilmente intendere che stesse dormendo, si trovava Victoria Missinger. Sul cuscino accanto a lei c’era un ago.
Anche nella morta, Victoria Missinger era una donna bellissima. Era difficile giudicare la sua altezza, ma era slanciata, con l’aspetto di una donna che seguiva un regolare programma di allenamento. Jessie si prese l’appunto mentale di fare una successiva indagine sul quel fronte.
Aveva la pelle cremosa e vibrante, anche se il rigor mortis stava pian piano prendendo piede. Jessie poteva solo provare a immagine come potesse apparire da viva. Aveva lunghi capelli biondi che coprivano parte del volto, ma non abbastanza da nascondere la perfetta struttura ossea.
“Era carina,” disse Trembley.
“Pensa che ci sia stato uno scontro?” chiese Jessie a Hernandez, indicando con un cenno della testa la lampada rotta sulla moquette.
“Difficile dirlo per certo. Avrebbe potuto sbatterci contro nel tentativo di alzarsi in piedi. Oppure può significare che c’è stato un qualche tipo di zuffa.”
“Ho come l’impressione che lei abbia un’opinione, ma si stia trattenendo,” insistette Jessie.
“Beh, come ho detto odio trarre conclusioni troppo presto. Ma ho trovato un dettaglio un po’ strano,” disse indicando la moquette.
“Cosa?” chiese Jessie, incapace di cogliere niente di evidente, a parte lo spessore del tappeto.
“Vedete come sono profondi i segni dei nostri passi sulla moquette?”
Jessie e il detective Trembley annuirono.
“Quando siamo entrati dopo che il cane l’ha trovata, non c’erano impronte.”
“Neanche le sue?” chiese Jessie, iniziando a capire.
“No,” rispose Hernandez.
“Cosa significa?” chiese Trembley, non comprendendo ancora.
Hernandez glielo spiegò.
“Significa che o la lussuosa moquette qui ha delle incredibili capacità di riprendere la forma originaria, o qualcuno ha passato l’aspirapolvere dopo il fatto per nascondere l’esistenza di altre impronte oltre a quelle di Victoria.”
“Interessante,” disse Jessie, impressionata dall’attenzione del detective Hernandez per i dettagli. Si vantava di essere capace di leggere la gente, ma non avrebbe mai colto un indizio come quello. Le fece ricordare che quello era l’uomo che era stato la chiave di volta nella cattura di Bolton Crutchfield e che non avrebbe dovuto sottovalutare le sue abilità. Poteva imparare un sacco da lui.
“Avete trovato un aspirapolvere?” chiese Trembley.
“Non qui,” disse Hernandez, “ma ci sono agenti che stanno controllando nella villa.”
“Difficile immaginare che entrambi i Missinger facessero un sacco di faccende domestiche,” dedusse Jessie. “Mi chiedo se sapessero addirittura dove fosse l’aspirapolvere. Immagino che abbiano una governante?”
“Certamente,” disse Hernandez. “Si chiama Marisol Mendez. Sfortunatamente è fuori città per tutta la settimana, in vacanza a Palm Springs a quanto pare.”
“Quindi la domestica è via,” disse Trembley. “Nessun altro che lavori qui? Devono avere un sacco di dipendenti.”
“Non tanti quanti potresti pensare,” disse Hernandez. “L’architettura del giardino è piuttosto resistente alla siccità, quindi hanno solo un giardiniere che viene un paio di volte al mese per la manutenzione. Hanno una società che si occupa della gestione della piscina e Missinger che mandano qualcuno una volta a settimana, di giovedì.”
“E allora chi ci resta?” chiese Trembley, timoroso di dare voce all’evidente risposta, per paura di apparire troppo ovvio.
“Ci resta la stessa persona da cui siamo partiti,” disse Hernandez, senza alcuna remora. “Il marito.”
“Ha un alibi?” chiese Jessie.
“È proprio quello che andremo a scoprire ora,” rispose Hernandez tirando fuori la radio e avviando una conversazione. “Nettles, fai portare Missinger alla stazione per l’interrogatorio. Non voglio che nessun altro gli chieda nulla fino a che non lo avremo portato nella sala degli interrogatori.”
“Scusi, detective,” rispose una voce gracchiante e apprensiva alla radio. “Ma qualcuno l’ha già fatto. È già per strada.”
“Dannazione,” imprecò Hernandez spegnendo la radio. “Dobbiamo andare subito.”
“Qual è il problema?” chiese Jessie.
“Volevo essere lì ad aspettare quando Missinger fosse arrivato alla stazione: il poliziotto buono, la sua cima di salvataggio, il suo ascoltatore. Ma se arriva lì per primo e vede tutte quelle uniformi blu, le pistole e le luci fluorescenti, prenderà paura e