Sarebbe stato molto più facile mentire e rispondere che era proprio quello che stava andando a fare. Se avesse detto a suo padre che stava programmando di fare un viaggio nel tempo, si sarebbe ammalato di crepacuore… Una nozione che aveva imparato leggendo fino in fondo il diario di sua madre. Christian aveva ragione, comunque. La maggior parte delle informazioni che lei aveva annotato riguardavano la medicina. Era davvero molto interessante.
"Non state in pensiero, padre. – disse- Non ho appuntamento con nessuno. Semplicemente, stamane mi andava così…" Sorrise nel modo più rassicurante che gli riuscì. O almeno, così sperava che fosse … "Vorrei farmi una bella galoppata. Voi, piuttosto, dove andate?” Sperò che, cambiando discorso, suo padre avrebbe smesso di interrogarlo.
“Vado a dare un’occhiata ad alcune delle fattorie nella nostra tenuta. Visto che vi va di fare una bella galoppata, perché non mi accompagnate?”
Nicholas arricciò il naso. "Non dovrebbe essere Christian a occuparsi di queste cose?" Dato che il suo gemello si preparava a diventare duca, era obbligo suo accompagnare il padre in queste visite di perlustrazione. Nicholas non lo aveva mai fatto e se ne guardava bene. Tanto, lui non sarebbe mai diventato duca. Mai. Quindi perché annoiarsi con tutti quei dettagli sulla gestione della tenuta di Weston? Lui era solo la ruota di scorta e per fortuna aveva molte più…possibilità di scelta. Poteva dedicarsi alla carriera militare, come suo padre, anche lui figlio cadetto. Se suo fratello maggiore, Edward, non fosse morto, lui non sarebbe mai stato duca.
Qualche volta in famiglia gli avevano fatto notare che anche a Christian poteva capitare qualcosa, ma Nicholas non voleva prendere in considerazione una cosa del genere. Non solo perché voleva bene a suo fratello, ma soprattutto perché detestava l’idea di diventare duca, con tutte le responsabilità del caso. Anche la possibilità di dedicarsi alla carriera ecclesiastica era fuori discussione. Nicholas non sarebbe mai stato in grado di fingere una fede che non aveva. Ecco perché si sentiva così frustrato. La sua vita non aveva uno scopo preciso.
“Christian ha altri impegni oggi. Comunque, come non detto. Mi sarebbe solo piaciuto passare la mattinata con mio figlio. Ma ho capito che preferite stare da solo.”
Nicholas quasi gemette. Suo padre era un maestro nel farlo sentire in colpa. Anche se sua madre era più subdola al riguardo. Ma l’astuzia non era una dote di suo padre. Se voleva davvero mettere in pratica i suoi disegni, forse avrebbe dovuto rassegnarsi a tenere compagnia a suo padre quella mattina. Forse non avrebbe più avuto l’occasione di rimanere da solo con lui. Forse non sarebbe più tornato. Se fosse riuscito ad attuare il suo piano, avrebbe ricordato con affetto quel giorno come l'ultimo che aveva trascorso con suo padre. Doveva ideare una cosa del genere anche con sua madre e i suoi fratelli. Dirgli addio senza parlare… Magari, avrebbe potuto lasciare loro una lettera di commiato e spiegare cosa aveva fatto… Odiava l’idea di vederli piangere.
"Avete ragione. Potrebbe essere una buona idea venire con voi. Potrei davvero imparare qualcosa." In realtà trovava la cosa dannatamente noiosa, ma non era il caso che lo dicesse proprio a suo padre. "Prego, dopo di voi." Mormorò, indicando rispettosamente l'atrio con la mano..
Si diressero verso la porta ed uscirono di casa. Dopo alcuni istanti, suo padre si mise a fissarlo attentamente. "Mi siete sembrato un po’ nervoso, negli ultimi tempi. Forse dovreste trovare un’attività su cui concentrarvi. Avete considerato tutte le eventuali possibilità? "
Non avrebbe risposto con tono sarcastico. No, avrebbe mantenuto il controllo. Nicholas digrignò i denti.
"Certo." rispose. Sapeva bene cosa intendesse dire suo padre, ma ignorava dove volesse arrivare. Diavolo, Nicholas non era neanche sicuro di averci riflettuto davvero su! "Niente mi … interessa." Tranne prendere una pagina dal libro di sua madre e fare l'esperienza del viaggio nel tempo. Ma era certo che suo padre non intendesse quello, quando considerava le varie possibilità.
