Una risata acuta fu l’unica risposta che ricevette, quando la scala antincendio iniziò a cedere, rompendosi sotto il suo peso.
E poi improvvisamente erano le mani di qualcun altro a scuoterla.
“Per favore, svegliati! Svegliati!”
Cassie aprì gli occhi.
Le luci del dormitorio erano accese, e lei si ritrovò a fissare le due gemelle dai capelli scuri. La stavano guardando con un’espressione di preoccupazione mista a fastidio.
“Hai avuto un sacco di incubi, e stavi urlando. Stai bene?”
“Sì, sto bene. Mi dispiace. Mi capita di fare brutti sogni”.
“È fastidioso”, aggiunse l’altra gemella. “Non c’è niente che tu possa fare per fermarli? Non è giusto nei nostri confronti; lavoriamo di giorno, e oggi abbiamo un turno da dodici ore”.
Cassie si sentì oppressa dai sensi di colpa. Avrebbe dovuto sapere che i suoi incubi avrebbero dato enormemente fastidio in una stanza condivisa.
“Che ore sono?”
“Ora sono le quattro e mezza del mattino”.
“Mi alzo”, decise Cassie.
“Sei sicura?” Le gemelle si scambiarono uno sguardo sorpreso.
“Sì, sono sicura. Mi spiace molto di avervi svegliato”.
Scese dal letto, sentendosi disorientata e in preda alle vertigini per via del sonno; indossò velocemente la maglia nell’oscurità, poi, afferrata la sua borsa, uscì dalla stanza e chiuse la porta senza far rumore.
Il salotto era vuoto, e Cassie si sedette su uno dei divani, ripiegando le gambe sul cuscino. Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare, o dove sarebbe potuta andare.
Sarebbe stato maleducato rischiare di disturbare il sonno dei suoi compagni di stanza per un’altra notte, e non si sarebbe potuta permettere una stanza singola, neanche se si fosse liberata.
Avrebbe potuto permettersela se avesse trovato un lavoro. Non aveva un visto lavorativo, ma da quanto avevano detto gli altri la notte precedente, se il lavoro era per meno di tre mesi, a nessuno in Italia importava se questo veniva svolto con solo il visto turistico.
Lavorare le avrebbe reso possibile dormire in questo ostello e guadagnare del tempo. Anche se Tim non si fosse ricordato il nome del paese in cui viveva Jacqui, forse sua sorella avrebbe potuto provare a contattarla nuovamente.
Cassie si diresse verso la bacheca, per vedere se vi era qualche lavoro disponibile.
Sperava di trovare un impiego da cameriera; avendo già svolto quel lavoro in passato, si sarebbe sentita sicura di sé nel candidarsi. Tuttavia, con grande disappunto, scoprì che tutti questi lavori richiedevano che i candidati dovessero parlare un italiano fluente. Altre lingue erano un vantaggio, ma non erano essenziali.
Con un sospiro frustrato, Cassie eliminò l’idea di fare la cameriera.
Lavare i piatti? Fare le pulizie?
Cercando sulla bacheca non riuscì a trovare lavori di questo genere. C’erano due annunci per posizioni da commessa, ma anche qui era richiesto l’italiano. Poi c’era l’annuncio per un lavoro da fattorino in bicicletta, che sembrava interessante ed era anche ben pagato, ma dovevi avere la tua bicicletta e il caschetto, e lei non li possedeva.
Quelle erano tutte le offerte disponibili, e non poteva candidarsi a nessuna di esse.
Scoraggiata, Cassie tornò al divano, e mise il cellulare in carica. Forse poteva cercare su internet e vedere se c’era qualche altro lavoro disponibile. Era ancora molto presto, e dopo il brusco risveglio sentiva gli occhi pesanti per la stanchezza. Sul divano scivolò in un sonno leggero, e fu svegliata un paio d’ore più tardi dalle gemelle, che stavano uscendo.
C’erano già persone sveglie in giro, e Cassie poteva sentire l’odore del caffè che stava bollendo. Scollegò il telefono e scese dal divano, perché non voleva che altri sapessero che aveva dormito lì anziché nel letto che le era stato assegnato.
