La Lista Dei Profili Psicologici
“La Lista dei Profili Psicologici”
Scritto da Juan Moisés de la Serna
Traduzione di Rita Carli
1ª edizione: giugno 2020
© Juan Moisés de la Serna, 2020
© Edizioni Tektime, 2020
Tutti i diritti riservati
Distribuito da Tektime
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Prologo
―Al principio non c’era nulla, tranne la luce. Almeno così mi avevano raccontato, e anche che sarebbe stato così, precisamente quello che ho visto nei miei ultimi momenti. Ma non era proprio come speravo. Mi sentivo stranamente leggero, come se tutte le preoccupazioni che mi stavano logorando in quei giorni stessero svanendo .
»Neppure la fretta che mi aveva fatto correre in autostrada, ora aveva alcun interesse per me. Mi sentivo leggero, tranquillo, senza compiti nè legami. Mi pareva allora di vedere tutto con più chiarezza e prospettiva. In verità, avevo perso molto tempo della mia vita, con tanti sforzi inutili per sembrare, per ottenere, per arrivare più lontano degli altri, e ora tutto mi sembrava così banale.
Dedicato ai miei genitori
CAPITOLO 1. L’INVITO
―Al principio non c’era nulla, tranne la luce. Almeno così mi avevano raccontato, e anche che sarebbe stato così, precisamente quello che ho visto nei miei ultimi momenti. Ma non era proprio come speravo. Mi sentivo stranamente leggero, come se tutte le preoccupazioni che mi stavano logorando in quei giorni stessero svanendo .
»Neppure la fretta che mi aveva fatto correre in autostrada, ora aveva alcun interesse per me. Mi sentivo leggero, tranquillo, senza compiti nè legami. Mi pareva allora di vedere tutto con più chiarezza e prospettiva. In verità, avevo perso molto tempo della mia vita, con tanti sforzi inutili per sembrare, per ottenere, per arrivare più lontano degli altri, e ora tutto mi sembrava così banale. »All’improvviso ricordai i migliori momenti della mia vita, quando vivevo con i miei genitori, quando ero ancora un bambino, e poi durante l’adolescenza, con il mio primo amore, il matrimonio e i miei figli, e in cambio non avevo avuto sentore di grandi successi personali o almeno che potevo considerare tali, come la mia laurea, il mio primo lavoro, le mie promozioni.
Non ho visto molto neppure quello che sono riuscito ad ottenere, la mia casa, lo chalet, la macchina. Ho visto solo scene tenere, piene d’amore e tenerezza, che mi confortavano e mi facevano pensare che quello che contava veramente nella vita era questo, non tanto quello che si raggiunge o si vuole ottenere,quanto l’amore dato a e ricevuto dagli altri.
–Bene!, continui a fare progressi, ogni volta hai più coscienza di quello che ti è successo, ma hai ancora molte lacune.
–Dottore, crede che parlarne mi aiuterà a ricordare?
–E’ l’unico modo che c’è di ricordare. Quando una persona subisce una situzione come la tua, nella quale si è trovato così vicino alla morte, e, inoltre, con le conseguenze che ciò ha comportato, è importante parlarne.
–Ma perchè non ricordo nulla di me? Perchè non so nulla del mio passato, nè della mia persona?
–Caro, devi concentrarti su quello che ti ricordi, anche se sono momenti posteriore all’incidente. Potrei darti qualche informazione del rapporto dei pompieri che sono intervenuti per salvarti, ma preferirei che fossi tu stesso a ricordare― indicai la donna che era seduta accanto a lui.
–E se non riuscirò mai a ricordare?― protestó mentre mi sedevo su quel morbido divano, esausto per le molte ore che avevo trascorso ascoltando le centinaia di pazienti che prima di lui vi si erano sdraiati.
– e se non ricorderò chi sono?
– Di solito questo si supera, basta avere la sufficente pazienza, e soprattutto la fiducia nella natura umana, poichè, anche se ci sembra incredibile, quasi tutto si risolve da solo, col tempo necessario.
– Lo ha già visto prima? Intendo, un caso come il mio che si sia risolto.
–Non con le stesse caratteristiche– rispose lo psichiatra mentre finiva di scrivere qualche appunto in quel quaderno che usava come registro della seduta.
– Allora come fa a essere così sicuro che potrò recuperare la memoria? – Insistette il paziente mentre si alzava, dopo aver sentito la piacevole melodia dell’orologio che segnalava la fine della seduta.
– Non disperare, tutto arriva, al momento sarebbe bene che ti concentrassi su questi sentimenti che mi descrivi, che del resto sono molto positivi, può essere che prima fossi molto positivo ― rispose con un leggero sorriso, mentre sistemava la penna che usava per scrivere su quel quaderno dietro l’orecchio sinistro.
–Bene, farò quello che mi dice, perchè in realtà è l’unica speranza di sapere chi sono,― commentò mentre si alzava e si avvicinava allo psichiatra per congedarsi.
– Bene, allora la settimana prossima continueremo a parlarne ― disse mentre gli stringeva la mano, e lo accompagnava alla porta,toccandogli leggermente la spalla.
Aprì la porta e con un gesto della mano li congedò, osservandoli uscire dal suo studio. Una volta chiusa la porta, aspettò che fossero passati alcuni secondi e sospirò profondamente.
“ Quante difficoltà hanno certe persone!!”, pensò tra sè mentre tornava dietro la scrivania dove lo aspettava una comoda sedia, riccamente ornata di broccati a fiori efiniture in mogano, che gli davano una certa aria di dignità, così come desiderava quando l’aveva acquistata in quell’asta di beneficienza.
Si presume che sia appartenuto a una famiglia d’alto rango, niente più e niente meno che visconte o qualcosa di simile…, ma a prescindere dal sapere se fosse vero o meno, quello che si poteva dire è che quando si lasciava cadere sul morbido cuscino e appoggiava i gomiti sugli appositi braccioli si sentiva importante.
“Quasi posso immaginare, chiudendo gli occhi, come sarebbe la vita in un palazzo, dove non bisogna lavorare per guadagnarsi il pane tutti i giorni, in cui l’unico compito è passeggiare nella proprietà per assicurarsi che tutto vada bene. Una vita di privilegi destinata a poche persone, figli di alto rango , che perpetuavano nei propri eredi una casata discendente dai re.”
Ero assorto nei miei pensieri quando all’improvviso suonò il telefono:
– Dottore, non ha più pazienti per oggi, i due che mancano hanno cancellato la seduta per ragioni diverse, ― disse all’altro capo della cornetta la voce della segretaria.
– Le hanno dato appuntamento per un altro giorno? ― chiesi, stupito.
– Sì, la settimana prossima verranno come al solito.
– Perfetto, allora se vuole per oggi abbiamo finito, e continueremo domani, molte grazie.
–Va bene, a domani.
Riattaccai, ancora stupito di quella casualità che mi lasciava a metà pomeriggio senza pazienti di cui occuparmi. Era normale che durante la settimana ci fossero una o due cancellazioni, quasi sempre per motivi personali o per qualche imprevisto, ma non due di seguito.
Presi