Il Cuore in Attesa
Questa è un'opera di finzione. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell'immaginazione dell'autrice o sono stati usati in maniera fittizia e non vanno intesi come reali. Qualsiasi somiglianza con luoghi reali, organizzazioni o persone, viventi o defunte, è puramente casuale.
Il cuore in attesa Copyright © 2018 Dawn Brower
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta elettronicamente o a mezzo di stampa senza previa autorizzazione scritta, ad eccezione di brevi citazioni contenute nelle recensioni.
Per Elizabeth Evans – so quanto volevi una storia di Dane e Reese. Sono felice di avertela potuta dare finalmente. Grazie per essere una delle mie amiche e per amare qualsiasi cosa io scriva. Sei la migliore.
Un grazie speciale va alla mia editrice Victoria Miller. Sono sempre entusiasta del suo talento come redattrice – non ne ho mai avuta una migliore. Grazie per il duro lavoro che fai e per aiutarmi a rendere le mie storie più forti. Lo apprezzo molto, più di quanto potrei mai dire.
PROLOGO
Dieci anni prima
La musica riecheggiava nella sala da ballo nell'hotel Roseland. Ognuno indossava un abito da ballo – tranne lui. Sua madre a malapena riusciva ad arrivare a fine mese. Dane aveva un lavoro, ma anche i suoi soldi servivano per pagare le bollette. Quindi no non aveva uno smoking raffinato. Era stato fortunato ad essere riuscito a racimolare abbastanza denaro da comprare un abito al negozio dell'usato. Non gli andava bene ed anche dopo essere stato lavato diverse volte a casa puzzava come morte mista a muffa. Pregò, ma nessuno se ne accorse.
"Chi è se non Dane Hunter che viene di notte dai quartieri più poveri".
Ovviamente la sua fortuna non avrebbe resistito. Soprattutto perché non ne aveva mai parlato… Tutto quello che voleva era un ballo ed un momento magico che avrebbe ricordato per il resto della sua vita. Forse andare al ballo era stato un errore. I soldi per il vestito e per il biglietto avrebbero potuto servire per qualche altra cosa – come il cibo. Mangiare era un lusso che non potevano permettersi di ignorare, ma l'aveva avuto per quella sera. Lei era la ragione per cui aveva buttato al vento la prudenza.
Come una calamita attratta dal suo polo opposto, il suo sguardo si posò sull'unica donna che non avrebbe mai potuto ignorare, anche se avesse voluto —Reese Jackson – e sicuramente non aveva nessuna intenzione di dimenticarla. L'amava, l'aveva sempre amata. Sfortunatamente lei a malapena lo aveva notato; tuttavia, una volta lo aveva fatto. Era entrata nel ristorante dove lavorava e gli aveva promesso che se fosse andato al ballo, avrebbe ballato con lui.
Ovviamente, lei aveva avuto pietà di lui dopo che le aveva detto che non sarebbe andato. Dane non era così bravo da accettare la carità e quella promessa era stata proprio quello. Lei alzò lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi, per un attimo nient'altro esisteva.
"Hey, testa di cazzo". Qualcuno gli aveva detto, spintonandolo.
Dane si girò verso quell'idiota di suo fratello. "Vattene, Nolan. Non ti sto importunando, quindi perché anche tu non fai lo stesso?". Suo fratello era uno di quelli i cui vestiti impeccabili abbellivano la sala. Indossava uno smoking firmato, che gli andava perfettamente. Sembrava essere stato fatto su misura per lui. Il loro padre non aveva badato alle spese per il suo ragazzo d'oro. Erano opposti come due persone potevano esserlo. Se Nolan era luminosità – Dane era oscuro come il peccato. Considerando solo le apparenze, qualcuno avrebbe pensato che Nolan fosse come un angelo della bontà e Dane il figlio di Satana. Con quella ipotesi, tutti si sarebbero completamente sbagliati…
Nolan rise malvagiamente. Dane lo odiava sempre di più ad ogni conversazione. C'era stato un momento in cui aveva desiderato un fratello. Se avesse potuto rimangiarsi quel desiderio, lo avrebbe fatto da molto tempo. Come poteva una persona essere così cattiva? In momenti come quelli si chiedeva se anche in lui non ci fosse quel gene di cattiveria. Nolan e Dane condividevano il padre, ma niente di più. Lo stimato Mason Pratt aveva deciso di abbandonare la sua famiglia a favore di un'altra – con un'importante eccezione. Aveva accettato di mandare Dane nella stessa scuola privata che frequentava Nolan. Una cosa di cui avrebbe potuto fare a meno, ma sua madre aveva insistito. Voleva che avesse la migliore istruzione possibile. Tutto quello che Dane voleva era dimenticarsi di avere un padre e un fratello.
