Nel principio del suo regno tentarono i suoi Generali di soggiogare l'Etiopia e l'Arabia Felice. S'innoltrarono essi per mille miglia verso la parte meridionale del Tropico; ma l'eccessivo calore del clima ben tosto respinse questi invasori, e difese i pacifici abitatori di quelle separate contrade17. Le regioni settentrionali dell'Europa meritavano appena la spesa e la fatica di conquistarle. Le foreste e le paludi della Germania erano popolate da una moltitudine di uomini barbari e coraggiosi, che disprezzavano una vita, a cui la libertà non fosse compagna; e sebbene nel primo assalto parvero cedere al peso della potenza romana, ben presto con un atto segnalato di disperazione riacquistarono la loro indipendenza, e rammentarono ad Augusto le vicende della fortuna18.
Dopo la morte di questo Imperatore fu il suo testamento pubblicamente letto in Senato. Lasciava egli a' suoi successori, come legato importante, il consiglio di contenere l'Impero in quei limiti, che la natura medesima pareva aver posti per sue stabili barriere e confini. A ponente l'Oceano Atlantico; a tramontana il Reno ed il Danubio; l'Eufrate a levante, e verso il mezzogiorno gli arenosi deserti dell'Arabia e dell'Affrica19.
Fu gran fortuna pel riposo del genere umano, che i vizj ed il timore obbligassero i primi successori di Augusto ad apprendersi al moderato sistema, che la prudenza di lui aveva raccomandato. Occupati nel correr dietro al piacere, o nell'esercizio della tirannide, i primi Cesari raramente si mostravano agli eserciti od alle province; nè erano disposti a soffrire, che la condotta ed il valore dei loro comandanti usurpassero i trionfi, trascurati dalla loro indolenza. La gloria militare di un suddito era riguardata come una insolente usurpazione della prerogativa imperiale; e divenne un dovere egualmente che un interesse di ogni Generale romano il difendere le frontiere affidate alla sua cura, senza aspirare a conquiste, che sarebber potute divenire non meno fatali a lui stesso, che ai Barbari da lui soggiogati20.
L'unico ingrandimento che ricevesse l'Impero romano, nel primo secolo dell'Era cristiana, fu la provincia della Britannia. In questa sola circostanza i successori di Cesare e di Augusto crederono di dover seguire piuttosto l'esempio del primo, che il precetto del secondo. La sua situazione, vicina alle coste della Gallia, pareva invitar le lor armi; la lusinghiera, sebbene incerta speranza della pesca delle perle vi chiamava la loro avarizia21; e poichè la Britannia era considerata come un Mondo distinto ed isolato, la sua conquista faceva appena eccezione al general sistema dei confini nel continente. Dopo una guerra di circa 40 anni22 intrapresa dal più stupido, continuata dal più dissoluto, e terminata dal più timido di tutti gl'Imperatori, la maggior parte dell'isola soggiacque al giogo romano23. Le diverse tribù dei Britanni avevan valore senza condotta, ed amore di libertà senza spirito di unione. Prendevano le armi con una ferocia selvaggia, le posavano, o se le rivolgevano gli uni contro gli altri con una fiera incostanza; e mentre combattevan divisi, venivano successivamente domati. Nè la fortezza di Caractaco, nè la disperazione di Boadicea, nè il fanatismo dei Druidi potè preservare la lor patria dalla schiavitù, o resistere ai saldi progressi dei Generali cesarei, che sostenevano la gloria della nazione, mentre il trono era disonorato dai più vili e più viziosi degli uomini. Nel tempo stesso in cui Domiziano, confinato nel suo palazzo, sentiva i terrori ch'egli inspirava, le sue legioni, comandate dal virtuoso Agricola, disfacevano le forze riunite dei Caledonj a piè delle colline Grampiane, ed i suoi vascelli, arrischiatisi a scoprire una navigazione sconosciuta e perigliosa, spiegavano le insegne romane intorno ad ogni parte dell'isola. La conquista della Britannia già si riguardava come terminata; ed Agricola aveva disegno di compirne ed assicurarne il successo con la facile riduzion dell'Irlanda, per la quale credea sufficiente una legione con poche truppe ausiliari24. Il possesso di questa isola occidentale potea divenir vantaggioso; ed i Britanni avrebbero portate le loro catene con minor ripugnanza, se l'esempio e l'aspetto della libertà fosse loro stato per ogni parte tolto dagli occhi.
