Mel non rispose. Non poteva litigare con Krista, soprattutto dal momento che verosimilmente aveva ragione. Lasciò la strega a se stessa e si diresse fuori, determinata a sfogare un po’ dell’energia che le bruciava dentro.
Lungo il tragitto vide Maya che scendeva le scale con un vassoio pieno di zuppa fumante. La leonessa non disse nulla e lei restituì il favore. Maya non sembrava essere di buon umore e Mel non aveva alcun desiderio di contrariarla. Non ancora.
Le parole di Krista la assillavano. Non era mai stata così pronta a fidarsi, così veloce ad offrire la sua lealtà. Eppure, quando si trattava di Luke Torres, Mel aveva paura di scoprire fino a che punto sarebbe arrivata esattamente. Il tradimento era fuori questione. Il solo pensiero la faceva star male e non poteva nemmeno prendere in considerazione la possibilità che lui le si rivoltasse contro. Semplicemente non sapeva se poteva rimanere e sperare per il meglio. Lui era un alfa, lei una ladra senza branco. I loro mondi non si incontravano.
Mai.
Si ritrovò fuori, nel giardino di Luke. Un breve tratto di prato ben curato terminava bruscamente nella fitta foresta del Colorado. Si incamminò fra gli alberi, e una volta al riparo si spogliò dei vestiti e si chinò per cambiare forma. Le ci volle un po’ di tempo. Le sue mute complete non erano niente di speciale, non erano più dolorose dopo anni di pratica, ma ci voleva più di un minuto per passare da donna a leopardo.
Una volta completata la trasformazione si stiracchiò, lasciando che i lunghi artigli scavassero nella terra morbida. La smaterializzazione della sua forma umana e la ricomposizione in forma animale erano una bella sensazione. Percepiva ogni muscolo del suo corpo felino e la forza racchiusa nelle sue linee flessuose e letali. Non c’era niente di meglio. Nemmeno l’ebbrezza del furto.
Si mise a correre, lasciando che il vento la guidasse attraverso la foresta, schivando gli alberi e arrampicandosi. Continuò senza mai fermarsi così a lungo da perdere la cognizione del tempo. Non che per lei fosse importante, in quella forma. Un leopardo non aveva bisogno di orologi.
Dopo un’eternità, o forse solo un secondo, sentì un odore delizioso, felino come il suo ma diverso, maschile e che sapeva di savana invece che di giungla. Un leone. Il suo leone. Era uscito per giocare, e per il momento avrebbe avuto occhi solo per lui.
4
Capitolo Quattro
A Luke venne quasi da vomitare guardando Krista lavorare su Cassie. Non aveva mai visto la strega all’opera, non ne aveva mai vista lavorare nessuna in realtà e a quel punto sarebbe stato felice se non avesse mai più dovuto osservare gli effetti di un incantesimo su qualcun altro. Cassie si era agitata e contorta, urlando e pregandoli di smettere. Krista tuttavia li aveva avvertiti che la ragazza lo avrebbe fatto e che se non avessero proseguito in fin dei conti l’avrebbero solo danneggiata di più.
Luke aveva desiderato fermarla, ma Cassie voleva che Krista lanciasse l’incantesimo... Così, nonostante il dolore, non l’aveva interrotta e aveva trattenuto Maya dall’intervenire.
Forse Mel aveva avuto l’idea giusta. Era fuggita prima che quell’indefinibile tanfo di magia si diffondesse nella stanza, e non sapeva dove fosse andata. Forse era tornata in camera sua, o forse gli stava svaligiando l’intera casa. Ora che era tornata in possesso della pietra per cui era venuta poteva semplicemente andarsene, avendo raggiunto il suo unico obiettivo nel lavorare con lui. Era stata una mossa stupida, lo sapeva, ma ciò non lo aveva fermato.
Quando l’alfa decideva qualcosa, andava fino in fondo. Era la risolutezza a permettergli di rimanere a capo del branco.
Quindici minuti dopo il suo inizio, la magia si interruppe. Le urla di Cassie si spensero e l’unico suono nella stanza rimase il respiro affannoso di Krista.
