Cercò di rassicurare se stessa, ricordandosi che erano i primi giorni, e che sarebbe dovuta essere grata per il tempo a disposizione per se stessa. Probabilmente si trattava della calma prima della tempesta, e quando le bambine fossero tornate da scuola, avrebbe dovuto correre ovunque.
Cassie decise di sfruttare il tempo libero per seguire la traccia che aveva ricevuto il giorno prima. L’inaspettata mattinata libera che si stava godendo in questo momento sarebbe potuta essere l’unica possibilità di scoprire dove fosse Jacqui.
Non aveva molto su cui basarsi. Il solo nome di un paese non era tanto.
Ma era tutto ciò che aveva, ed era decisa a farselo bastare.
Usando il Wi-Fi della casa, Cassie trascorse un’ora a scoprire di più sul paese in cui Jacqui viveva – o per lo meno dove lei, qualche settimana prima, aveva detto a Tim di vivere.
Il lato positivo era che Bellagio era un paese piccolo e non un luogo enorme. Un paese piccolo implicava pochi ostelli ed hotel, e c’era anche più possibilità che tutti conoscessero gli affari di tutti, e che ci si ricordasse di una bella donna americana.
Un altro vantaggio era il fatto che si trattasse di un luogo turistico – un luogo scenografico che si affacciava sul Lago di Como, offrendo viste meravigliose, e molti negozi e ristoranti.
Mentre faceva le sue ricerche, Cassie si chiese come potesse essere vivere in quel paese. Calmo, bellissimo, e colmo di turisti in piena estate. Immaginò Jacqui pernottare in uno dei piccoli hotel o in un appartamento in affitto – probabilmente uno piccolo, che si affacciava su una via di ciottoli, accessibile da una ripida scalinata in pietra, con un davanzale pieno di fiori colorati.
A Cassie servirono due ore per familiarizzare con quel luogo e fare un elenco di tutti gli ostelli e alberghi, dei numerosi Airbnb, e delle agenzie che affittavano appartamenti. Sapeva che probabilmente si era lasciata sfuggire qualche posto, ma sperò che la fortuna girasse a suo favore.
Poi fu il momento di iniziare a fare telefonate.
Cassie si sentì la gola secca. Stilare quell’elenco aveva fatto aumentare le sue speranze. Ogni nome e numero rappresentavano una nuova possibilità. Ora sapeva che le sue speranze sarebbero state nuovamente infrante, col diminuire dei posti in cui Jacqui poteva aver soggiornato.
Cassie compose il primo numero, quello di una pensione in centro.
“Buongiorno”, disse. “Sto cercando una donna di nome Jacqui Vale. È mia sorella; ho perso il telefono e non riesco a ricordare dove alloggia. Sono in Italia e vorrei incontrarla”.
Anche se non era la verità, Cassie ritenne che potesse essere un’ottima scusa per una telefonata. Non voleva imbarcarsi in una lunga storia complicata, perché temeva che il proprietario potesse divenire impaziente, o persino sospettoso.
“Potrebbe aver prenotato col nome di Jacqueline. Negli ultimi due mesi”.
“Jacqueline?” Ci fu un breve silenzio, e Cassie sentì il suo battito cardiaco accelerare.
Poi le sue speranze si infransero quando la donna disse, “Nessuno con quel nome ha pernottato qui”.
Cassie si rese conto che quello era un compito lungo e frustrante, che le stava prendendo molto più tempo del previsto. Alcuni alberghi si rifiutarono di aiutarla totalmente, per questioni di privacy. Altri erano occupati, quindi avrebbe dovuto trovare il tempo per richiamarli.
Fece passare tutte le opzioni della sua lista, finché ebbe quasi raggiunto il fondo. Erano rimasti solo tre numeri, dopo i quali avrebbe dovuto ammettere la sconfitta.
Digitò il terzultimo numero, sentendosi frustrata, come se l’evasiva presenza di Jacqui la stesse prendendo in giro.
“Posso aiutarti?” chiese l’uomo dall’altro capo della linea.
