I. L'eresia dello sciagurato Nestorio andò presto dimenticata nella provincia che gli avea dato i natali, e nella sua diocesi ancora: que' Vescovi d'Oriente che nel Concilio d'Efeso osarono attaccare apertamente l'arroganza di S. Cirillo si ammansarono tosto che il Prelato rinunciò di poi ad alcuna delle sue proposizioni. Questi Vescovi, o i successori loro sottoscrissero non senza mormorare i decreti del Concilio di Calcedonia. Potè l'autorità dei Monofisiti rappattumare i Nestoriani coi Cattolici e congiungere le due parti negli odii stessi, negli stessi interessi, e a poco a poco nei dommi medesimi, e la disputa dei tre Capitoli fu un momento in cui mandarono di mala voglia l'ultimo sospiro. Da leggi penali furono schiacciati que' lor fratelli, che men moderati, o più leali non vollero far causa comune coi Cattolici, e sin dal tempo di Giustiniano era difficile rinvenire nei confini dell'Impero una chiesa di Nestoriani. Al di là di que' confini scoperto avevano un nuovo Mondo, ove sperare libertà, e aspirare a conquiste. Con tutta la resistenza dei Magi aveva il Cristianesimo gettate in Persia radici profonde; e le nazioni dell'Oriente si riposavano alla sua ombra salutare. Il Cattolico o primate risedeva nella capitale; i suoi Metropolitani, i suoi Vescovi, il suo clero avevano nei Sinodi e nelle diocesi loro la pompa e l'ordinanza d'una gerarchia regolare; da gran numero di proseliti fu abbandonato lo Zendavesta per l'Evangelo, la vita secolare per la monastica; era avvivato il loro zelo dalla presenza d'un nemico scaltro, e terribile. Fondatori della Chiesa persiana erano stati alcuni missionari della Siria; quindi la lingua, la disciplina, la dottrina del lor paese erano già una parte inerente della sua costituzione. I primati erano eletti ed ordinati dai suffraganei; ma provano i Canoni della Chiesa d'Oriente la lor filiale dependenza verso i Patriarchi d'Antiochia134. Nuove generazioni di fedeli s'andavan formando nella scuola persiana d'Edessa al loro idioma teologico135: studiavan esse nella versione siriaca i diecimila volumi di Teodoro di Mopsuste, e rispettavano la Fede apostolica, e il santo martirio del suo discepolo Nestorio, la persona e la lingua del quale erano sconosciute alle nazioni che abitavano al di là del Tigri. Alla prima lezione di Ibas, vescovo d'Edessa, s'impresse nell'animo loro un ribrezzo indelebile contro gli empi Egiziani, che nel lor Concilio d'Efeso aveano confuse le due Nature di Gesù Cristo. La fuga dei maestri e degli alunni, espulsi due volte dall'Atene della Siria, disperse una turba di missionari, spinti ad un tempo dallo zelo di religione, e dalla vendetta. Quella rigorosa unità sostenuta dai Monofisiti che, regnando Zenone ed Anastasio, invasi aveano i troni dell'Oriente, provocò i loro antagonisti a riconoscere in una terra libera piuttosto una union morale, che una union fisica nelle due Persone del Cristo. Dopo l'epoca in cui s'era predicato l'Evangelo alle nazioni, i Re sassaniesi vedean con inquietudine e con diffidenza una razza di stranieri e d'apostati, che poteano dar sospetto di favoreggiare la causa dei nemici naturali del lor paese, come ne aveano abbracciata la religione. Soventi volte s'era proibito per via d'editti il lor commercio col clero di Siria; piacquero gli avanzamenti dello scisma all'orgoglio geloso di Perozes, il quale porse orecchia ai discorsi d'uno scaltro Prelato, che dipingendogli Nestorio come amico della Persia, l'indusse ad assicurarsi della fedeltà dei sudditi cristiani, mostrandosi protettore delle vittime e dei nemici del despota romano. Erano i Nestoriani la parte più numerosa del clero e del popolo; presero coraggio dal favore del principe, e il despotismo mise in loro mano la sua spada; ma taluni, troppo deboli di spirito, furono sgomentati dall'idea di segregarsi dalla comunione del Mondo cristiano. Il sangue di settemila settecento