Dunque…
Scusa però una breve sospensiva per soddisfare una curiosità. Com'è andata ieri sera la partita? Che giuoco ha fatto quel buon Gorlini? Bada che io sono uno di quelli che lo manderebbero diritto in Corte d'Assise. Mi dirai: la fortuna! Nix! Altro che fortuna! S'intende che avrà guadagnato anche iersera, e tu sarai stato una delle vittime…
Ma no, ma no, non ci stetti ieri sera al club. Fui sequestrato dalla Melfi, e capirai…
(sùbito, levando la voce) Io sono uno di quelli che lo manderebbero diritto in Corte d'Assise. Abbi pazienza: come mi spieghi…
(interrompendo) Vuoi sentire sì o no ciò che ho da dirti?
Sono qui per ascoltarti!
E cerca di essere chiaroveggente come eri prima di fare il nuovo contratto, perchè è probabile che tu debba un po' aiutarmi. (Siede.)
(perplesso) Figùrati! A tua disposizione. (Siede anche lui.)
Mio caro Maurizio, io sono un grand'uomo.
Questa è una buona notizia.
Ieri, io avevo dei debiti… molti debiti… E oggi…
Non ne hai più?!
Ne ho sempre. Ma posso farne degli altri.
Non mi pare eccessivamente facile!
Ti parrà facilissimo quando saprai che sono riuscito a far la pace con mio zio.
Perbacco! È un miracolo! E come è accaduto ciò? Come hai potuto calmare il suo sdegno annoso? Aveva giurato di non darti quartiere. Ti aveva diseredato così cordialmente! Aveva testato in favore di cinque ospedali.
Gli ospedali, amico mio, sono spacciati!
(levando sempre più la voce) Immagino la contentezza di tua moglie!
Claudia non ne sa ancora nulla. La pace è stata fatta mezz'ora fa, e, uscendo di casa, non le ho voluto comunicare il mio disegno. Oh! Un disegno estemporaneo! Un momento di genio!
(titubante) Le farai… una bella sorpresa!
E sarà per lei una ragione di legittima fierezza, perchè bada che, in fondo, questo miracolo è proprio a lei che lo devo.
(interroga con gli sguardi.)
Non indovini?
No.
Claudia mi ha regalato un figlio.
All'impensata?!
Repentinamente!
Aspetta… Tu mi fai ammattire… Repentinamente ti è venuto fuori un figlio?
Non è ancora venuto fuori. Ma verrà. Questa mattina ne ho avuto da lei il preannunzio ufficiale.
(ricordandosi delle parole di Claudia) Ah, ecco! Ora intendo tutto!.. O, meglio… non intendo quasi nulla. Tua moglie ti fa un figlio e tu fai la pace con tuo zio?
Sei ottuso. Non era solamente per la mia vitaccia che lo zio mi aveva abbandonato. Che cosa lo avea reso addirittura implacabile? La sterilità di mia moglie… o la mia: quella della nostra unione, insomma. Avere un pronipotino era stato il suo sogno, e, dopo le mie prime scapataggini di marito, era stata la sua formale imposizione. Gli premeva pure che la stirpe continuasse, capisci! Lo desiderava maschio, naturalmente, il continuatore; ma, transigendo, si sarebbe accontentato anche d'una femmina. Lui me lo aveva detto a chiare note: «Se avrai un bambino, io ti perdonerò senza restrizioni; se avrai una bambina, io ti perdonerò… a metà.» Era evidente che il perdono, tradotto in cifre, sarebbe stato un amabile accomodamento finanziario durante la sua vita e avrebbe assicurato per lo meno l'eredità alla prole e l'usufrutto a me. Come vedi, mio zio aveva avuto un modo molto pratico d'incoraggiare la fecondità. E ti accerto che mi bastava di pensare alla sua promessa per sentirmi…
Non dire sciocchezze se vuoi che ti ascolti.
Hai torto di chiamarle sciocchezze. Mio zio, con la sua imposizione, aveva mostrato di essere un psicologo e un fisiologo di prim'ordine. Egli aveva compreso bene che la sua promessa m'avrebbe fatto finalmente amare mia moglie.
(ostentando, a voce altissima, un tono di convincimento) Ma se l'hai sempre amata tua moglie! Senza averne l'aria, non hai amata che lei. Non ti sei innamorato che di lei!
Va là che non è vero!
(riscaldandosi come per suggestionarlo) Io ti garantisco che, in qualche momento di espansione sincera, in qualche momento di franchezza, tu me l'hai confidato.
Mai, mai, mai! Non ti ho mai detto una corbelleria simile! Del resto, questo è un dettaglio che non ha importanza. La verità è che il mio amore fu, per così dire, fiato sprecato, e la seconda luna di miele non fu più produttiva della prima. Mi scoraggiai. Mi rassegnai. Io e lei, di comune accordo… tacemmo. E mia moglie mi pareva così abituata… al silenzio che quando poi, dopo aver compiuta una certa cura di bagni, mi ritornò in casa con delle velleità affettuose e fece sorgere la terza luna di miele, io non potetti a meno di sospettare di lei e di manifestare a te, come a un fratello, i miei dubbi.
(vivissimamente) Io non mi ricordo di nulla, e non te ne ricordi neanche tu!
Ma io me ne ricordo perfettamente, ed è per questo che mi do la pena di raccontarti i fatti miei. In uno di quei tali momenti di franchezza, in uno di quei tali momenti di espansione che pocanzi mi citavi a casaccio, io ti dissi di sospettare che il non breve soggiorno balneare avesse fatto decidere Claudia a dare il gran passo. Mi pento ora dello sfogo; ma tant'è, te lo feci; e non c'è nulla di strano che io mi sia aperto con te, che sei la sola persona innanzi alla quale non mi sono mai messa la maschera. Tu potresti attestare d'altronde che nel dubbio, o nella quasi certezza, ero giusto verso di lei. La trovavo colpevole? No. Le movevo rimprovero? No. Anche perchè poi se lei non cominciava ad essermi infedele che dopo dieci anni di costante infedeltà mia, me l'ero cavata bene!
(torcendosi sulla sedia) Alfredo! Alfredo! Ti prego!..
Io vorrei sapere come ti vengono oggi queste smanie da puritano!
Anzitutto, io non sono mai stato un pervertito!..
Questo è vero, ma per misura igienica!
E poi, puritano o no, non ti permetto di parlare con tanta leggerezza di tua moglie! E tengo a dichiararti che io come io (con accento vibrato, affinchè Claudia oda bene) ho sempre ritenuto che ella fosse insospettabile e invulnerabile!
Di' la verità: le hai fatto la corte e ti ha detto di no.
Ti proibisco di continuare su questo tono!
(celiando) Se ti scaldi così, c'è quasi quasi da pensare che…
Sei fastidioso!
Evvia! Rammollito! So quali riguardi hai per quella donna; e te ne ringrazio.
Ma devi convenire con me