Giacché la scuola era così costosa, suo padre diede al ragazzo tutto l'aiuto che poteva. Dane sopportò le prese in giro ed il costante bullismo da parte dei suoi compagni di classe. Si impegnò molto, completò tutti i compiti scolastici, ma divenne un emarginato sociale. Non c'era niente di più che voleva dalla scuola, oltre all'istruzione. Almeno finché non conobbe Reese. Gli aveva fatto cambiare il suo modo di pensare su tutto. Sfortunatamente lei non studiava lì e usciva sempre con i ragazzi dell'ultimo anno. Almeno non era uscita con suo fratello. Non sarebbe riuscito a sopportarlo…
"La tua stessa esistenza mi infastidisce" – Nolan sentenziò – "Da dove hai preso quel vestito? Da un bidone della spazzatura?"
Ovviamente suo fratello avrebbe notato il suo abito maleodorante. Dane avrebbe dovuto restarsene a casa. Un mantra subito iniziò a rimbombargli incessantemente nella sua testa… Reese non avrebbe mai ballato con lui. Perché avrebbe dovuto? Il fetore che emanava non poteva essere totalmente camuffato dall'asciugatrice e da un po' di colonia.
"Non hai niente di meglio da fare che tormentarmi?"
Nolan lo odiava. Dane non voleva detestare suo fratello, ma non gli aveva dato altra scelta. L'astio di Nolan superava di gran lunga quello di Dane e quella era una cosa che non riusciva proprio a comprendere. Suo fratello aveva avuto tutto, mentre lui aveva combattuto e lottato per quel poco che aveva. Suo padre aveva deciso di restare con la madre di Nolan, facendolo soffrire.
"Perché la tua esistenza lascia un sapore nauseante nella mia bocca – sei l'unica persona con cui posso prendermela". Nolan lo spintonò ancora una volta, spingendolo contro il muro. "Vattene e forse dimenticherò che hai avuto il coraggio di presentarti qui stasera. Nessuno ti vuole. Fatti un favore e lascia anche la scuola".
Dane fece un respiro profondo e trattenne l'impulso di sferrargli un pugno sul suo viso perfetto. Non l'avrebbe aiutato e avrebbe favorito la causa di Nolan di farlo espellere dalla scuola. Era stato il suo principale obiettivo da quando suo padre l'aveva iscritto alcuni anni prima. La madre di Dane, Moira, gli diceva sempre di mantenere la calma, ma col passare dei giorni stava diventando sempre più difficile. Tuttavia, una volta diplomato, le cose sarebbero cambiate. Avrebbe preferito mostrare a Nolan quello che pensava di lui.
"Cosa stai facendo?" chiese una ragazza, avvicinandosi a loro. Dane riconobbe quella voce. L'aveva sentita costantemente nei suoi sogni ogni sera, l'avrebbe riconosciuta dappertutto. Reese stava venendo a salvarlo e tutto quello che voleva era nascondersi. Non avrebbe dovuto vederlo così… Lei incrociò le braccia al petto e guardò Nolan.
"Chi sei?" chiese Nolan e lasciò andare la presa dal petto di Dane. Praticamente trasudava fascino ogni volta che parlava. "Non penso che ci conosciamo".
Reese guardò prima l'uno e poi l'altro. "Non sono di qui".
Nolan roteò gli occhi. Era abbastanza ovvio – se avesse studiato nella sua stessa scuola, avrebbe finto che non fosse successo nulla. Nessuno era mai andato contro di lui. La sua parola era praticamente legge nei sacri corridoi di Shelton Academy. Mentre lei era distratta a parlare con suo fratello, Dane ne approfittò per ammirare la sua bellezza, senza che se ne accorgesse. Lasciò che i suoi occhi guardassero la sua squisita bellezza. I suoi capelli biondi erano raccolti in una serie di riccioli che incorniciavano il suo bel viso a forma di cuore. Le chiazze d'oro nei suoi occhi color nocciola li facevano scintillare nella fioca luce della sala da ballo e le sue morbidi labbra rosa erano deliziose. Desiderava avere il privilegio di baciarla per darle la buonanotte. Cosa che probabilmente non sarebbe mai successo, ma che un ragazzo poteva sempre sognare.
"Uhm…"