L’ uomo annuì gravemente. "Avete mai pensato di imparare ad amministrare i beni di famiglia?" Nicholas aprì la bocca per dire qualcosa, ma il padre alzò una mano per zittirlo. "Non rispondete prima che io abbia finito. Weston è destinato a Christian. Capisco perché vi ostinate a non prendere parte alla sua gestione, ma ricordate che avete terre vostre di cui potervi occupare."
Nicholas sospirò. "Non fanno parte della tenuta Weston?"
"Attualmente sì – rispose il padre – Perché fino ad oggi ve ne siete completamente disinteressato. E comunque, sarebbero state vostre al raggiungimento della maggiore età. Ormai avete venticinque anni, ed è quindi tempo che rivendichiate la vostra parte di eredità. Che cosa vi trattiene dal farlo?”
Non gli interessavano quelle terre. Nicholas era un marmocchio viziato. Si rese conto che c'erano molte persone che avrebbero volentieri fatto a cambio con lui. Doveva esserci qualcosa che non andava nella sua testa. Non si sentiva come se facesse parte … Si strinse nelle spalle e incontrò lo sguardo di suo padre.
“Perché dovrei cambiare le cose? Quei terreni sono in ottime mani con la gestione vostra e di mio fratello.”
"Ma io non vivrò per sempre. – sussurrò il padre. "E non è giusto lasciare tutto l’onere a vostro fratello."
Nicholas distolse lo sguardo. Odiava pensare alla morte di suo padre. Sentiva male al cuore ogni volta che ci pensava. Eppure … non vedeva l'ora di fuggire in qualche parte del mondo in cui suo padre non potesse trovarlo. Sì, c’era un vero caos nella sua testa!
"Ci penserò." disse. Era la migliore risposta che potesse dare in quel momento.. Comunque, se avesse portato a termine il suo piano, la terra sarebbe tornata lo stesso a Christian.
"Va bene." esclamò l’uomo, poco convinto. Alla fine giunsero alle stalle ed entrarono. Un garzone aveva già sellato il cavallo di suo padre. “Verrà anche Nicholas con me. Per favore, preparate subito il suo cavallo."
"Subito, milord.” rispose il servo. Il duca prese le redini del suo animale
e lo condusse alla scaletta per montarci su. Scivolò con eleganza sul dorso del cavallo e aspettò Nicholas.
Non ci volle molto perché il garzone sellasse anche l’altro cavallo. Nicholas ci montò su e subito padre e figlio partirono a galoppo. Nicholas si augurò che la mattinata passasse velocemente, così avrebbe potuto raggiungere sua sorella nel pomeriggio.
Non si mostrò particolarmente vivace, mentre andavano a visitare le fattorie. Comunque, onorò l’impegno preso. Rimase in compagnia del padre per tutto il tempo, senza accorgersi delle occhiatine di delusione che quello ogni tanto gli lanciava di nascosto…
Nicholas passeggiava lungo il sentiero del giardino che portava al gazebo, vicino alle rose. Una cameriera lo aveva indirizzato lì. Sperava di trovare sua sorella … da sola. Non voleva che qualcun altro ascoltasse la loro conversazione, altrimenti c’era il rischio che non avrebbe potuto attuare il suo progetto. Girò l'angolo e trovò Elisabeth seduta su una panchina con un libro in grembo. Aveva il viso rivolto verso il cielo e gli occhi chiusi, mentre si crogiolava beatamente al sole. I suoi capelli biondi erano perfettamente raccolti in un elegante chignon e il suo cappellino di paglia era tenuto ben saldo intorno al collo da due morbidi nastri.
"Che cosa starà pensando?" si chiese Nicholas. Gli seccava interrompere le sue meditazioni, ma non ammettere con se stesso che disturbarla quando era così assorta non scatenava in lui un morboso piacere sarebbe stata una bugia. Fin da piccolo non aspettava altro che sua sorella fosse intenta in qualcosa per romperle le scatole.
Al sentirlo avvicinare di soppiatto Elisabeth si spaventò e si mise una mano sul petto.
"Nicholas! – esclamò – Mi avete spaventato!" Le sue labbra si contrassero mentre incontrava lo sguardo di suo fratello. “State giocando a nascondino? Sperate di sorprendere qualche bella ragazza in un angolo buio e rubarle un bacio?”
"Un