Su che?
Sulla… «correzione degli istinti»?
Volentieri. (Pausa) Avete voi letto Tolstoi della prima maniera?
Io ho letto… per esempio, Nanà, di Zola…
Ma non è precisamente lo stesso!
Be', che dice il vostro Tolstoi della prima maniera?
Ecco… (Fruga nelle saccocce e ne cava parecchi libri.)
Lo avete sempre in tasca?
Sempre! È uno dei miei compagni prediletti. (Sceglie uno dei libri, lo apre e lo dà ad Anna, mostrandole una pagina) Leggete qui. (Soavemente)È modernissimo!
(dopo aver letto un po') Uh! Guarda guarda guarda!.. Voi, per amarmi così sublimemente, non mangiate che erba?!
Non vi fermate a certi particolari, vi prego.
E con questa igiene voi siete sicuro… delle estasi purissime?!
(sorridendo con tristezza) Comprendo! A voi sembra che la facilità con cui io mi lascio andare a queste conversazioni intime (con disgusto) sia, per lo meno, un avanzo del materialismo comune. Ebbene, io vi mostrerò che so e posso trionfarne. (Con energia) Da solo a sola con voi, Anna, io non mi troverò… mai più!
(con latente stupefazione) Me lo promettete?..
(con gravità) Ve lo prometto!
(con lieve trasparenza comica) Siete immenso!..
Grazie!
Non c'è di che.
Ed ora, (alzandosi) se non m'inganno, ci siamo detto tutto!
E sfido io! Che altro ci potremmo dire?!
Arrivederci…
Arrivederci…
Ma… (fa un gesto complicatissimo e solenne ricordante la risoluzione presa.)
(imitando caricatamente il gesto di lui) Oh… siamo intesi!..
(assorto, si allontana. Presso la porta, si trova a faccia a faccia con Salvetti: ne ha un soprassalto di fastidio, ed esce fuggendo.)
SCENA IV.
ANNA, SALVETTI
Sono di troppo?
Ma che «di troppo»! Non vedete che se ne va?
(restando sulla soglia) Io ritengo di essere di troppo appunto quando non c'è nessun altro.
Quando non c'è nessun altro dovreste piuttosto ritenere di non essere… sufficiente. Avanti, avanti! (Mettendosi con cura il cappellino) Io aspetto ansiosamente questi cavalli e questi cavalieri. Ben presto vi lascerò. Non abbiate soggezione di me. Sdraiatevi in una seggiola a bracciuoli, leggete i vostri giornali, fate il vostro chilo comodamente…
Per obbedirvi… (Siede in una poltrona presso il tavolino e sceglie qualche giornale.)
Del resto, la vostra colazione, è durata pochino. (Dopo aver messo il cappellino incomincerà ad infilare i guanti.)
Come il vostro colloquio con Giuliano.
Preciso.
(con gli occhi sul giornale) Una bistecca e un po' di frutta: ecco la mia colazione.
Un po' di frutta, senza la bistecca: ecco il mio colloquio. Mi do anch'io all'erba!..
Lo avete… bocciato?
Chi?
Giuliano.
Non l'ho neppure esaminato.
Sicchè, è soppresso.
Perchè sopprimerlo? È un gentile giovane.
Certo.
Alquanto… vaporoso. (Fa lo stesso gesto complicato che ha fatto dianzi.)
Spiritualista e vegetariano.
(sincera) Quel che c'è di più moderno, sapete.
E chi lo nega? Molto moderno, e quindi niente affatto… esigente.
Ah, questo sì!
Compiango lui e compiango anche voi.
Credete che per una donna sia così penoso l'essere saggia?
Credo solamente che sia meno penoso il non esserlo.
(dopo una pausa) Dottore…
(leggendo) Marchesa?
Disturbo?
Anzi.
(avvicinandosi con amichevole dimestichezza) In confidenza… secondo voi, chi è che potrebbe farmi oltrepassare i confini della saggezza?
(subito) Chiunque.
(offesa) Come?!
Lasciatemi finire. Chiunque… sapesse chiedere… nel momento propizio.
(allontanandosi stizzita) Eccoci alle solite insolenze!
«Pulsate, et aperietur vobis» scrisse uno che se ne intendeva.
Non capisco di latino!
Sono io qui apposta per tradurvelo. «Picchiate e vi sarà aperto». La condizione del «momento propizio» non c'è nel testo; ma… oh Dio!.. si legge tra le linee. (Alzandosi) E io vi dimostrerò che…
(interrompendolo esasperata) Basta! Basta! Basta! Non mi irritate di più. Coi vostri quarant'anni suonati, dovreste giudicarmi meno superficialmente. Le condizioni speciali della mia vita non possono escludere, è vero, la probabilità, vicina o lontana, d'una dedizione; ma da questo a quello che dite voi, ci corre! ci corre!
Io dico lo stesso in sostanza, perchè tutte le donne, quando stanno per cadere, credono in buonissima fede di trovarsi nelle condizioni speciali che non solo giustificano ma esigono la caduta. E penso io forse che esse abbiano torto? Oibò! Io non faccio che applicare a voi una legge naturale, comune a tutta la femminilità militante: – «non sono veramente sagge che le donne a cui non si chiede niente».
(scattando) Badate, però, che possono essere sagge, malgrado loro, anche quelle a cui si chiede troppo!
Io vi auguro che s'indovini sempre la misura giusta della richiesta.
Ed io auguro a voi che s'indovini sempre la misura giusta del rifiuto! (Presa