Ma il merito preminente di Agricola cagionò ben presto il suo richiamo dal governo della Britannia, e sconcertò per sempre quel vasto, ma ragionato piano di conquista. Avanti la sua partenza, il prudente Generale aveva provveduto alla sicurezza non men che al possesso. Osservando che l'isola è quasi divisa in due parti diseguali dagli opposti golfi, chiamati adesso le Sirti di Scozia, avea tirato, a traverso l'angusto intervallo di circa 40 miglia, una linea di posti militari, la qual fu poi fortificata nel regno di Antonino Pio con un terrapieno alzato su fondamenti di pietra25. Questa muraglia di Antonino, poco al di là delle moderne città di Edimburgo e Glascovia, fu stabilita come il confine della provincia romana. I nativi Caledonj, nell'estremità settentrionale dell'isola, conservarono la loro selvaggia indipendenza, della quale andarono debitori alla loro povertà non meno che al loro valore. Furono spesso e respinte e punite le loro incursioni, ma il lor paese non fu mai soggiogato26. I padroni delle contrade più belle e più ricche del globo, con disprezzo si allontanavano dai cupi monti, dove sempre regnano le tempeste del verno, dai laghi coperti di azzurra nebbia, e dalle fredde e solitarie macchie, dove i cervi della foresta erano inseguiti da una truppa di nudi Selvaggi27.
Questo era lo stato delle frontiere romane, e tali eran le massime della politica imperiale, dalla morte di Augusto fino all'esaltazione di Traiano. Questo Principe virtuoso ed attivo, all'educazione di un soldato univa i talenti di un Generale28. Il pacifico sistema de' suoi predecessori fu interrotto da scene di guerra e di conquista; e le legioni, dopo un lungo intervallo, videro finalmente alla loro testa un Imperatore soldato. Le prime imprese di Traiano furono contro i Daci, popoli i più bellicosi tra quelli che abitavano di là dal Danubio, e che sotto il regno di Domiziano avevano impunemente insultato la maestà di Roma29. Alla forza ed alla ferocia propria dei Barbari, essi univano un disprezzo per la vita, originato in loro dalla ferma persuasione della immortalità e trasmigrazione delle anime30. Decebalo, lor Re, si mostrò rivale non indegno di Traiano; nè disperò mai della propria e della pubblica fortuna, finchè, per confessione ancora de' suoi nemici, non ebbe esauriti tutti i ripieghi del valore e della politica31. Questa memorabil guerra, interrotta da una brevissima tregua, durò cinque anni; e siccome l'Imperatore potè impiegarvi, senza riserva, le intere forze dello Stato, essa finì con la perfetta sommissione dei Barbari32. La nuova provincia della Dacia, che formava una seconda eccezione al precetto di Augusto, aveva quasi mille trecento miglia di circonferenza. I suoi naturali confini erano il Niester, il Teyso ossia Tibisco, il Danubio inferiore, e il mare Eusino. Si vedono ancora i vestigi di una via militare dalle rive del Danubio fino alle vicinanze di Bender, piazza famosa nella storia moderna, ed ora frontiera dell'Impero turco e del russo33.
Traiano era avido di gloria, e finchè gli uomini saranno più liberali di applausi verso chi li distrugge che verso chi li benefica, la sete della gloria militare sarà sempre il vizio degli animi più elevati. Le lodi di Alessandro, trasmesse da una successione di poeti e