Rimase a bocca aperta quando mi vide in piedi davanti a lei
«Non so se ti ricordi di me.» Chissà se era riuscita a pensare ad altro, dall’ultima volta che l’avevo vista. Perché di sicuro io non c’ero riuscito.
«Certo che sì.» Un rossore salì a tingerle le guance. Il mio drago apprezzò molto. Era passato molto tempo dall’ultima volta che la mia bestia aveva avuto un’opinione su qualcosa. Quella donna aveva più di un po’ di magia: c’era un fuoco acceso dentro di lei.
Non era solo un incantesimo. Era la mia compagna. Non ero mai stato più sicuro di qualcosa nei miei mille anni su questa terra.
«Questo posto è occupato?» le chiesi.
«No. Prego, siediti.» Si affrettò a liberarmi un po’ di spazio sul tavolo, e quasi fece rovesciare la tazza. «Speravo di rivederti.»
Sì, commentò il mio drago. L’incantesimo aveva colpito anche lei. «Vorrei che avessimo avuto la possibilità di parlare, alla svendita.»
«Non pensavo che a uomini come te interessassero cose di quel genere. Non che io stia giudicando» ridacchiò, poi si sporse in avanti. «Posso farti una domanda strana?»
La mela non era caduta lontano dall’albero, a quanto pareva. Era identica a Nora quando aveva la sua età. Gli occhi azzurri scintillanti, le guance rotonde, il naso all’insù.
«Chiedimi tutto quello che vuoi.»
Si morse il labbro. «Non posso credere che questa sia la prima cosa che sto per chiederti, ma hai avuto una storia con mia nonna?»
La mia risata risuonò nella caffetteria. Gli altri clienti seduti ai tavoli che ci circondavano si voltarono a guardare. Finora avevano fatto un buon lavoro, fingendo che Tyson Drake che parlava con la nipote di Nora Whynot fosse una cosa perfettamente normale.
Non sapevo ancora il suo nome.
«Cosa ti ha fatto venire in mente un’idea del genere?»
Il suo sospiro finì in un cipiglio. «Mi ha detto di dimenticarmi di te, ma non mi ha spiegato il perché. Ho una fervida immaginazione, e credo di essermi lasciata trascinare.»
«No. Non ho avuto una relazione con tua nonna.» Riuscivo a malapena a rimanere serio, pronunciando quella frase. «Hai intenzione di rispettare i suoi desideri? Perché posso andarmene...»
«No» disse velocemente. Per un secondo dubitai che ci fosse un incantesimo, ma Nora lavorava in modi misteriosi. «Per favore, resta. Ho un’altra confessione da farti.»
Le sue guance si tinsero ancora di più, e abbassò lo sguardo sul suo laptop.
«È qualcosa su cui potrebbero chiedermi di testimoniare in tribunale?» le chiesi.
Lei fece un ampio sorriso. «Spero proprio di no. Non è una cosa brutta. Non... non sono riuscita a smettere di pensare a te.»
Il sollievo mi travolse. Ma dovevo giocarmela bene. «Davvero?»
«Sì.» Ora si vergognava meno di ciò che aveva detto. «E adesso penso che tu sia ancora più bello di quanto non fossi la prima volta che ti ho visto.»
Quella vibrazione minacciò di fulminarmi. «Anch’io ho una confessione da farti.»
«Non sei un serial killer, vero?» Le sue labbra tremarono mentre cercava di rimanere seria. «La nonna mi ha detto di starti lontana. Speravo fossi un suo vecchio amante, non un nemico, ma bisogna far buon viso a cattivo gioco. A meno che tu non abbia avuto un cameo in uno di quei programmi TV in cui si dà la caccia ai serial killer.»
«Non sono un serial killer.» Questa donna era eccessiva. Più tardi le avrei detto che avevo degli omicidi a mio carico, ma ora l’avrebbe spaventata. Non potevo permettermi di farlo. «Quello che volevo confessarti è che nemmeno io riesco a smettere di pensare a te.»
Lei espirò, ed era inutile combattere quel sorriso. Avrei dovuto scrivere un biglietto di ringraziamento a Nora, una volta che le avessi tolto quella scatola. Mi aveva fornito l’arma migliore contro cui combattere.
È un incantesimo, gemette il mio drago. Adesso era completamente sveglio e brontolone. Una volta spezzato, voi due non sarete più in grado di stare nella stessa stanza.
Il mio drago non si era mai sbagliato, ma c’era una prima volta per tutto.
«Ti chiami Tyson, giusto?» chiese scuotendo la testa. «Mi sento come se ci fossimo appena professati amore eterno, e non sono nemmeno sicura di quale sia il tuo nome.»
«Sì, è Tyson» le confermai ridacchiando. Lei rese la parte successiva meno imbarazzante. «E il tuo qual è? Non voglio chiamarti la nipote di Nora ogni volta che ti vedo.»
«Oh, sei carino. Mi chiamo Sophie.»
Tese la mano, come se avessimo bisogno di una presentazione formale. La portai alla bocca e la baciai. Presto avrebbe scoperto che ero tutt’altro che carino, e che non era più tempo di giocare.
Era solo una questione di affari.
Ma non significava che non potessi divertirmi mentre facevo i miei interessi.
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Capitolo 3
Sophie
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«Immagino che tu ne abbia trovato uno buono» disse la nonna dopo cena. Avevamo mangiato cibo da asporto dopo che il timer del forno non aveva funzionato e avevamo bruciato le lasagne. Negli ultimi giorni erano successe altre cose strane, ma quella sera sarei stata felice anche di mangiare segatura, per cena. Ero ancora su di giri dopo aver preso un caffè con quell’uomo sexy.
Non avevo ancora una vita sociale a Summerland, quindi il programma di quella sera consisteva nel guardare i giochi a premi in TV con la nonna.
La faccia stava iniziando a farmi male tanto stavo sorridendo, ma era un bene tenere la nonna sulle spine. «Di cosa stai parlando?» le chiesi.
Non le avevo ancora detto niente di quello che era successo al bar. In quanto incantatrice, la nonna sapeva leggere l’energia, e sapeva che la mia non era un granché.
«Uno di quei giocattoli. Per il tuo blog.» Indicò la mia camera da letto. «Io sorrido in quel modo solo se...»
«Nonna!» Quella donna sarebbe stata la mia rovina. Non che non si meritasse un po’ di divertimento, ma non avevo bisogno di sentirglielo raccontare. Non appena il blog avesse iniziato a decollare, mi sarei trovata un posto tutto mio dove stare.
Magari con un coinquilino sexy. O almeno un amico muscoloso che mi aiutasse a traslocare.
«Okay, non è uno dei tuoi giocattoli. Mi dirai cosa ti ha resa così felice o devo portarti al pronto soccorso e dire al dottore che hai sbattuto la testa?» La nonna strinse le labbra e mi esaminò in cerca di altri segni di ferite.
«No.» Le diedi una spintarella con il piede e feci quasi cadere la gigantesca ciotola di popcorn tra di noi. Era una delle mie tradizioni preferite, risalente a quando andavo a trovare