Mackenzie avvertì un fremito di eccitazione e sapeva di doversi controllare, prima che il suo bisogno di compiacere gli altri e fare una buona impressione prendesse il sopravvento. “È questo il motivo per cui è stato fatto il mio nome?” chiese.
“Esattamente” confermò Bryers.
“Ma ci saranno un sacco di agenti con più esperienza di me che potrebbero ricoprire quel ruolo molto meglio di quanto farei io.”
“Probabilmente ci sono agenti più adatti” disse Ellington in tono pratico. “Ma per quanto ne sappiamo, questo caso è simile a quello del Killer dello Spaventapasseri sotto più aspetti. A questo aggiungi il fatto che il tuo nome è un po’ sulla bocca di tutti e capirai perché i superiori ti ritengono una scelta perfetta.”
“Ma io non sono ancora un’agente” osservò Mackenzie. “Cioè, con un caso del genere potete davvero permettervi di aspettarmi per otto settimane?”
“Non dovremmo aspettarti” disse Ellington. “A rischio di sembrare presuntuoso, questa non è un’offerta che l’FBI farebbe a chiunque. Un’occasione come questa... be’, scommetto che tutti quelli che erano in classe con te poco fa sarebbero disposti ad uccidere per averla. È qualcosa di assolutamente non convenzionale, ma i pezzi grossi sono disposti a chiudere un occhio.”
“È solo che mi sembra... disonesto” disse Mackenzie.
“Lo è” convenne Ellington. “Ed è tecnicamente illegale. Però non possiamo ignorare le somiglianze tra questo caso e quello che hai risolto tu in Nebraska. O ti facciamo entrare in azione di nascosto adesso, oppure dobbiamo aspettare come minimo tre o quattro giorni che l’Agente Bryers trovi un altro partner, e la tempistica è essenziale qui.”
Naturalmente desiderava quell’occasione, ma le sembrava tutto troppo veloce, troppo affrettato.
“Posso pensarci su?” chiese.
“Non c’è tempo” rispose Ellington. “Appena avremo finito qui, ti manderò i documenti sul caso, così potrai darci un’occhiata. Avrai un paio d’ore, dopodiché dovrai darmi una risposta. Però, Mackenzie... ti suggerisco caldamente di accettare.”
Sapeva che avrebbe accettato, ma non voleva sembrare troppo impaziente o presuntuosa. Inoltre, in effetti c’era un certo livello di nervosismo che si stava insinuando in lei. Si trattava di qualcosa di grosso e il fatto che un agente esperto come Bryers volesse il suo aiuto... be’, era semplicemente incredibile.
“Ti faccio un riassunto” disse Bryers, sporgendosi in avanti oltre il tavolino e abbassando la voce. “Finora abbiamo due cadaveri, tutti e due rinvenuti nella stessa discarica. Si tratta in entrambi i casi di giovani donne: una aveva ventidue anni, l’altra diciannove. Sono state trovate nude e ricoperte di contusioni. L’ultima mostrava segni di molestie, ma non c’erano fluidi corporei. I corpi sono apparsi a distanza di due mesi e mezzo l’uno dall’altro, ma il fatto che fossero nello stesso luogo e con le stesse ferite...”
“Non è una coincidenza” concluse Mackenzie.
“Probabilmente no” disse Bryers. “Allora, dimmi... immaginiamo che questo caso sia tuo. Che ti sia appena stato affidato. Quale sarebbe la prima cosa che faresti?”
Le ci vollero meno di tre secondi per trovare una risposta. Mentre rispondeva, sentì che stava scivolando in uno stato di estrema concentrazione, e seppe che la sua era la risposta giusta. Se avesse avuto dei dubbi se accettare o meno quella proposta, adesso erano stati cancellati.
“Io inizierei dalla discarica” disse. “Vorrei vedere la scena del crimine con i miei occhi. Poi parlerei con i famigliari. Le vittime erano sposate?”
“La ventiduenne sì” disse Ellington. “Era sposata da sedici mesi.”
“Allora sì” disse Mackenzie. “Prima andrei alla discarica, poi parlerei col marito.”
Ellington e Bryers si scambiarono uno sguardo d’intesa. Ellington annuì e tamburellò le dita sul tavolo. “Ci stai?” chiese.
