Ma Kyra scosse la testa provando una brutta sensazione mentre Leo piagnucolava e si leccava le labbra, chiaramente affamato.
“Non penso sia una cosa saggia,” disse nonostante il dolore allo stomaco. “Dovremmo continuare lungo il nostro cammino.”
“E se non troviamo cibo?” insistette Dierdre. “Potremmo morire tutti di fame qua fuori. Anche i nostri cavalli. Potrebbero passare giorni e questa potrebbe essere la nostra unica possibilità. E poi abbiamo poco di cui temere. Tu hai le tue armi. Io ho le mie, e poi abbiamo Leo e Andor. Se ne hai bisogno, puoi infilzare qualcuno con tre frecce prima ancora che sbatta le palpebre e potremmo scappare in tempo.”
Ma Kyra esitava, poco convinta.
“Inoltre dubito che un cacciatore con un poco di carne potrebbe farci mai del male,” aggiunse Dierdre.
Kyra, percependo la fame di tutti gli altri, il loro desiderio di mangiare, non poté più resistere.
“Non mi piace,” disse. “Andiamo lentamente e vediamo chi è. Se percepiamo pericolo, devi convenire con me e ce ne dobbiamo andare prima di arrivare troppo vicini.”
Dierdre annuì.
“Te lo prometto,” rispose.
Si diressero tutti velocemente nel mezzo del bosco. Mentre l’odore si faceva più forte Kyra vide un lieve bagliore davanti a loro e mentre vi si dirigevano il cuore iniziò a batterle forte in petto chiedendosi chi potesse trovarsi là fuori.
Rallentarono man mano che si avvicinavano, muovendosi con cautela e facendosi strada tra gli alberi. Il bagliore si fece più chiaro, il rumore più forte e Kyra percepì che si trovavano nei pressi di un grande gruppo di persone.
Dierdre, meno cauta, lasciando che la propria fame prevalesse su di lei, andò più veloce muovendosi davanti e guadagnando un po’ di distanza.
“Dierdre?” sibilò Kyra ordinandole di tornare indietro.
Ma Dierdre continuò ad avanzare apparentemente sopraffatta dalla fame.
Kyra si affrettò a raggiungerla e il bagliore si fece più intenso mentre Dierdre di fermava ai margini di una radura. Quando Kyra si fermò accanto a lei guardò oltre e fu scioccata da ciò che vide.
Lì, nella radura, c’erano decina di maiali arrostiti su spiedi, grandi falò che illuminavano la notte. Il profumo era accattivante. Nella radura si trovavano anche decine di uomini e strizzando gli occhi Kyra rimase di sasso vedendo che si trattava di soldati pandesiani. Fu scioccata di vederli lì seduti attorno ai falò, ridendo, scherzando gli uni con gli altri, bevendo da fiaschi di vino e mangiando da mani piene di tozzi di carne.
Dalla parte opposta della radura Kyra vide con sconforto un ammasso di gabbie di ferro con sbarre. Decine di volti scarni fissavano famelici, i volti di ragazzi e uomini, tutti disperati, tutti prigionieri. Kyra si rese conto all’istante di cosa si trattava.
“Le Fiamme,” sibilò a Dierdre. “Li stanno portando a Le Fiamme.”
Dierdre, ancora cinque metri buoni avanti a lei, non si voltò, gli occhi fissi sui maiali arrostiti.
“Dierdre!” sibilò Kyra provando un senso di allarme. “Dobbiamo andarcene da qui all’istante!”
Ma Dierdre non la ascoltò e Kyra, lanciando la cautela al vento, corse in avanti per afferrarla.
L’aveva appena raggiunta quando improvvisamente percepì del movimento con la coda dell’occhio. Nello stesso momento Leo e Andor ringhiarono, ma era troppo tardi. Dal bosco emersero improvvisamente dei soldati pandesiani lanciando una grossa rete sopra di loro.
Kyra si voltò e istintivamente allungò le mani dietro per afferrare il suo bastone, ma non ce ne fu il tempo. Prima che potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo sentì la rete cadere su di lei e legarle le braccia e si rese conto con il cuore spezzato che ora erano schiavi di Pandesia.
CAPITOLO SETTE
Alec si dimenava mentre cadeva indietro sentendo la fredda aria che lo sferzava, lo stomaco che gli si stringeva mentre precipitava verso il suolo dove lo aspettava il branco di wilvox. Vide la vita scorrergli davanti agli occhi. Era fuggito al morso velenoso di una creatura là sopra solo per cadere verso quella che sarebbe sicuramente stata una morte istantanea di sotto. Accanto a lui anche Marco di dimenava mentre entrambi cadevano insieme. Era di poco sollievo. Alec non voleva veder morire anche l’amico.
Alec sentì che sbatteva contro qualcosa, un dolore sordo gli attraversò la schiena e si aspettò di sentire le zanne affondargli nella carne. Ma fu sorpreso di accorgersi che era il corpo muscoloso di un wilvox quello che si dimenava sotto di lui. Era caduto così rapidamente che i wilvox non avevano avuto il tempo di reagire e lui era atterrato sui loro dorsi che avevano così attutito il colpo rimanendo schiacciati a terra.
Udì un tonfo accanto a sé e vide Marco finire sopra un’altra di quelle creature mandando a terra anche quella, abbastanza almeno da evitare lo schiocco delle sue fauci. Questo lasciava solo pochi altri wilvox contro cui difendersi. Uno di essi scattò in azione calando i denti contro la pancia di Alec.
Alec, ancora sdraiato di schiena con un wilvox sotto di sé, lasciò che il suo istinto avesse la meglio e mentre la bestia gli saltava addosso si tirò indietro, sollevò uno stivale e lo mise a protezione al di sopra della testa. La bestia atterrà sul suo piede e subito Alec lo spinse via facendolo volare indietro.
Quello atterrò parecchi metri lontano, nella neve, facendo guadagnare ad Alec del tempo prezioso, oltre a una seconda possibilità.
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