Sotto La Luna Del Satiro. Rebekah Lewis. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Rebekah Lewis
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Сказки
Год издания: 0
isbn: 9788835417552
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ferita. Per disinfettarla, rovistò nel kit d’emergenza in cerca della bottiglietta di acqua ossigenata e la applicò, grugnendo per il bruciore. Il taglio era al centro del suo palmo, per cui Lily optò per uno dei grandi cerotti, invece che fasciarlo con una garza. Benché non necessitasse di punti o altro, un po’ di ghiaccio l’avrebbe certamente fatta sentire meglio.

       Lily restituì il kit e attese che Donovan lo rimettesse nel suo zaino, ma non appena lo ebbe fatto, non riuscì più a trattenersi. «Per favore, spiegami come faccio a essere difficile da gestire a letto. E io che pensavo che i ragazzi considerassero una fortuna il fatto di fare sesso praticamente ogni giorno per cinque anni, eccetto un paio di giorni al mese.» Non aveva intenzione di suonare tanto amareggiata, ma come altro avrebbe potuto suonare? Le spalle di Donovan si irrigidirono, mentre si rimetteva lo zaino. Evidentemente, aveva sperato che si fosse dimenticata della questione.

       «Amo il tuo amore per il sesso. Veramente. Il problema è che la maggior parte delle volte ti ci vuole troppo tempo per raggiungere l’orgasmo. Mi sento un completo stronzo a venire prima di te. Se non ti procurassi piacere, non avresti più bisogno di me. Già consumi troppe batterie al mese. So che usi il tuo vibratore quasi ogni giorno. Come pensi che mi faccia sentire, sapere di non essere in grado di soddisfare i tuoi bisogni?»

      Lily arrossì. «Ehm… Non lo uso tutti i giorni. Forse una o due volte alla settimana, quando sei al lavoro e sono troppo irrequieta per riuscire a concentrarmi.» Forse un giorno sì e uno no. Di certo non giornalmente. E l’idea che ci mettesse troppo tempo era ridicola. Con Donovan era già buona che durasse dai sette ai dieci minuti. Okay, a volte per lei quel tempo non era sufficiente. Ma era proprio necessaria tutta quella fretta? Dov’era la passione in un approccio da “una botta e via”? Non aveva alcuna voglia di diventare una di quelle coppie che pianificavano i rapporti segnandoli sul calendario, al pari di un appuntamento dal dentista, per poi non vedere l’ora di togliersi il pensiero e tornare alla normalità. Oltretutto, quale ragazzo usava l’espressione “raggiungere l’orgasmo” in una frase? Idiota.

      «Sei perennemente eccitata!» Donovan si fermò, chiuse gli occhi e alzò la testa al cielo. Come se Dio in persona dovesse inviare degli angeli del Paradiso per premiarlo per essersi ribellato contro la fidanzata dissoluta e immorale. Ex-fidanzata. «Scusa, non volevo farla suonare come una cosa brutta. Non lo è. È fantastico e il sogno di ogni uomo. È solo che, a volte, mi sembra tu mi stia prosciugando per soddisfare i tuoi bisogni, come una succuba.»

      Wow.

      «Se non mi avessi battuta sul tempo, ponendo fine alla nostra relazione, dopo questo commento di certo lo avrei fatto io stessa.» Che genere di uomo tradiva la fidanzata per il troppo sesso? Non aveva alcun senso. Scambiare troppo sesso con altro sesso. Che ipocrita! Forse concedersi tutte le notti la rendeva troppo facile. Oh, no, è vero. Donovan non aveva voglia di fare fatica. Voleva spargere il suo seme e andare a dormire. Per fortuna, sparava a salve.

       «Non ti arrabbiare, Lily. Sei stata tu a chiedermelo.»

       «Oh, non sono arrabbiata. Sono troppo occupata a fare pensieri vogliosi e da troia sul prossimo uomo sul quale userò i miei trucchi da succuba. Non fare caso a me. Forse il ranger in servizio ha voglia di una sveltina.»

      Non avevano parlato molto, da quel momento in poi. Avevano camminato fino a quando la mancanza di luce li aveva costretti ad accamparsi. A quel punto, Donovan si era offerto di raccogliere della legna da ardere, mentre Lily era andata tra i cespugli per fare i suoi bisogni. Dopo aver finito di montare la tenda da sola, si era accorta che ancora non era tornato e una lieve preoccupazione l’aveva assalita. Un po’ di tempo dopo, si era resa conto che si era portato via lo zaino. Con la mappa. Aveva scoperto anche di non aver recuperato la bussola, dopo che era caduta tra i cespugli. E Donovan aveva l’altra con sé. L’aveva abbandonata lì ed era stato un atto premeditato.

