Era un locale situato in un seminterrato con una facciata nera vecchio stile.
Entrando scoprii che era piuttosto animato nonostante l’orario diurno. Lì distillavano un gin che avrebbe steso un cavallo. Mentre mi avvicinavo al bancone, l'odore era più intenso.
«Conosci Mr. Mason?» chiesi al cameriere.
«Ehi, amico! Lei chiede di Mason?» gridò un tipo alto e magro con le sopracciglia pronunciate seduto ad un tavolo vicino al bancone.
«É lei?» chiesi.
«Dipende per chi. Tutti quelli che mi offrono un boccale di birra sono i benvenuti.»
Girai la testa e chiesi al cameriere di servirci due pinte.
Il cameriere annuì abbozzando un sorriso. Dalla cucina mi arrivò l'aroma di uno stufato appena fatto. Ero affamato. Presi le birre e mi diressi al tavolo per sedermi.
«Mi chiamo Paul e sono un corrispondente del Daily Tel …»
«So chi è lei» mi interruppe.
Bevve un lungo sorso di birra e la posò sul tavolo.
«Ricordo solo un Henson. Lo vedevo una volta all'anno.»
«Perché non andava alle riunioni?» chiesi. «Ho capito che era uno dei cofondatori.»
«È molto semplice. La compagnia mineraria per cui lavorava lo trasferì nel nord della Spagna. Andava alla Geographical Society solo quando era in vacanza.»
Ad un tavolo vicino c'era un grande clamore per una partita di bridge. Poco più avanti si udiva il suono incessante di freccette che si piantavano nel bersaglio.
«Sai qualcos'altro?»
Mason scosse la testa.
«Molte grazie. Ho un lavoro in sospeso» gli strinsi la mano e tornai in biblioteca.
Ero in un vicolo cieco. La vita di Philip Henson non era interessante. Dopo una settimana di ricerche non avevo nulla di decente da pubblicare.
Chiesi al mio capo se fosse possibile un colloquio con suo zio, poiché era l'unica persona che lo aveva incontrato. Mi comunicò che era impossibile dato che aveva circa novant'anni, era in cattive condizioni di salute e aveva perso la memoria; avevano vietato totalmente le visite.
C'era ancora una settimana di ricerche ma non sapevo dove continuare a cercare. L'unico indizio che avevo era che la sua famiglia proveniva da Newcastle e che faceva parte della compagnia mineraria North Scale Foundation.
Dopo aver preso il tè, mi diressi al quartier generale della fondazione mineraria di Londra. Era un edificio sulle rive del Tamigi da cui si contemplavano eccellenti vedute del Big Ben.
Lì, Mr. Harris, un commercialista con profonde occhiaie, mi incontrò in un elegante ufficio vittoriano. La stanza era piena di fotografie delle industrie minerarie e di un paio di vasi di porcellana.
«Entri e si sieda» disse educatamente, «come posso aiutarla?»
Mi tolsi il cappello e la sciarpa e mi sedetti. C'era un forte vento quel giorno.
«Sto cercando informazioni su una posizione elevata nella sua azienda, Mr. Philip Henson.»
«Temo di non aver avuto il piacere di conoscerlo. Mr. Henson è morto diversi anni fa.»
Sul tavolo c'era un luccicante elmetto da miniera e un enorme pezzo di carbone all'interno di un'urna. Accennai a toccarla, ma rinunciai quando vidi che il tipo mi guardava accigliato.
«Potrebbe dirmi qualcosa su di lui?»
«So solo che la sua famiglia proveniva dalla contea di Melvintone, nei dintorni di Newcastle.»
Aprirono la porta e la sua segretaria gli disse che lo stavano aspettando.
«Sua moglie vive lì?»
«Non so nulla di più.»
«Grazie mille, Mr. Harris. Molto gentile.»
Mi congedai con una stretta di mano e uscii dall'ufficio.