Cassie aveva imparato che il significato di quella frase era “Posso aiutarti?”, ma l’uomo non sembrava molto disponibile. Sembrava impaziente e stressato, come se avesse avuto una brutta giornata. Cassie pensò che sarebbe stato di uno di quelli che le avrebbe detto che non poteva darle alcuna informazione perché erano dettagli confidenziali. Lo avrebbe detto solo per farla riattaccare, perché aveva dei clienti in attesa, o perché doveva uscire.
“Sto cercando Jacqui Vale. È mia sorella. Avevo in programma di incontrarla mentre sono in Italia, ma ieri mi hanno rubato il telefono e non mi ricordo dove dorme”.
Cassie aveva innalzato la drammaticità della sua storia, sperando di ottenere più comprensione.
“Sto chiamando in giro per cercare di rintracciarla”.
Udì l’uomo digitare su una tastiera.
Poi Cassie quasi cadde dalla sedia quando l’uomo disse, “Sì, abbiamo avuto una Jacqui Vale qui con noi. È stata qui quasi due settimane, e poi si è trasferita, in un appartamento condiviso credo, perché lavorava qui vicino”.
Il cuore di Cassie ebbe un sussulto. Quest’uomo la conosceva – l’aveva vista, ci aveva parlato. Era una svolta incredibile nella sua ricerca.
“Mi ricordo ora, aveva un lavoro part-time nella boutique dietro l’angolo, da Mirabella. Volete il numero del negozio?”
“Ma è meraviglioso, non posso credere che riuscirò a trovarla”, disse enfaticamente Cassie. “Grazie mille, la prego mi dia il numero”.
L’uomo glielo cercò e lei se lo annotò. Si sentiva frastornata per l’emozione. La sua ricerca si era rivelata un successo. Aveva trovato il posto in cui sua sorella aveva lavorato di recente. C’era anche una possibilità che si trovasse ancora lì.
Con le mani tremanti, e a corto di fiato, Cassie digitò il numero che le aveva dato quell’uomo.
Rispose una donna italiana di mezza età, e Cassie fu un po’ delusa per il fatto che non avesse risposto Jacqui stessa, perché era ciò che lei si era immaginata.
“Cosa posso fare per lei?” chiese la donna, in un inglese con un forte accento, non appena capì che Cassie non era italiana.
“Sto parlando con Mirabella?”
“Sì”.
“Mirabella, mi chiamo Cassie Vale. Sto cercando di mettermi in contatto con mia sorella, Jacqui. Ho perso i contatti con lei un po’ di tempo fa, ma ho scoperto che ha lavorato per lei. Per caso è ancora lì? Se no, potrebbe farmi avere il suo numero?”
Ci fu una pausa.
Cassie si immaginò Mirabella che chiamava Jacqui al telefono, e fu delusa quando sentì la donna parlare nuovamente.
Parve sintetica, addolorata e professionale.
“Mi spiace, ma Jacqui Vale è morta”.
Ci fu uno scatto, e la telefonata fu disconnessa.
CAPITOLO NOVE
Cassie fece cadere il telefono. O meglio, le cadde dalle mani e sbatté sulla scrivania. Lei non se ne accorse neanche. Era paralizzata dallo shock brutale che quelle parole le avevano causato.
La proprietaria della boutique le aveva appena detto che Jacqui era morta.
Aveva pronunciato quelle parole con una decisione dura e schietta. Non vi era spazio per i dubbi e le incomprensioni, nessun dettaglio o spiegazione. Solo il fatto crudo e semplice, seguito da una disconnessione immediata.
Cassie sentì i singhiozzi formarsi dentro di lei, talmente profondi e viscerali che aveva paura di farli uscire, perché sapeva che il dolore e i sensi di colpa non potevano essere fermati.
Sua sorella non era più viva.
Cosa era successo? Cassie si sentì invadere dalla confusione quando si ricordò che Jacqui era viva solo qualche settimana prima. Sia Tim, il barista amichevole, che il proprietario dell’ostello