Seguendo l’aroma del caffè, trovò Gretchen, in vestaglia, che stava attaccando due nuovi annunci di lavoro alla bacheca.
“Questi sono appena arrivati”, disse con un sorriso. “E vendiamo caffè nel cucinino in fondo al corridoio”.
Cassie guardò i due nuovi annunci. Uno era per un lavoro da cameriera, che, nuovamente, non le era d’aiuto. Quando lesse l’altro, ebbe un brivido di nervosismo.
“Ragazza alla pari cercasi. Madre divorziata, cerca aiuto per tre mesi, con inizio il prima possibile, per prendersi cura di due bambine di 8 e 9 anni. Richiesta buona conoscenza della lingua inglese. Lussuoso alloggio fornito. Per favore, chiamare Ottavia Rossi”.
Cassie chiuse gli occhi e sentì la pelle d’oca scenderle lungo la spina dorsale.
Non pensava di poter gestire un altro lavoro come ragazza alla pari. Non dopo che i primi due erano andati così male.
Il suo primo impiego, in Francia, l’aveva prestato presso un ricco proprietario terriero. Fu solo dopo che arrivò al castello che Cassie si rese conto di quanto disfunzionali fossero lui e la sua fidanzata nel gestire i tre figli traumatizzati. Ognuno di questi si era ribellato contro la brutale autorità del padre in modo diverso, e Cassie aveva subito le conseguenze dei loro comportamenti.
Il lavoro si era tramutato in un incubo, e quando la fidanzata dell’uomo morì in circostanze sospette, Cassie riuscì a scampare a malapena all’arresto come sospettata di omicidio.
Il padrone – Pierre Dubois – in seguito era stato accusato del crimine, e il suo processo era tuttora in corso. Ogni volta che vedeva qualche notizia in merito, Cassie la leggeva con ansia. A causa della dura battaglia che avevano messo in atto gli avvocati, l’articolo più recente dichiarava che si sarebbe raggiunto il verdetto solo a Febbraio.
Cassie era allora andata in Gran Bretagna, cercando disperatamente di non essere notata, in caso i legali dell’uomo decidessero di presentarle un mandato di comparizione – o peggio, riuscissero a creare abbastanza prove per poter dimostrare che lei fosse la colpevole.
In Inghilterra, era corsa direttamente tra le braccia di un uomo affascinante ed attraente, che si era presentato come un padre divorziato bisognoso di urgente aiuto nel gestire i propri figli. Cassie si era presa una bella cotta per Ryan Ellis e aveva creduto ad ogni parola che lui le aveva detto. Poi il mondo idilliaco che pensava di avere trovato si era sgretolato attorno a lei man mano che le bugie venivano a galla, e la situazione si era tramutata in puro orrore.
Cassie non era ancora in grado di ripensare a quell’esperienza senza sentirsi invadere dal panico. Voltandosi, andò quasi a sbattere contro Gretchen, che era impegnata a sistemare la bacheca, togliendo alcuni degli annunci più vecchi.
“Scusa”, disse Cassie.
“Hai visto qualcosa che potrebbe interessarti?” le chiese Gretchen.
“Non ne sono sicura. Il lavoro come ragazza alla pari sembra interessante”, rispose Cassie, solo per essere educata.
“È nella periferia di Milano. È una zona molto ricca. E vivresti in famiglia, vedo, perciò avresti anche l’alloggio incluso”.
“Grazie”, disse Cassie. Fece una foto all’annuncio, sebbene sapesse che stava compiendo quel gesto senza avere alcuna intenzione di accettare il lavoro.
Diede un’occhiata ai libri in vendita. Erano un eclettico miscuglio di letteratura e saggistica. C’erano due libri sullo scaffale che le sarebbero potuti essere utili. Uno era un frasario di italiano, e l’altro un libro di lingua italiana per principianti. I volumi erano usurati e decisamente molto usati, ma erano anche economici. Felice di poter iniziare a imparare l’italiano, Cassie si diresse verso l’ufficio per pagarli.
Dopo aver comprato i libri e una tazza di caffè, partì alla ricerca della propria auto. Sebbene la città apparisse molto diversa alla luce del giorno, Cassie riuscì a tornare verso la propria