Finalmente, la sala divenne nuovamente silenziosa.
Kyle proseguì. “Non viaggio nel tempo alla leggera, così come nessuno di noi. C'era un'emergenza. Nel futuro, nell'epoca in cui vivo, ci sarà una guerra—una gloriosa guerra di vampiri. Comincerà a New York e si divulgherà da lì. E' l'Apocalisse dei vampiri che abbiamo sempre sognato. La nostra razzà sarà finalmente vittoriosa. Distruggeremo l'intera razza umana e la renderemo nostra schiava. Distruggeremo anche i covi benevoli, e chiunque si metterà sulla nostra strada”.
“Lo so, perchè sono il leader di questa guerra.”
Ci fu un altro forte mormorio, e il bastone tornò ad essere sbattuto sul pavimento.
“Ma la mia guerra non è completa,” Kyle urlò al di sopra del baccano. “Resta una sola spina nel mio fianco, una persona che può rovinare tutto quello che abbiamo creato, che può rovinare il glorioso futuro della nostra razza. Proviene da uno speciale lignaggio, ed è tornata indietro nel tempo, probabilmente per sfuggirmi. Sono tornato per trovarla, e per ucciderla una volta per tutte. Nel frattempo, il futuro rimane incerto per tutti noi.
“Sono giunto qui di fronte a voi oggi, per chiedervi il permesso di ucciderla, qui nel vostro tempo e nel vostro spazio. Vorrei anche il vostro aiuto per trovarla.”
Kyle abbassò il capo di nuovo ed attese. Il cuore gli batteva all'impazzata, mentre attendeva il loro giudizio. Naturalmente, sarebbe stato nel loro migliore interesse aiutarlo, e lui non vedeva alcun motivo per cui non avrebbero dovuto farlo. Ma poi ancora, quelle creature, vive da milioni di anni, più vecchie persino di lui, erano completamente imprevedibili. Non sapeva mai quale fossero i programmi di tutti e 12, e le loro regole sembravano sempre casuali come il vento.
Lui attese nel mezzo del grande silenzio.
Infine, qualcuno si schiarì la gola.
“Naturalmente, sappiamo di chi parli,” giunse la stridula voce di un giudice. “Parli di Caitlin. Appartenente a quello che sarà il Covo di Pollepel. Ma che è, di un covo diverso e molto più potente. Sì, lei è arrivata nella nostra epoca ieri. Naturalmente, questo lo sappiamo. E se volevamo ucciderla noi, non pensi che l'avremmo fatto?”
Kyle sapeva che avrebbe fatto meglio a non rispondere. Avevano bisogno della loro piccola punta di orgoglio. Avrebbe soltanto lasciato loro finire il discorso.
“Ma noi ammiriamo la tua determinazione, e la tua guerra futura,” il giudice continuò. “Sì, la ammiriamo molto.”
Ci fu un altro momento di profondo silenzio.
“Ti lasceremo andare sulle sue tracce,” continuò il giudice, “ma se tu la trovi, non la ucciderai. La catturerai viva, e la porterai a noi. Preferiremmo ucciderla noi stessi, e guardarla morire lentamente. Sarebbe una perfetta candidata per i Giochi.”
Kyle si sentì assalire dalla rabbia. I Giochi. Naturalmente. Questo era tutto ciò di cui questi vampiri vecchi e malati erano preoccupati. Ora ricordava. Avevano convertito il Colosseo in un'arena per il loro sport, mettendo in competizione vampiro contro vampiro, vampiro contro umano, vampiro contro bestie, e amavano guardarli tutti venire fatti a pezzi. Era crudele, e, a modo suo, Kyle lo ammirava.
Ma non era questo che voleva per Caitlin. La voleva morta. Punto. Non che gli importasse se lei veniva torturata. Ma non aveva intenzione di perdere dell'altro tempo, per lasciare un po' di spazio alla possibilità. Naturalmente, nessuno era mai scappato o sopravvissuto ai Giochi. Ma al contempo, nessuno sapeva che cosa poteva accadere.
“Ma, miei signori,” Kyle protestò, “Caitlin, come hai detto, discende da un lignaggio potente, ed è molto più pericolosa e sfuggente di quanto immaginate. Vi chiedo il permesso di ucciderla all'istante. C'è troppo in gioco.”
“Tu sei ancora giovane,” disse un altro giudice, “e allora, ti perdoneremo la tua congettura in merito al nostro giudizio. Chiunque altro, lo avremmo ucciso all'istante.”
