Storia degli Esseni. Benamozegh Elia. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Benamozegh Elia
Издательство: Public Domain
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Жанр произведения: Зарубежная классика
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agevolmente andrà convinto, che se molte strettissime attinenze, se molte somiglianze parlantissime si rinvengono tra Filone e i Cabbalisti da una parte, e tra Terapeuti ed Esseni dall’altra, si debbono fare risalire a quell’epoca più antica in cui gli Ebrei si staccarono dal centro palestinese per andare ad abitare le sponde del Nilo, ove recarono seco, insieme al Testo della Legge, i germi di quelle tradizioni, che subirono poi sì ricca e rigogliosa vegetazione sul patrio suolo di Palestina.

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La identità suprema di Esseni e Farisei che la storia presente contribuirà spero in parte a mettere in sodo, e che antichi e moderni autori di buon grado consentirono, non ne toglie di considerare la prima di queste scuole siccome quella parte che per le sue dottrine e le sue tendenze, diede più particolarmente origine alle istituzioni e ai dogmi cristiani; ed anche di questo sembra che la critica indipendente vada sempre più convincendosi. Questa prerogativa degli Esseni-Kabbalisti di aver generato il Cristianesimo da ma diffusamente trattata nel mio Essai sur l’origine des dogmes et de la morale du Christianisme ci porge una naturalissima spiegazione di questi due fatti accennati nel testo; il primo è il nome di Terapeuti preso dai primi Cristiani, il secondo molto più momentoso è il silenzio degli Evangeli intorno la Società degli Esseni, silenzio non altrimenti esplicabile. Ma agevole torna il comprenderlo purchè si ammetta ad un lato che gli Esseni non erano che la parte più eletta, la frazione speculativa del Farisato, e che era quella da cui meno dessentiva la nuova dottrina. Non è nemmeno improbabile che i Dottori della Legge di cui si parla ripetutamente nei Vangeli siano la indicazione di questa parte del Farisato. Nel Saggio sopra rammentato mi sono ingegnato di porgere di questa congettura non pochi nè lievi indizi, tratti dai Vangeli e dai libri rabbinici.

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Opera infinita, certo non capace di stringersi in una nota noi faremmo, ove noi volessimo tutte riandare le analogie che la Predicazione evangelica e il primitivo cristianesimo ci offrono colla società degli Esseni. Forse ne sarà dato accennarne alcune, e solo di volo nel seguito di questa istoria. Ciò che possiamo sino da ora additare al lettore istruito, sono le numerose figure, immagini, locuzioni, tratte dall’esercizio della Medicina, che ricorrono in bocca al Fondatore del Cristianesimo; le cure che egli prodiga agli infermi, la Salute onde s’intitola la nuova dottrina, indizj tra altri infiniti che persuasero gravissimi autori antichi e moderni a vedere nello Essenato la prima origine d’onde uscì il Cristianesimo Evangelico. Nello scorso secolo Bahrdt e Venturini furono i più eminenti rappresentanti di questo sistema, e gli studi susseguenti nulla valsero a renderlo meno probabile.

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Questo fatto, segnatamente per ciò che s’attiene a Filone, torna tanto più ammirabile quanto più erano tempi i suoi di gravi dissidenze religiose in Palestina. L’essersi serbato puro il nostro Filone di ogni labe eretica, non è ella nobilissima testimonianza dell’antichità e verità dell’ortodossia farisaica che Filone redò dai suoi maggiori trasportata in tempi più antichi in Egitto? Quanto al fatto stesso, vale a dire l’ortodossia di Filone, ci sembra indisputabile. Può trovarsi qua e colà nelle sue opere alcune, vuoi dottrine o interpretazioni che dissentono dalle dottrine e chiose prevalenti tra i Farisei; ma in primo non si può negare che il Farisaismo stesso era a quei tempi scisso in cento diverse frazioni le quali, tenendosi fra loro in bilico creavano in seno all’uniformità generale una varietà così pronunziata nei particolari, che avrebbe oggi faccia di paradosso e di eresia. In secondo luogo non è lecito pretermettere che Filone vivendo lontano, e ciò ch’è più, sequestrato dal centro religioso di Palestina, non poteva a meno di offrirci nelle opere sue qualche dissonanza colle idee colà dominanti. Nè faremo caso di altre cagioni non meno urgenti che produssero questo cotal disaccordo; la traduzione greca dei sacri libri diversa in gran parte dal Testo ebraico e sola conosciuta da Filone, lo scopo da esso propostosi nel dettare le opere sue, quello cioè da far conoscere le dottrine e la storia ebraica ai Pagani e che ispiravagli tal volta un linguaggio più acconcio a persuadere i suoi lettori pagani, che fedele alle vetuste dottrine degli avi suoi. Nonostante è innegabile che il genio, la sostanza, le tendenze di Filone e delle sue opere sono a dirittura farisaiche. Opera immensa sarebbe il raffronto tra le dottrine dell’uno e quelle degli altri. Momentosissima poi quella che si assumesse l’officio di trovare nelle costui dottrine i principali lineamenti, e non poche volte le formule istesse della teologia farisaica, o acroamatismo (Cabbalà) impresa che il signor Frank tentò in parte nella sua Kabbale, éd. de Paris. Basterà qui che noi facciamo un breve assaggio delle strettissime attinenze che corrono fra Filone, e i Farisei o la tradizione in generale e ciò in una delle meno illustri delle opere filoniane la vita di Moisè che noi preferiamo, trovandosi più agevolmente in mano ad ognuno per le recenti edizioni che ne vennero fatte. Ora noi mostreremo in brevissime note ciò che di singolarmente somigliante si trova in quest’opera tra le nozioni storiche, i giudicj, le dottrine eziandio di Filone, e quelle che suonarono famose tra i Farisei e che solo i loro libri, posteriori di gran lunga a Filone, ci attestano; prova se altra fu mai che la loro data risale molto più alto dei libri che le contengono, e che la lealtà dottrinale e religiosa dei Farisei repugna al supposto di una invenzione e alterazione per parte loro. – Divideremo i nostri rilievi in due parti – prima tutti quelli che si riferiscono a storia – poi quelli che si attengono a dottrine.

