Appena sorvolò sopra la città, volteggiando intorno ancora e ancora, la cosa che la sorprese di più, comunque, fu che Venezia non era solo una città, solo un'isola—era anche sparsa in molte isole, dozzine di isole che si estendevano in ogni direzione, ognuna con i propri edifici, la propria piccola città. L'isola su cui si estendeva Venezia chiaramente ospitava la maggioranza degli edifici, ed era la più popolata. Ma le altre dozzine di isole sembravano tutte interconnesse, una parte vitale della città.
L'altra cosa che la sorprese fu il colore dell'acqua: era brillante acqua blu. Era così luminosa, così surreale, il tipo di acqua che si sarebbe aspettata di trovare in un luogo come i Caraibi.
Appena volteggiò intorno alle isole, ancora e ancora, provando ad orientarsi, per rendersi conto di dove atterrare, si pentì di non averla mai visitata nel secolo XXI. Bene, almeno ora aveva una possibilità di farlo.
Caitlin fu anche un po' sopraffatta. Sembrava un posto grande ed esteso. Non aveva idea di dove fermarsi, persino di dove cominciare a cercare le persone che una volta aveva conosciuto—sempre che fossero davvero lì. Aveva scioccamente immaginato che Venezia fosse più piccola, più pittoresca. Persino da quell'altezza, poteva già affermare che avrebbe potuto camminare nella città per giorni, e non andare da un capo all'altro.
La ragazza realizzò che non ci sarebbe stato un posto su cui atterrare in modo poco appariscente sull'attuale isola di Venezia. Era troppo affollata, e non c'era alcun modo in cui avvicinarvisi senza essere notata. Non voleva richiamare quel tipo di attenzione su se stessa. Non aveva idea di dove fossero gli altri covi, e quanto fossero territoriali; non sapeva nemmeno idea se fossero gentili o malvagi; e neanche se gli umani lì, come quelli ad Assisi, dessero la caccia ai vampiri, e se lo avrebbero fatto anche con lei. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era una folla contro.
Caitlin decise di atterrare sulla terraferma, distante dall'isola. Notò delle enormi barche, piene di persone, che sembravano partire dalla terraferma, e lei pensò che quello sarebbe stato il punto migliore dove fermarsi. Almeno, le barche l'avrebbero condotta proprio nel cuore della città.
Caitlin atterrò in modo poco appariscente dietro un boschetto di alberi, sulla terraferma, non troppo distante dalle barche. Rose si sedette, e corse immediatamente verso il cespuglio più vicino e si liberò. Quando ebbe finito, Rose guardò verso Caitlin e guaì. Caitlin poteva vedere dai suoi occhi che era affamata. Anche lei lo era.
Il volo l'aveva stancata, e Caitlin si rese conto che non si era ancora totalmente ripresa. Si rese anche conto che aveva appetito. Voleva nutrirsi. E non di cibo umano.
Si guardò intorno e non vide in giro alcun cervo. Non c'era tempo di andare in giro a cercare. Un forte fischio provenne dalla barca, e lei sentì che stava per partire. Lei e Rose avrebbero dovuto aspettare, e scoprirlo dopo.
Con una fitta, Caitlin ebbe nostalgia, le mancava la sicurezza e la comodità di Pollepel, le mancava stare al fianco di Caleb, che le insegnasse a cacciare, che la guidasse. Al suo fianco, sentiva sempre che tutto sarebbe andato bene. Ora, che era da sola, non ne era così sicura.
Caitlin camminò, con Rose al suo fianco, raggiungendo la barca più vicina. Era una grande barca a vela con una lunga cima collegata fino alla costa, e appena guardò su, vide che era completamente colma di persone. I passeggeri finali stavano percorrendo la rampa, e Caitlin si affrettò con Rose, prima che fosse rimossa.
Ma fu sorpresa dalla grossa e robusta mano, che la colpì forte al petto, afferrandola e fermandola.
“Biglietto,” giunse una voce.
Caitlin guardò e vide un grosso uomo muscoloso, che la guardava accigliato. Era rozzo e non sbarbato, e aveva un cattivo odore, che si sentiva persino fin da lì.