Luke studiò la sorella. Il sudore le incollava i capelli biondi al viso e lei respirava profondamente, col petto che si sollevava teso ad ogni inspirazione. Era viva, incosciente ma viva. Rivolse lo sguardo su Krista. La sua pelle color miele era pallida, ed era coperta di sudore come la sorella. Sembrava che, per quanto impossibile, avesse perso due chili in altrettanti minuti. Appariva prosciugata, esausta, in condizioni terribili.
“È fatta, Alfa,” disse la strega, con uno sguardo duro come l’acciaio negli occhi castani. “È viva.”
Luke non aveva più energie per le minacce. Cassie era viva, era l’unica cosa che contasse. Avrebbero risolto il resto in mattinata. “Grazie,” le disse, e lasciò la stanza. Krista lo seguì e barcollò lungo il corridoio fino all’alloggio che divideva con Mel.
Maya uscì per ultima. “Farò venire Ginny a stare con lei.” Guardò Krista allontanarsi. “Ha rischiato la vita per salvare Cassie.”
Maya gli stava nascondendo qualcosa, ma lui si fidava di lei anche se aveva dei segreti. “L’ho ringraziata. Lei e Mel sono mie ospiti.” Proprio in quel momento Luke prese una decisione che avrebbe potuto essere anche peggio dell’aver restituito alla ladra la sua pietra, se si fosse sbagliato. “Libero Mel da ogni obbligo per i suoi crimini e per quelli dei suoi soci.”
Se ne andò prima che Maya potesse fare domande. Aveva bisogno di correre.
Uscire dalla sua stessa casa senza essere fermato non avrebbe dovuto essere un compito così difficile, ma fra vampiri, streghe e ladri ovunque, lui e i suoi leoni erano in costante e piena allerta. Eppure Luke aveva scelto il momento giusto e arrivò quindi alla foresta senza contrattempi. Si chiese se Mel si sentisse così, quando si introduceva nelle case di estranei nel cuore della notte per rubare le loro cose.
Sperava che provasse un po’ più di un semplice fastidio durante quelle incursioni. Un misto di paura ed eccitazione, la stessa sensazione che si era impossessata di lui durante la loro spedizione in Messico. Se non fosse stato per Inicio Nunca, i suoi ricordi sarebbero stati più piacevoli. Quell’uomo aveva ucciso il padre di Luke più di vent’anni prima. Per una buona riuscita della missione, lui e Mel l’avevano lasciato vivere. Un giorno, Luke gli avrebbe dato la caccia e si sarebbe vendicato. Ma non sarebbe successo quel giorno. Non sarebbe successo nemmeno molto presto.
Si spogliò dei vestiti e si accovacciò per la muta. Ma ancor prima del fremito iniziale della trasformazione, si bloccò. Non era solo in quei boschi. La sua ladra lo stava osservando. Aspettava.
Era un atto intimo trasformarsi davanti ad un’altra persona, ma sapere che Mel lo stava osservando non lo fermò. La muta fu rapida, come sempre. Un attimo prima era un uomo accovacciato a terra nella foresta, e neanche dieci secondi dopo al suo posto c’era un leone gigantesco, fatto più per le vaste distese dell’Africa subsahariana che per le foreste e le montagne nel bel mezzo degli Stati Uniti.
Eppure non c’era nessun altro posto dove avrebbe preferito essere in quel momento. Soprattutto non dopo che un magnifico leopardo era sgusciato fuori da un gruppo di alberi incrociando il suo cammino. Lei si avvicinò, sfiorando con la coda la sua criniera e lanciandosi poi in volata prima che lui potesse fermarla.
Luke non ruggì. Quella non era una sfida per il suo branco, era una cosa personale e lui non era disposto a condividere la sua compagna con nessuno. Né ora, né mai. Prima lei se ne fosse resa conto, meglio sarebbe stato.
La inseguì, spaventando una lepre nella boscaglia. Non era quella il suo obiettivo, non gli interessava, non ancora. La sua preda non era neanche lontanamente così spaurita. Dopo diversi minuti che correva senza vederla si rese conto che forse era lui, non Mel, la preda. Se pensava che lui l’avrebbe tollerato, la ladra si sbagliava di grosso.
Si immobilizzò, ascoltando il silenzio della foresta. Già un’altra volta l’aveva inseguita, ma sembrava passata una vita intera. In quel momento non c’era rabbia in lui, non nei suoi confronti. Sentì un ramo spezzarsi davanti a sé