Ordulfo No! Tu non puoi metter piede qua dentro!
Arialdo Fuori! Fuori!
Landolfo (a Bertoldo). Sortilegio, sai! Demonio evocato dal Mago di Roma! Cava, cava la spada! (fa per cavare la spada anche lui.)
Giovanni (gridando). Finitela, vi dico! Non fate i matti con me! È arrivato il signor Marchese in comitiva…
Landolfo (stropicciandosi le mani ). Ah ! Benissimo! Ci sono signore?
Ordulfo (c.s.). Vecchie? Giovani?
Giovanni Ci sono due signori.
Arialdo Ma le signore, le signore, chi sono?
Giovanni La signora Marchesa con la figlia.
Landolfo (meravigliato). Oh! E come?
Ordulfo (c.s.). La Marchesa, hai detto?
Giovanni La marchesa! La marchesa!
Arialdo E i signori?
Giovanni Non lo so.
Arialdo (a Bertoldo). Vengono a darci il contenuto, capisci?
Ordulfo Tutti messi di Gregorio VII! Ci divertiremo!
Giovanni Insomma mi lasciate dire?
Arialdo Dì! Dì!
Giovanni Pare che uno di quei due signori sia un medico.
Landolfo Oh! Abbiamo capito, uno dei soliti medici!
Arialdo Bravo, Bertoldo! Tu porti fortuna!
Landolfo Vedrai come ce lo lavoreremo, questo signor medico!
Bertoldo Io penso che mi troverò, così subito, in un bell’impiccio!
Giovanni Statemi a sentire! Vogliono entrare qua nella sala.
Landolfo (meravigliato e costernato). Come! Lei? La marchesa, qua?
Arialdo Altro che contenuto, allora!
Landolfo Nascerà davvero la tragedia!
Bertoldo (incuriosito). Perché? Perché?
Ordulfo (indicando il ritratto). Ma è quella lì, non capisci?
Landolfo La figliuola è la fidanzata del marchese.
Arialdo Ma che sono venuti a fare? Si può sapere?
Ordulfo Se lui la vede, guai!
Landolfo Ma forse ormai non la riconoscerà più!
Giovanni Bisogna che voi, se si sveglia, lo tratteniate di là
Ordulfo Sì! Scherzi? E come?
Arialdo Sai bene com’è!
Giovanni Perdio, anche con la forza! – Se mi hanno comandato così! Andate, andate!
Arialdo Sì sì, perché forse a quest’ora si sarà già svegliato!
Ordulfo Andiamo, andiamo!
Landolfo (avviandosi con gli altri, a Giovanni). Ma poi ci spiegherai!
Giovanni (gridando loro dietro). Chiudete costà, e nascondete la chiave! Anche di quest’altra porta! (Indica l’altro uscio a destra.) Landolfo, Arialdo e Ordulfo via per il secondo uscio a destra.
Giovanni (ai due valletti). Via, via anche voialtri! Di là! (indica il primo uscio a destra)
Richiudete la porta, e via la chiave!
I due valletti escono dal primo uscio a destra. Giovanni si reca all’uscio di sinistra e lo apre per far passare il marchese Di Nolli.
Di Nolli Hai dato bene gli ordini?
Giovanni Sì, signor Marchese. Stia tranquillo.
Il Di Nolli riesce per un momento a invitar gli altri a entrare. Entrano prima il barone Tito Belcredi e il dottor Dionisio Genoni, poi donna Matilde Spina e la marchesina Frida, Giovanni s’inchina ed esce. Donna Matilde Spina è sui 45 anni; ancora bella e formosa, per quanto con troppa evidenza ripari gl’inevitabili guasti dell’età con una violenta ma sapiente truccatura, che le compone una fiera testa di walkiria. Questa truccatura assume un rilievo che contrasta e conturba profondamente nella bocca, bellissima e dolorosa. Vedova da molti anni, ha per amico il barone Tito Belcredi, che né lei né altri han mai preso sul serio, almeno in apparenza. Quel che Tito Belcredi è poi in fondo per lei, lo sa bene lui solo, che perciò può ridere, se la sua amica ha bisogno di fingere di non saperlo; ridere sempre per rispondere alle risa che a suo carico le beffe della marchesa suscitano negli altri. Smilzo, precocemente grigio, un po’ più giovane di lei, ha una curiosa testa d’uccello. Sarebbe vivacissimo, se la sua duttile agilità (che lo fa spadaccino temutissimo) non fosse come inguainata in una sonnolenta pigrizia d’arabo, che si rivela nella strana voce un po’ nasale e strascicata. Frida, la figliuola della marchesa, ha 19 anni. Intristita nell’ombra in cui la madre imperiosa e troppo vistosa la tiene, è anche offesa, in quest’ombra, dalla facile maldicenza che quella provoca, non tanto più a suo danno, ma a danno di lei. È però già per fortuna fidanzata al marchese Carlo Di Nolli: giovine rigido, molto indulgente verso gli altri, ma chiuso e fermo in quel poco che crede di poter essere e valere nel mondo; per quanto forse, in fondo, non lo sappia bene neanche lui stesso. È, a ogni modo, costernato dalle tante responsabilità che crede gravino su lui; così che gli altri sì, gli altri possano parlare, beati loro, e divertirsi; lui no, non perché non vorrebbe, ma perché proprio non può. Veste di strettissimo lutto per la recente morte della madre. Il dottor Dionisio Genoni ha una bella faccia svergognata e rubiconda da satiro; con occhi fuoruscenti, corta barbettina arguta, lucida come d’argento: belle maniere, quasi calvo. Entrano costernati, quasi paurosi, guardando la sala con curiosità (tranne il Di Nolli); e parlano dapprima a bassa voce.
Belcredi Ah, magnifico! magnifico!
Dottore Interessantissimo! Anche nelle cose il delirio che torna così appunto! Magnifico, sì sì, magnifico.
D. Matilde (che ha cercato con gli occhi in giro il suo ritratto, scoprendolo e accostandosi). Ah, eccolo là! Mirandolo a giusta distanza, mentre insorgono in lei sentimenti diversi. Sì sì…Oh, guarda…Dio mio… chiama la figlia: Frida, Frida…Guarda…
Frida Ah, il tuo ritratto!
D. Matilde Ma no! Guarda! Non sono io: sei tu, là!
Di Nolli Sì, è vero? Ve lo dicevo io.
D. Matilde Ma non avrei mai creduto tanto! Scotendosi come per un brivido alla schiena: Dio, che senso! Poi, guardando la figliola: Ma come, Frida? Se la stringe accanto, cingendole con un braccio la vita. Vieni! Non ti vedi in me, tu, là?
Frida Mah! Io, veramente…
D. Matilde Non ti sembra? Ma come non ti sembra? Voltandosi al Belcredi: Guardate voi, Tito! Ditelo voi!
Belcredi (senza guardare). Ah, no, io non guardo! Per me, a priori, no!
D. Matilde Che stupido! Crede di farmi un complimento! Rivolgendosi al dottor Genoni: Dica, dica lei Dottore!
Dottore (fa per accostarsi).
Belcredi (con le spalle voltate, fingendo di richiamarlo di nascosto). Ps! No, dottore! Per carità, non