La rabbia di Caitlin emerse. Era già nervosa per la fame, e fu infastidita dalla sua mano che la fermava.
“Non ce l'ho,” Caitlin esplose. “Non può lasciarci semplicemente salire?”
L'uomo scosse la testa e se ne andò, ignorandola. “Niente biglietto, niente giro,” egli disse.
Emerse un'altra ondata di rabbia, e si obbligò a pensare ad Aiden. Che cosa le avrebbe detto?Respira profondamente. Rilassati. Usa la sua mente, non il tuo corpo. Le avrebbe rammentato che era più forte di quell'umano. Le avrebbe detto di non pensare a niente. Di concentrarsi. Di usare le sue doti interiori.
Lei chiuse gli occhi e provò a concentrarsi sulla sua respirazione. Provò a radunare i pensieri, indirizzandoli verso quell'uomo.
Tu ci dirai di salire sulla barca, lei desiderò. Tu lo farai senza farci pagare.
Caitlin aprì gli occhi e si aspettò che lui fosse lì, offrendole il passaggio. Ma per sua mortificazione, non lo era. La stava ancora ignorando, slegando l'ultima delle cime.
Non stava funzionando. Che avesse perso il potere del controllo mentale, o che non le fossero ancora tornati. O forse era solo troppo esausta, non era abbastanza concentrata.
Improvvisamente, ricordò qualcosa. Le sue tasche. Vi frugò dentro rapidamente, chiedendosi che cosa, se ci fosse stato qualcosa, che avesse portato con sè dal secolo XXI. Trovò qualcosa, e fu sollevata di vedere che si trattava di una banconota da $20.
“Ecco,” lei disse, dandogliela.
L'uomo la prese, la spiegazzò, e la strinse, esaminandola.
“Che cos'è questo?” lui chiese. “Non lo conosco.”
“E' una banconota da $20,” Caitlin spiegò, realizzando, sebbene lo avesse spiegato, quanto suonasse stupido. Naturalmente. Chi potrebbe riconoscerla? Era americana. E non sarebbe esistita che tra duecento anni.
Con una stretta causata dal timore, improvvisamente Caitlin si rese conto che tutti i soldi che aveva con sè sarebbero stati inutili.
“Spazzatura,” lui disse, rimettendolo nella mano di lei.
Caitlin diede uno sguardo e vide, sempre impaurita, che stavano slegando le cime, che la barca si stava preparando a partire. Lei pensò in fretta, si frugò di nuovo nelle tasche e vi estrasse delle monete. Guardò attentamente, trovò un quarto di dollaro, e lo diede all'uomo.
Quest'ultimo prese la moneta, mostrandosi più interessato, e lo tirò su, esponendolo alla luce. Ma nonostante ciò, non ne era ancora convinto.
Lo rimise nel palmo della mano di lei.
“Torna con dei soldi veri,” lui disse; lui guardò anche Rose, ed aggiunse, “e niente cani.”
La mente di Caitlin tornò a Caleb. Forse lui era lì, solo fuori dalla sua portata, sull'isola di Venezia, distante solo ad un giro di barca. Si sentì furiosa, perchè quell'uomo la stava tenendo lontana da lui. Aveva il denaro—solo non il suo denaro. Inoltre, la barca sembrava a malapena in grado di navigare, e conteneva centinaia di persone. Un biglietto in più avrebbe davvero fatto una gran differenza? Non era proprio giusto.
Appena mise i soldi nella mano di Caitlin, improvvisamente strinse la sua mano sudata nelle sue, e le afferrò il polso. Lui la guardò in modo lascivo e scoppiò in grosso e sbilenco sorriso, rivelando diversi denti mancanti. Lei potè sentire il suo alito cattivo.
“Se non hai denaro, pagami in altri modi,” lui disse, ingrandendo il suo sorriso spaventoso, e quando lo fece, allungò l'altra mano e le toccò la guancia.
I riflessi di Caitlin si manifestarono, ed automaticamente si scansò e gli spinse via la mano, sottraendo il polso alla sua presa. Fu sorpresa dalla sua stessa forza.
Lui la guardò, apparentemente scioccato dal fatto che una ragazza così piccola avesse una tale forza, e il suo sorriso