Quando lasciai gli uffici, vidi in fondo alla strada la fermata del tram che mi avrebbe riportato a casa. Mentre i passeggeri salivano, mi sembrò di distinguere lo stesso ragazzo che mi stava osservando al Museo.
Senza pensarci due volte, corsi fino alla fermata; un paio di passanti mi insultarono quando li spinsi via. La distanza sembrava breve, ma mentre avanzavo mi sentivo soffocare; stavo invecchiando senza accorgermene.
Riuscii ad attaccarmi al binario posteriore del mezzo proprio mentre il tram si metteva in marcia. Arrivai dentro sfinito, mi chinai e iniziai a tossire, quasi vomitando nel mezzo del tram.
Un piccolo tumulto montò intorno a me, alzai la testa e guardai il ragazzo uscire dall'altra porta quando notò la mia presenza. Non mi restava più la forza per seguirlo di nuovo.
Prima del sorgere del sole andai a Victoria Station e comprai un biglietto del treno per Newcastle. Era la mia ultima possibilità e non me la sarei persa.
Il tragitto mi sembrò breve. Erano solo quattro ore di viaggio in cui si poteva contemplare la grande varietà di colori che i paesaggi della campagna inglese offrivano durante la primavera.
Newcastle è una città grigia, con case basse, dove le persone sono un po' scontrose e non accolgono troppo bene gli stranieri. Fortunatamente non ero lì in vacanza e avrei trascorso un giorno o due al massimo.
Quella mattina noleggiai un'auto e mi diressi in periferia. I paesaggi erano proprio come Emily Brontë li descriveva nei suoi romanzi: brughiere nebbiose con vegetazione sparsa, abbondanti paludi puzzolenti e piccole colline erose dal forte vento e dal freddo durante tutto l'anno. Il tutto accompagnato da una pioggia incessante ancora più intensa rispetto al resto del Paese.
Passai la notte nella pensione della città più vicina alla villa degli Henson. La cena fu squisita e il proprietario mi indicò il percorso che dovevo prendere per raggiungere le loro terre.
Gli Henson vivevano in una fattoria di diverse miglia di estensione a breve distanza dal luogo in cui avevo trascorso la notte: una formidabile dimora a due piani costruita nel XVIII secolo in granito scuro dove spiccavano grandi rampicanti che salivano alle grandi finestre. Sul lato destro si distingueva una piccola palude circondata da betulle dove diverse coppie di cigni bianchi nuotavano maestose.
Il maggiordomo mi fece aspettare alla porta per un po', poi mi disse di seguirlo sul retro della villa; lì c'era un'anziana che si prendeva cura di splendidi cespugli di rose.
Era sua sorella, Emma Henson, una vecchia signora con i capelli argentati e un ampio sorriso, che indossava un elegante abito bianco.
«Piacere di conoscerla.» Si tolse il guanto da giardinaggio e mi strinse la mano.
«Piacere mio.»
«Mi è stato detto che lei viene da Londra per vedere mio fratello.»
«Esattamente. Sono un corrispondente del Daily Telegraph. Stiamo realizzando una serie di reportage sulla Geographical Society.»
La signora Henson fece un cenno al maggiordomo e in pochi minuti ci servirono il tè con una fetta di torta di lamponi.
«Sappiamo che suo fratello era uno dei co-fondatori della Geographical Society e che in seguito partì per la Spagna.»
«Lì ha fondato una filiale della Geographical Society di Londra. Era comune in quegli anni che molti geografi destinati in altri Paesi fondassero nuove associazioni simili all'originale.»
Dall'altra parte del giardino si sentiva il suono delle cesoie del giardiniere che potavano una bella siepe.
«Potrebbe dirmi quali spedizioni sono state effettuate dalla società spagnola?»
Lei scosse la testa.
«E le spedizioni in Sud America e Medio Oriente?»
«Non conosco tali spedizioni. È la prima volta che ne sento parlare.»
Gli