Monofisiti o Cattolici fissò l'uniformità della fede e della disciplina nelle Chiese di Persia136. Le loro instituzioni religiose si segnalavano con una massima di ragione, o almen di politica; s'era già rilassata l'autorità claustrale, e cadde a poco a poco; si dotarono case di carità, le quali ebbero cura dell'educazione degli orfani e degli esposti; il clero della Persia non volle la legge del celibato, tanto raccomandata ai Greci ed ai Latini, e i matrimonii approvati e reiterati dei sacerdoti, dei Vescovi, e del Patriarca medesimo crebbero notabilmente il numero degli eletti. Giunsero fuorusciti a migliaia da tutte le province dell'impero d'Oriente a quel paese, fatto asilo della libertà naturale e religiosa. La scrupolosa devozione di Giustiniano fu punita coll'emigrazione de' suoi sudditi più industriosi, i quali trasportarono in Persia le arti guerresche e pacifiche, ed un accorto monarca innalzò alle cariche coloro che per merito erano raccomandati al suo favore. Quei disgraziati Settarii che stando sconosciuti aveano continuato a vivere nelle loro città native, coi consigli, col braccio, e cogli averi loro, diedero aiuto alle armi di Nuschirvan, e a quelle ancor più formidabili del suo nipote, e in guiderdone di tanto zelo ottennero le chiese dei Cattolici: ma quando ebbe Eraclio riconquistate quelle città e quelle chiese, conosciuti ormai per ribelli, e per eretici, non trovarono più altro rifugio, che gli Stati del loro alleato. In quel mentre la apparente tranquillità dei Nestoriani corse assai rischi, e fu turbata più volte; ed essi parteciparono alle disgrazie ch'erano necessarie conseguenze del dispotismo orientale. Non bastò sempre la nimicizia che portavano a Roma per espiare il loro attaccamento al Vangelo; ed una colonia di trecentomila Giacobiti fatti prigionieri in Apamea e in Antiochia ebbe la permissione d'innalzare i suoi altari nemici a veggente del Cattolico, e sotto la protezione della Corte. Nell'ultimo suo trattato inserì Giustiniano parecchi articoli diretti ad estendere e a rafforzare la tolleranza di cui godeva il Cristianesimo nella Persia. Mal informato l'Imperatore dei diritti di coscienza, non sentiva nè pietà, nè stima per gli eretici che rifiutavano l'autorità dei santi Concilii; ma davasi a credere che potrebbero a poco a poco osservare i vantaggi temporali dell'unione coll'impero e colla chiesa di Roma; e se non gli venia fatto d'ottenerne gratitudine, sperava almeno di renderli al lor Sovrano sospetti. In un'epoca più recente s'è veduta la superstizione e la politica del Re cristianissimo condannare al fuoco i Luterani in Parigi e proteggerli in Alemagna.
A. D. 500-1210
Il desiderio di guadagnare anime a Dio, e sudditi alla Chiesa, ha in ogni tempo solleticato lo zelo dei sacerdoti cristiani. Dopo il conquisto della Persia portarono le lor armi spirituali nell'Oriente, nel Settentrione, nel Mezzogiorno, e la semplicità dell'Evangelo prese le tinte della teologia siriaca. Se prestisi fede a un viaggiator nestoriano137, si predicò con frutto il Cristianesimo nel sesto secolo ai Battriani, agli Unni, ai Persiani, agli Indiani, ai Persameni, ai Medi e agli Elamiti; infinito era il numero delle chiese che si vedeano nei paesi dei Barbari dal golfo di Persia al mar Caspio, e diveniva notabile la nuova fede di costoro per la moltitudine e santità dei lor monaci e dei lor martiri. Venivan moltiplicandosi di giorno in giorno i Cristiani sulla costa del Malabar, sì fertile di pepe, e nelle isole di Socotora e di Ceylan: i Vescovi e il clero di quelle remote contrade ricevevano l'Ordinazione dal Cattolico di Babilonia. Un secolo dopo, lo zelo de' Nestoriani passò i confini, ove s'erano fermati l'ambizione e la curiosità de' Greci e de' Persiani. I Missionari di Balch e di Samarcanda vennero animosi dietro i passi del Tartaro vagabondo, e s'introdussero nelle vallate dell'Imaus e nelle spiagge