Negli stessi giorni, quattro uomini politici di centro destra erano deceduti per infarto, quasi l’uno di seguito all’altro, coincidenza ben insolita anche se non del tutto impossibile
Di questi fatti e d’attinenti fatterelli i cittadini sarebbero stati tenuti all’oscuro dalle autorità per molto: forse per evitare al popolo ormai superflue spinte all’angustia? Sicuramente con autoritario disprezzo del diritto all’informazione.
Nemmeno Vittorio e, come lui, nessuno nel nostro Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza aveva avuto sentore del progetto eversivo; e lo stesso doveva esser stato negli altri reparti di Polizia28 : il piano era stato magistralmente mantenuto segretissimo.
Solo nel 1967 la notizia sarebbe sfuggita e, raccolta dal settimanale L’Espresso, sarebbe stata da questo divulgata il 14 e il 21 maggio di quello stesso anno con un’inchiesta giornalistica, divenendo di pubblico dominio. Si sarebbe saputo, fra l’altro, che solo nel dicembre 1965 e non prima, al termine cioè d’un duraturo periodo d’indecisione dei vertici politici, il Comandante Generale dei Carabinieri ed ex comandante dei servizi segreti era stato rimosso dal suo incarico; e sarebbe corsa voce, verosimilmente per informazioni dell’onnipresente agenzia di spionaggio statunitense CIA, che se quel generale di corpo d’armata era apparso l’ideatore del piano eversivo, questo poteva esser stato voluto da certi importanti uomini politici della destra democristiana29 .
Sempre dopo il maggio 1967 e in grazia degli articoli de L’Espresso, sarebbe stata finalmente costituita sulla vicenda una commissione parlamentare d’inchiesta. Le sue conclusioni? Avrebbe sancito essersi trattato d’un piano d’emergenza speciale a tutela dell'ordine pubblico, “una deviazione deprecabile” ma non un tentativo di colpo di Stato.
FOTOGRAFIA FUORI TESTO
La prima pagina del numero 21 del 21 maggio 1967 della rivista L’Espresso
Aristide Trastulli, uscito dal suo negozio alle 19 di sabato 18 luglio 1964 per una breve, solitaria passeggiata prima di cena, era sparito.
I primi telefoni da tasca erano ancora di là da venire, i suoi famigliari non avevano potuto provare a rintracciarlo chiamandolo. Già verso le 22 la moglie e i due figli avevano denunciato la sparizione in Questura: la legge italiana del tempo, contrariamente a quelle di altri Stati, non riteneva necessario che, prima di poter procedere alla segnalazione della sparizione d’un famigliare o parente a un corpo di Polizia, fosse trascorso un certo numero di ore o addirittura di giorni, infatti considerava che maggiore sarebbe stata la possibilità di trovare la persona se ci si fosse mossi il prima possibile.
Il funzionario di turno preposto a raccogliere la denuncia, un certo brigadiere Pitrini, dopo aver fatto accomodare il trio davanti alla propria scrivania, aveva chiesto: “A casa c’è qualcuno?”
Aveva risposto Arturo: “Sì, mia moglie con le nostre bambine.”
“Suo padre potrebbe esser tornato mentre loro venivano qui. Per prima cosa è bene controllare. Numero di telefono?”
Avutolo, l’aveva composto sul disco combinatore dell’apparecchio che aveva sullo scrittoio, passando subito la cornetta alla signora madre.
Aveva risposto Clodette, deludendola: “No, purtroppo non c’è. Nemmeno ha telefonato.”
La suocera aveva sospirato e, senza congedarsi dalla nuora, aveva reso il ricevitore al brigadiere.
Il funzionario aveva riagganciato, di seguito aveva ordinato a un agente del suo ufficio, un certo Bianchini, di telefonare a tutti i pronto soccorso torinesi chiedendo se un Aristide Trastulli vi fosse stato ricoverato.
L’agente aveva eseguito. Tempo dopo, avrebbe comunicato al brigadiere che non risultava nessuno con quelle generalità.
Nel frattempo il brigadiere aveva chiesto ai denunzianti se avessero portato foto dell’uomo.
“Sì, ci abbiamo pensato: due fotografie”, gli era venuto dalla signora Iride. Aveva cavato dalla propria borsa un’istantanea a colori del marito, a figura intera, e una sua fototessera in bianco e nero, sorella di quella applicata alla sua carta d’identità. Le aveva allungate al brigadiere.
Il Pitrini le aveva posate sul proprio scrittoio e aveva ordinato all’agente dattilografo che gli sedeva poco distante, pronto a battere i tasti della propria macchina: “Queste te le prendi dopo e le alleghi alla pratica. Cominciamo a scrivere.” Aveva chiesto ai denuncianti: “Quando hanno visto per l’ultima volta lo scomparso?”
La madre: “Poco dopo le 19, subito dopo la chiusura del nostro negozio…”
“...situato?”
“La ditta Trastulli è in via Garibaldi, quasi in piazza Statuto, una trentina di metri prima.”
“Ah, sì, un negozio con molte vetrine, l’ho presente.”
“Sì.