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“La vita è fatta di scelte. Alcune le rimpiangeremo, di alcune ne saremo orgogliosi. Alcune ci perseguiteranno per sempre.”
- Graham Brown
1
Washington, D.C.
OGGI
Cadence
Sedevo nel mio ufficio e scuotevo la testa. Avevo appena finito di leggere un’altra notizia che mi aveva dato il voltastomaco. Cambiamento climatico, sanità, sparatorie a scuola, immigrazione, scandali nel governo—non c’era modo di sfuggirne. Qualche volta desideravo spegnere tutto quel rumore, la politica e le ingiustizie nel mondo. Poi, però, c’erano giorni in cui vedevo il bene sconfiggere il male, ricordandomi il motivo per cui facevo quello che facevo. Ogni volta che vedevo i buoni segnare un punto tutto tornava a valere la pena.
Alzai lo sguardo verso la gigantesca bacheca appesa sulla parete davanti al mio computer, piena di immagini di famiglie e di bambini sorridenti e di bigliettini di ringraziamento. C’erano lettere di apprezzamento dirette a me e ai miei colleghi dei Sognatori di Dahlia, che esprimevano gratitudine per il nostro lavoro nel tenere insieme la loro famiglia.
Sì, ne valeva la pena. LORO ne valevano la pena.
Sorrisi a me stessa proprio quando sentii bussare alla porta del mio ufficio. Allontanando il mio sguardo dalle foto dissi ad alta voce, “Avanti.”
Joy Martin, la mia migliore amica sin dai tempi del Campeggio Riley e attuale responsabile della pianificazione, fece capolino con la testa. Stava sorridendo, i suoi denti bianchi in netto contrasto con la sua liscia pelle color cacao. Restituii il sorriso, apprezzavo sempre il suo sorriso contagioso che non falliva mai nell’illuminare anche le stanze più buie. Il suo nome, Joy, cioè Gioia le si adattava—la emetteva ovunque andasse. Quella qualità la rendeva una vera risorsa per I Sognatori di Dahlia. Le persone che entravano dalle nostre porte avevano bisogno di tutti i sorrisi che potevano avere.
“Mi dispiace, Cadence. Sono stata bloccata in un miliardo di conference call oggi. Volevo passare prima. Come sta andando la giornata?” chiese Joy buttandosi su una sedia davanti a me.
“Non male. Ho fatto qualche piccolo progresso sul caso Álvarez dopo che la famiglia se ne è andata, ma non quanti avrei voluto. Poi sono stata distratta dalla notifica di una notizia che è apparsa sul mio telefono.”
“Ragazza, quante volte te l’ho detto? Ignoralo prima che ti faccia diventare pazza.”
“Ci è già riuscito,” dissi ridendo. “Comunque, devo ancora ripassare i miei appunti per l’incontro con Simon Reed. Dovrebbe essere qui alle tre. Si arrabbierà se non sarò preparata.”
“In realtà sono venuta per parlarti giusto di questo. Ha appena chiamato per dire che è bloccato in tribunale e che per oggi non ce la fa. Ha chiesto se può venire domani mattina alle nove.”
“Chiaro che vuole vedermi di sabato,” brontolai e alzai gli occhi al cielo. “Voglio dire, capisco che sta facendo questo lavoro gratis, ma qualche volta è una vera rottura di palle. Se non fosse un così bravo avvocato lo depennerei dalla nostra lista.”
“Dai, dai, abbi pazienza,” disse Joy con voce cantilenante. “Sai che è una rottura solo perché ti sei rifiutata di uscire con lui.”
“Chissene,” dissi facendo un gesto con la mano e usando di proposito uno dei termini preferiti da mia figlia perché sapevo quanto la irritasse.