Kyle abbassò la testa. Si rese conto di essere andato troppo oltre. Nessuno aveva mai osato opporsi ai giudici.
“Lei è ad Assisi. Ecco dove ti recherai. Fa in fretta, e non tardare. Ora che l'hai menzionato, noi attendiamo impazienti di guardarla morire dinnanzi ai nostri occhi.”
Kyle si voltò per andare.
“E Kyle,” uno di loro lo chiamò.
Lui si voltò verso di loro.
Il giudice principale si abbassò il cappuccio, scoprendosi, svelando il volto più grottesco che Kyle avesse mai visto, ricoperto di bozzi, e rughe e verruche. Lui aprì la bocca ed esplose in un sorriso orribile, mostrando denti gialli e affilati, e occhi neri e brillanti. Lui allargò ancora di più il sorriso: “La prossima volta che ti presenti qui senza alcun preavviso, sarai tu a morire lentamente.”
CAPITOLO SEI
Caitlin sorvolò l'idilliaca campagna umbra, passando sopra colline e valli, perlustrando il rigoglioso e verde paesaggio alle prime luci del mattino. Sparse laggiù c'erano piccole comunità rurali, piccoli casolari di pietra circondati da centinaia di acri di terra, con il fumo che fuoriusciva dai comignoli.
Appena si diresse verso nord, il paesaggio cambiò, mostrando le colline e le valli della Toscana. Non appena guardò, vide vigneti, piantati sulle colline rotanti, e lavoratori dai larghi cappelli di paglia già all'opera, occupandosi delle viti di primo mattino. Quella campagna era incredibilmente bella, ed una parte di lei desiderò poter atterrare lì, stabilirsi e vivere in uno di quei piccoli casolari di campagna.
Ma aveva un compito da portare a termine. Continuò a volare, dirigendosi sempre più a nord, stringendo forte Rose, accucciata dentro la sua camicia. Caitlin poteva sentire che Venezia si avvicinava, e si sentì attirata lì proprio come da una calamita. Più si avvicinava, più il cuore le batteva per l'attesa; riusciva già a percepire le persone che una volta conosceva. Non le appariva ancora chiaro chi fossero. Non riusciva nemmeno a sentire se Caleb fosse lì, e nemmeno se fosse ancora vivo.
Caitlin aveva sempre sognato di andare a Venezia. Aveva visto immagini dei suoi canali, gondole, e si era sempre immaginata di andarci un giorno, forse con qualcuno che amava. Si era persino immaginata che le venisse fatta una proposta di matrimonio proprio su una di quelle gondole. Ma non si sarebbe mai immaginata di andarci per altri motivi.
Mentre volava e volava, avvicinandosi sempre di più, la colpì il pensiero che la Venezia che si stava recando a visitare, ora nel 1790, sarebbe stata molto diversa da quella rappresentata nelle foto del secolo XXI. Immaginava che sarebbe stata più piccola, meno sviluppata, più rurale. Immaginava anche che non sarebbe stata tanto affollata.
Ma presto si rese conto che non avrebbe potuto sbagliarsi di più.
Appena Caitlin finalmente raggiunse l'area periferica di Venezia, fu scioccata di vedere, anche da quell'altezza, che la città sotto di lei era sorprendentemente simile alle sue foto nei tempi moderni. Lei riconobbe l'architettura storica e famosa, riconobbe tutti i ponticelli, riconobbe gli stessi snodi sui canali. Poi, fu anche scioccata di realizzare che la Venezia nel 1790 non era, almeno all'apparenza, così diversa dalla Venezia del secolo XXI.
Più ci pensava, più aveva senso. L'architettura veneziana non aveva 100 o 200 anni: aveva centinaia e centinaia di anni. Lei ricordò una lezione di storia, in una delle sue tante scuole, in cui si parlava di Venezia, di alcune sue chiese, costruite nel secolo XII. Ora, avrebbe desiderato prestare maggior attenzione. La Venezia che si estendeva sotto di lei, un esteso ammasso di edifici, non era una città nuova di zecca. Ma persino nel 1790, aveva centinaia di anni di età.
Caitlin si sentì a suo agio, sapendo questo. Aveva immaginato che l'anno 1790 sarebbe stato come un pianeta diverso, e fu sollevata di sapere che alcune cose, alla fine, non erano cambiate così tanto. Quella sembrava essere essenzialmente la stessa città che avrebbe potuto visitare nel secolo XXI. La sola differenza immediata che potè notare era che i suoi canali non contenevano una singola barca motorizzata, naturalmente. Non c'erano motoscafi, non c'erano grandi traghetti,