Avvenimenti faceti: Raccolti da un Anonimo Siciliano del secolo XVIII. Giuseppe Pitrè. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Giuseppe Pitrè
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066070700
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è documento di demopsicologia, ed è un notevole contributo allo studio delle etimologie popolari, che oramai si avvantaggiano degli importanti lavori di Gustavo Andresen per la Germania, di Nyrop per la Danimarca, di Karlowicz per la Russia, di Palmer per l'Inghilterra.

      Di note illustrative ho voluto esser parco; e la rubrica delle Varianti e Riscontri ho limitata, com'è mio costume, a sole cose italiane edite. Ma siccome ora l'una ed ora l'altra di queste capestrerie si raccontano alla giornata, così qualcuna di esse, come variante inedita, mi è piaciuto di riportare a documento della loro popolarità, ed a svago onesto di chi legge. Nell'indice ho creduto di apporre di mio i titoli ai racconti che nell'originale non ne hanno.

       Palermo, 1 Gennaio 1885.

      G. Pitrè.

Decorazione

      Avvenimenti

       Faceti

       Per mantenere in ame-

       nità innocente le one-

       ste recreazioni

      Raccolte

       In diverse Città, e

       Terre di questo

       Regno.

Decorazione

       Indice

      I In Nicosia[13], rappresentavano con personaggi vivi la Passione di Nostro Signore; per la Crocifissione pigliarono un uomo dozzinale, il quale quando fu l'ora di salire sù la Croce si tolse i calzoni, e li ripose al pie della Croce. Chi rappresentava S. Giovanni, s'era accorto, che nelli calzoni v'erano tarì dodeci[14], e destramente col piede procurava di allontanare dalla Croce i calzoni, per poi far quella preda. Il Crocifisso, che non guardava altro dal suo patibolo che quei calzoni; in accorgersi dell'astuzia di Giovanni, in cambio di proferire qualcheduna di quelle sette celebri parole, gridò ad alta voce, e disse: Giov.e, non ti riminè cù li causun, cha si nò si guasta la Passiun[15].

       Indice

      In Naso[16] similmente facevano una rappresentazione della Passione di nostro Sig.e; quello che rappresentava il Crocifisso era un uomo dozzinale; a piedi della Croce v'era Giov.e e la Maddalena, ch'era figlia di quello che rappresentava il Crocifisso. Or la Maddalena, come ch'era giovina di mediocre aspetto, tirò e i sguardi, e gli amori di quello, che rappresentava il Giov.e, il quale con gesti e con altri segni sollecitava la Maddalena a corrispondergli; quando se ne accorse il Crocifisso, parlò a Giovanne, e gli disse: Giovanni, lassala stari a Maddalena. Vedutosi scoverto, Giovanne si rasciugava, fingendosi addolorato per il grande spettacolo; mà appena s'accorgeva che il Crocifisso rivoltava altronde lo sguardo, tornava Giov.e ad intendersi d'amare colla Maddalena; mà che? Ecco il Crocifisso ripigliò: Santu Dià![17] Giuvanni, lassala stari a Maddalena. Finalmente al 3.o assalto dato dal Giov.e alla Maddalena, scese da Croce il Signore, ed impugnando uno di quei gran chiodi d'essa, pretendea scaricarlo contro Giovanne, il quale per mettersi in salvo lasciò il Calvario e corse nel piano; ed il Crocifisso d'appresso perseguitando a Giovanne; e quella tragedia di dolore mutossi in comedia di riso.

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      In Bronti[18] quell'Arciprete fece al solito la Cena nel Giovedì Santo. Un uomo semplice e mandraio di professione, intenerito per quella funzione, se ne andò al gregge del suo padrone, e scelse dodeci crasti[19]; indi per fare a quelli la lavanda de' piedi, ad uno ad uno li prese, e li mise nella caldaja dell'acqua bollente; d'un subito saltarono a quelli l'unghie; si resero incapaci di stare più in gamba. Intenerito poi quel semplice di quella funzione che avea fatto, tutto compunto con le lagrime agli occhi, comparve innanzi al padrone, e dimandato della cagione del suo lagrimare, rispose: Sig.ri, aju fattu la Zena[20] comu lu Patri Arcipreti: non intendendo quegli il mistero che Zena, ripigliò: Sig.ri, diceva il mandraio, lu Patri Arcipreti lavau li pedi a l'Apostuli, ed iu ficcai li pedi di dudici crasti ntra la lacciata[21] essendu iddi li mei Apostuli. S'infuriò il padrone, e se non era veloce a fuggire, quel pover uomo che avea fatto il Cristo, già averebbe ricevuto la condanna di quel Pilato, di morire anch'egli crocifisso.

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      In S. Marco[22] v'era un gentil'uomo per nome il sig.r Ignazio Lo Presti; quest'era mezzo bleso, mutando nel parlare la r in un misto d'r e d e la l in d. Or trovandosi un giorno della Settimana Santa nella Chiesa del monistero del Salvadore, si faceva ivi una funzione, che si conduceva in un lenzuolo un simulacro di Cristo morto; mentre si cantavano le solite preci, era genuflesso il sig.r Ignazio, e si percuoteva il petto, dicendo: Perdunu, miu Diu, misericordia. Intanto passarono avanti a lui i preti; egli in vedere l'imagine di Cristo morto, investitosi d'una gran pietà, alzò la destra, e benedicendo quella sagra figura disse: Redequiem etednam dona ei Domine; et lux pedpetua luceat ei, commovendo con ciò tutti a risa; e mutando quella scena di pianto in trastullo di gioco.

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      Nella città di S. Filippo[23] nel 1727 in circa fecero la rappresentazione della Passione. Prima che salisse in Croce quell'uomo che doveva rappresentare il Cristo, per non patir di sete volle da bere, e appunto gli diedero un barrile; non s'accorsero quelli che doveano scoprire la scena che quell'uomo non era ancor satullato in Croce; sicchè calarono la tela, e li spettatori che aspettavano quella funesta veduta, s'accorsero ch'il Cristo con un barrile in bocca dissetavasi. Vergognandosi intanto d'una tale apparenza, gittò il barrile sù la Maria, la quale compassionante delle pene altrui, ebbe ad essere compassionata per il gran dolore del colpo ricevuto in testa.

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      In Veria[24] v'è una gran gara tra due chiese e confraternità sotto il titolo dell'Annunziata, e perchè una stà fabbricata nell'alto della terra, e l'altra nel basso, per distinguerle le chiamano la Susa, e la Jusa. Più volte i sudetti fratelli vennero alle mani. Or in un giorno ripigliandosi tra di loro, uno di quelli villani che portava il Crocifisso non potea rimenar le mani a suo modo contro i competitori, ed eruttò: Santu Dià! si non avia ddu diavulazzu di ddu Crucifissu, cci vulia fari a vidiri ecc.

       Indice

      In Veria medesima restò mortalmente ferito un fratello da un colpo ricevuto in testa da quello che portava il Crocifisso dell'emola confraternità. Già arrivò all'ultima agonia. Il prete procurava ch'il moribondo facesse quegl'atti dovuti da un cristiano vicino a morte, e portato un piccolo Crocifisso; il moribondo in vederlo si voltò dall'altro lato; si maravigliavano i circostanti per un tale atto, e maggiormente il persuadeano di stringersi col Crocifisso; allora il moribondo disse: Livatimillu d'avanti, chi chistu picciriddu, quandu crisci divintirà chiù diavulu