“Ci sto” disse lei, incapace di contenere la sua eccitazione ancora per molto.
“Bene” commentò Bryers. Mise la mano in tasca e tirò fuori un mazzo di chiavi, che posò sul tavolo. “Non ha senso sprecare altro tempo. Andiamo.”
CAPITOLO TRE
Erano le 13:35 quando raggiunsero la discarica. La temperatura di trenta gradi rafforzava il tanfo del luogo e le mosche erano così rumorose che sembravano creare una strana melodia. Mackenzie aveva guidato, mentre Bryers l’aveva aggiornata sui dettagli del caso dal sedile del passeggero.
Quando uscirono dall’auto e si avviarono verso la discarica, Mackenzie credeva di aver inquadrato Bryers. Era il tipo d’uomo che si atteneva scrupolosamente alle regole. Lui non l’avrebbe ammesso, ma era estremamente nervoso ad averla al suo fianco, anche se tutti quelli che erano informati della situazione avevano approvato la cosa ad occhi chiusi. Era chiaro dalla sua postura e dagli sguardi sfuggenti che le rivolgeva.
Mackenzie camminava lentamente mentre Bryers si avvicinava ai cassonetti verdi con passo deciso, come se fosse un addetto ai lavori lì. Dovette ricordarsi che lui era già stato sulla scena del crimine. Sapeva cosa aspettarsi e questo la faceva sentire una novellina – il che era vero, in realtà.
Si prese un momento per studiare il luogo, dato che non aveva mai avuto occasione di studiare le discariche. La zona in cui erano lei e Bryers in quel momento era una parte della discarica in cui potevano circolare i veicoli. Sei enormi cassonetti metallici stavano allineati in uno spazio cavo nel terreno. Oltre, si vedeva la zona sottostante, dove i furgoni venivano a raccogliere il carico. Lo spazio cavo nel terreno che nascondeva i cassonetti era mimetizzato, grazie al fatto che pareva una collina ben curata, con tanto di stradina cementata. Mackenzie e Bryers in quel momento erano in cima, mentre la stradina aggirava la collina e si immetteva in un’altra strada che portava sull’autostrada.
Mackenzie studiò il terreno. Nel punto in cui era c’era solo terra compatta, che poi lasciava il posto a ghiaia quindi a catrame dall’altra parte dei cassonetti. Nella parte di terra polverosa vide delle tracce di pneumatici, che però erano talmente numerose ed intricate tra loro che sarebbe stato molto difficile individuarne una sola. Di recente il tempo era stato caldo e asciutto; l’ultima volta che era piovuto era stato circa una settimana prima, ma si era trattato soltanto di pioggerellina fine. Il terreno secco avrebbe reso tutto molto più complicato.
Concludendo che ottenere impronte definite era pressoché impossibile, Mackenzie raggiunse Bryers al cassonetto.
“Il corpo è stato rinvenuto in questo qui” disse Bryers. “La Scientifica ha già prelevato campioni di sangue e impronte. La vittima si chiamava Susan Kellerman, aveva ventidue anni ed abitava a Georgetown.”
Mackenzie annuì senza dire niente. Guardando nel cassonetto rivide le sue priorità. Adesso lavorava con l’FBI, quindi poteva benissimo saltare qualche passaggio per procedere oltre. Non avrebbe sprecato tempo con le cose ovvie. Quelli che erano stati lì prima di lei, probabilmente anche Bryers, avevano già fatto il lavoro sporco. Quindi Mackenzie cercò di concentrarsi sul lato oscuro... su cose che potevano essere state trascurate.
Perlustrò la zona circostante per circa un minuto, poi concluse di sapere tutto quello che c’era da sapere, ovvero non molto.
“Allora, dimmi” disse Bryers. “Se dovessi azzardare un’ipotesi, perché il killer si è disfatto dei corpi qui?”
“Non credo l’abbia fatto per comodità” disse Mackenzie. “Credo che stia cercando di non correre rischi. Lascia i corpi qui perché vuole farli sparire. Inoltre secondo me vive qui vicino... a non più di trenta o cinquanta chilometri. Non credo che andrebbe in macchina più lontano di così solo per disfarsi di un cadavere... soprattutto di notte.”