«Sei in combutta con quella lucertola troppo cresciuta?» sbottò lei. La nonna aveva i suoi gusti, ma si stava comportando in modo terribilmente territoriale con la scatola. «Ti do venti dollari per tutte e due.»
Venti dollari. Jerry strinse le labbra, e io mormorai un mi dispiace.
«Accetto. Ma ti ho avvertita.»
«Non esiste la sfortuna, solo le cattive intenzioni» mormorò la nonna mentre gli consegnava i soldi. Si girò sui tacchi e fece un cenno con la testa perché la seguissi. Per quanto riguardava la nonna, quella svendita era terminata.
Non avevo idea di cosa fosse appena successo. Seguii la nonna fino alla macchina, superando quel bellissimo uomo che lei aveva definito un rettile, che era ancora in piedi vicino al tavolo dei gioielli, sbalordito.
La nonna fece quasi fuori le gomme quando uscì dal parcheggio.
«Mi vuoi spiegare cos’è appena successo?» le chiesi.
Lei emise un suono di disapprovazione. «Volevo la scatola. E non avrei permesso a Fiato di Lucertola di contrattare per averla.»
«Dubito che quel tipo avesse il fiato di una lucertola. Sembrava...» Come potevo ammorbidire un po’ le cose parlando di Super Sexy, dal momento che la nonna, evidentemente, nutriva del rancore nei suoi confronti? «Aveva un gran buon odore.»
Ecco, non c’era da stupirsi che fossi ancora single.
Lei emise un lungo sospiro. «Sì, è bello, ma devi dimenticarti di lui.»
Dimenticarmi di lui? Di quegli occhi? Di quella voce? Non sarebbe successo tanto presto. Avevo una scatola intera piena di sex toys che aspettavano solo di essere provati, e avevo un disperato bisogno di quel tipo di ispirazione.
«Voi due, ovviamente, vi conoscete già.» Diedi alla nonna la possibilità di tappare gli enormi buchi di quella storia, ma lei si limitò a serrare le labbra. «Sarebbe molto più facile portargli rancore assieme a te se mi spiegassi cosa ti ha fatto.»
«Più a lungo rimani a Summerland, più a lungo ti renderai conto che non tutto è come sembra.» La nonna pigiò di nuovo con forza sui freni: una macchina era sfrecciata fuori da un parcheggio come se non ci avesse nemmeno viste. «C’è mancato poco.»
«Non hanno nemmeno frenato.» Il mio cuore stava battendo all’impazzata. «Se questa cosa ha a che fare con la magia, mi piacerebbe che me la spiegassi. Sono qui per imparare. La mamma non ha risposto a nessuna delle mie domande al riguardo.»
«Tua madre di certo non mi ha reso le cose facili.» Non parlavamo spesso di mia madre proprio per quel motivo. Era l’opposto della nonna, abbracciava l’ordinario, mentre la nonna si dilettava con lo straordinario. «Non posso insegnarti tutto in un giorno.»
«Stai parlando per enigmi» gemetti. «Se non me lo dici, darò per scontato che tu abbia avuto una focosa relazione con quell’uomo, e che il motivo per cui vuoi che gli stia alla larga è perché a letto faceva schifo.»
La nonna rise. «Pensa ciò che vuoi, Sophie. Ho accettato di insegnarti la magia, ma questo significa che lo faremo alle mie condizioni. La magia ha bisogno della giusta energia per prosperare. L’odio e l’intimidazione la soffocano come una candela spenta.»
«Scusa» le dissi. La sua resistenza a parlarmi di quel tipo stava facendo sbocciare la mia curiosità.
Entrò nel vialetto, spense il motore e poi posò una mano sulla mia. Non sembrava affatto una donna di settantacinque anni. E io avevo ereditato quella qualità. Le mie amiche venivano chiamate signora, mentre a me veniva ancora chiesta la carta di identità quando dovevo comprare anche solo del vino in cartone. «Non volevo insinuare che tu sia stata irrispettosa. Ma considera quella di oggi una lezione. E dimenticati di quell’uomo.»
«Okay per la prima cosa.» Mi chinai e la baciai su una guancia. «Ma per la seconda? Impossibile.»
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Capitolo 2
Tyson
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Nora Whynot era la peggior incantatrice del mondo. Ma essendo l’unica un po’ professionale di Summerland, era ancora in attività. La sua magia aveva più cortocircuiti di una scheda madre bruciata, e avrei dovuto lasciare quella svendita nel momento in cui l’avevo vista gironzolare tra i tavoli.
Avrei davvero dovuto.
Forze più potenti di lei mi avevano trattenuto lì, distraendomi dal mio scopo. Ora dovevo dire al resto dei ragazzi che Nora Whynot aveva avuto la meglio su di noi. Ancora.
Il nome con cui chiamavamo gruppi come il nostro era tuono, una parola evocativa che rendeva bene l’idea di chi, o cosa, noi fossimo.
«Dov’è la scatola?» mi chiese mio fratello Chance. Tecnicamente, era più vecchio di me. Secondo Chance la cosa aveva ancora un certo peso, ma per me era una cazzata. Nella nostra forma umana, noi cinque membri rimanenti del tuono ci presentavamo come uomini sulla trentina. Un’età perfetta, in cui si era degni di fiducia in un contesto professionale, ma in cui la gente si chiedeva perché fossimo ancora single.
Era passato così tanto tempo da quando qualcuno di noi aveva assunto la sua forma di drago, che non riuscivo a ricordare che aspetto avessimo così. E dovevamo ringraziare Nora Whynot per essere rimasti bloccati come esseri umani negli ultimi cinquant’anni.
Ora aveva lei la reliquia che avrebbe potuto porre fine a quell’incantesimo. O a quella maledizione, come ci eravamo abituati a definirla negli ultimi decenni.
«Dannazione, speravo che anche solo toccare quel cazzo di affare sarebbe stato sufficiente per farti mutare.» Jax, mio cugino, scosse la testa. «Non vedevo l’ora che stasera ci fosse una piccola tempesta di fuoco su Summerland.»
«Somiglia alle rappresentazioni presenti nei grimori?» Tanner era il nostro storico, quello che si aggrappava alla tradizione e che aveva ancora un po’ di magia residua, ma non abbastanza per farlo mutare. «La mia visione era corretta? Se lo era, non posso credere che proprio Jerry, tra tutte le persone, avesse un manufatto sacro nella sua cantina. È pazzesco che fosse un essere umano ad avere ciò di cui abbiamo bisogno, proprio sotto il nostro naso. Cosa diavolo ancora ci sta nascondendo?»
Anche Rafe, che vedeva il lato peggiore di ogni cosa, era senza parole. Si era già alzato per aprire la teca di vetro che conteneva i nostri antichi libri di incantesimi.
Nessuno di loro pensava che sarei tornato senza la reliquia.
«È una scatola, e assomiglia a quella nei nostri grimori.» L’acido mi bruciava la lingua in attesa della dichiarazione che stavo per fare. «Ma ora ce l’ha Nora Whynot.»
«Cazzo.» Rafe richiuse la teca con così tanta forza da farla traballare, e il suo inestimabile contenuto vibrò a causa di quel movimento. «Come ha fatto quella strega a mandare tutto a puttane anche questa volta?»
«C’era sua nipote con lei.»
«Sì, lo sappiamo, è una tipa sexy» gemette Jax. Il tuono teneva d’occhio Nora, nel caso avesse lanciato altri incantesimi mal riusciti. Quindi,