A pag. 3. Dice di Moisè «Allora nato questo bambino pareva che dallo aspetto promettesse non so che più dell’ordinario.» Non si dee tacere che idee conformi si leggono nei monumenti tradizionali sul testo che dice E vide, (la madre) ch’egli era bello. Ora si dice, che nacque circonciso; ora che al suo nascere un gran splendore invase la stanza; ora che fu veduta con esso la Schehina. Tob che qui significa probabilmente bello, ha pure il senso di buono, e buono è nome che Dio ha nella teologia riposta dei Farisei, come il Primo e l’uno di Plotino corrispondente al Padre del Cristianesimo, e alla Sapienza o Sofia dei Teosofi ebrei (Kabbalisti) ha esso non meno il nome di Buono (Agathos).

A pag. 18 «Dopo le quali nozze egli incominciò ad essere pastore preparandosi in cotal guisa al principato, perciocchè l’arte pastorale ci dispone al regno, cioè al regime di uomini, greggia mansuetissima; siccome quelli che hanno i loro animi inchinati alle cose della guerra prima si esercitano nella cacciagione… onde il Pastore ha certa somiglianza col Re. Anzi, per quanto io ne sento, non seguendo la comune opinione ma ricercando la verità, e rida chi vuole, solo colui può essere perfetto Re che ottimamente sa quello che si richiede a governare un gregge. Ora chi non resterà sorpreso leggendo nel Scemot Rabbà le parole seguenti. Come fu provato Moisè? Nell’arte sua di Pastore. Così pure fu provato David e fu trovato egregio pastore conciossiachè egli traesse addietro i più forti tra il gregge per dar luogo a’ più deboli di cibarsi; mandava pure innanzi al pascolo le più tenere pecorelle perchè trovassero l’erba più delicata; quindi le vecchie a pascere l’erba mezzana, infine le giovani e forti a cibarsi della parte più dura. Ciò vedendo disse Iddio; questi che sì bene sa appropriare ad ogni età e temperamento il suo cibo sarà pastore del mio popolo. Così Mosè non fu altramente esperimentato. Dissero i nostri maestri: mentre stava Mosè pascolando la gregge di Ietro per i campi, fuggigli un agnello, ed avendolo rincorso lo trovò mentre si dessetava in un laghetto d’acqua. Disse allora Moisè: Non sapeva che tu corressi per la sete che ti molestava. Sei tu stanco? e così detto, lo prese, e messoselo sulle spalle se ne ritornava. Lo che veduto Dio, disse: Poichè tanto hai di pietà nel governo del gregge degli uomini, tu sarai pastore del mio popolo Israel.» e più oltre, «Dio non concede agli uomini grandezze se prima non sono provati nell’infime cose. Così due grandi uomini furono in vili offici esperimentati, e trovati fedeli, salirono a’ più magnifici stati. Fu David esperimentato nella pastorizia, e vedendo come ad ogni poter suo evitasse i colti onde di rapina non si cibassero le sue pecore, fu fatto pastore di popoli. Moisè pur esso, dice il Testo, pascolava le gregge dietro il deserto perchè le pecore sue non vivessero sugli altrui campi; quindi fu chiamato a pascere Israel, essendo scritto: Tu guidasti qual gregge il tuo popolo per mezzo di Mosè e Aaron.» I fenomeni portentosi che accompagnarono il nascimento di Mosè possono essere suggeriti dal desio comune di dare una tinta maravigliosa all’origine di uomini comunemente venerati. Ma il presente