      Lily sapeva di non doversi muovere, ma se Donovan si fosse perso? Eppure, si era portato dietro tutte le sue cose senza dire nulla. L’aveva davvero lasciata da sola nei boschi, tornandosene a casa? Oppure voleva solo spaventarla? Lily aveva sempre avuto un discreto senso dell’orientamento. Se avesse usato la posizione del sole come guida, tutto sarebbe andato bene. Avrebbe camminato nella direzione giusta fino a incontrare una torre della guardia forestale o una strada e lì avrebbe chiesto aiuto. Se il suo cellulare non avesse smesso di funzionare, avrebbe potuto chiamare qualcuno o avrebbe potuto usare il GPS o una bussola digitale. Ma la Legge di Murphy era una brutta bestia e al momento Lily ne era in balia.

      Capitolo due

      «Sei un idiota.» Adone sfregò il pollice sul freddo anello d’acciaio che teneva all’anulare destro. Era severamente tentato di trasformare il suo tirso in un pugnale per porre immediatamente fine alla miserabile esistenza di Donovan. Voleva che Lily Anders fosse impaurita e smarrita nella foresta, ma focalizzata sulla propria sopravvivenza, non piena di dubbi sulle proprie doti come amante. «Ti ho detto di svignartela e di lasciarla da sola fra le montagne. Quando mai ti ho chiesto di mollarla e di farla piangere?»

      Aveva davvero, davvero voglia di pugnalare quell’umano. Per sua fortuna, Adone non era un assassino. Donovan O’Donnell, possessore di nome ridondante e allitterato, dal suono talmente irlandese da rendere sorprendente il fatto che non avesse capelli rossi e lentiggini, si infilò la mappa e la bussola nelle tasche dei pantaloncini color kaki e aprì la bocca, come sul punto di replicare con fare saccente.

      Tuttavia, come il suo sguardo cadde su qualcosa di inaspettato, Donovan richiuse la bocca e sbatté le palpebre. I suoi occhi si spalancarono, mentre fissava le corna di Adone, illuminandole con la luce della torcia che teneva tra le mani tremanti. Desolato, umano. Non è un’illusione ottica. Visto il tempo che ci aveva messo per raggiungere il punto d’incontro, la pioggia doveva aver rallentato l’umano, che non era tipo da escursioni all’aria aperta. Se non altro, sapeva leggere una mappa e una bussola e, alla fine, ce l’aveva fatta.

      «Potresti smetterla di puntarmi quella cosa addosso?» chiese Adone, strizzando gli occhi. La luce si abbassò, ma non si spense. Come previsto, quando il raggio illuminò gli altri attributi da satiro, l’umano sussultò per la sorpresa. Sì, degli zoccoli. Ooh, ahh. Spaventoso. Deve essere Lucifero. Deve essere malvagio. Diventa ogni volta meno divertente. Adone portava il nome che era diventato sinonimo di bellezza maschile, eppure quelli che lo vedevano senza l’incanto della magia tremavano dalla paura e dal disgusto. Non me lo meritavo. Non mi sarei nemmeno dovuto trovare sulla montagna quella notte. Ariston gli aveva raccontato del sacrificio di Dioniso e Adone lo aveva convinto ad accompagnarlo. Se Ariston non glielo avesse detto, se non gli avesse offerto un’occasione per far ingelosire Afrodite, Adone non ci sarebbe mai andato. Strinse gli occhi al ricordo, il suo sguardo fisso su Donovan e la sua torcia tremolante.

      Quando il mortale indietreggiò di molti passi, Adone si spazientì. L’incantesimo che lo faceva sembrare umano era sparito ore prima, al calar del sole e non poteva in alcun modo celare la propria natura di notte. Sebbene inizialmente avesse tenuto d’occhio l’umano, Adone se ne era andato dopo che l’idiota aveva definito la ninfa una succuba, per paura di non riuscire a trattenersi e interferire. Ma Donovan non si era presentato nel luogo dell’incontro all’ora stabilita e Adone si era dovuto mettere a cercare l’imbecille, convinto che ci avesse ripensato. Non lo aveva fatto, il che provava ulteriormente la sua stupidità. La ninfa era di una bellezza che meritava di essere apprezzata.

      «Non volevo che accadesse» rispose Donovan, arretrando e inciampando nel terreno accidentato. Dove diamine lo aveva trovato, questo patetico smidollato? Convincerlo ad abbandonare la sua ragazza era stato fin troppo facile e per pochi soldi, in confronto agli standard delle Industrie Bach. Diecimila dollari, ecco quanto gli ci era voluto per ferire emotivamente la fidanzata. Diecimila dollari e Lily Anders non era che un ricordo lontano. Donovan non aveva negoziato per ottenere un prezzo migliore e non aveva neanche finto di essere offeso dalla proposta.

      «Potevi anche non desiderare che accadesse, ma è accaduto. Sono tentato di non pagarti affatto. Ora devo rimediare ai tuoi errori, il che è difficile, visto