L’ascesa Del Prode . Морган Райс. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Серия: Re e Stregoni
Жанр произведения: Героическая фантастика
Год издания: 0
isbn: 9781632913326
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non è un mare,” rispose.

      Kyra era confusa.

      “Cosa intendi dire?”

      “Quello è il Mare delle Lacrime,” rispose Dierdre. “Ur si trova sul Mare del Dolore. Il nostro è un mare molto più esteso. Sulla vostra costa orientale ci sono piccole correnti; sulla nostra costa occidentale invece il Mare del Dolore ha onde alte quasi dieci metri che si infrangono sulle coste e una corrente che può trascinare via una nave in un istante, tanto più degli uomini, quando la luna è alta. La nostra città è l’unica in tutta Escalon dove le scogliere sono basse abbastanza da permettere alle navi di toccare la costa. Lì c’è la sola spiaggia di tutta Escalon. Ecco perché Andros è stata costruita solo a un giorno di viaggio a est rispetto a noi.”

      Kyra considerò le sue parole, felice di essere distratta. Ricordò di aver udito tutto questo in qualche lezione nella sua infanzia, ma non vi aveva mai riflettuto nel dettaglio.

      “E il tuo popolo?” chiese. “Come sono?”

      Dierdre sospirò.

      Un popolo valoroso,” rispose. “Come qualsiasi altro a Escalon. Ma anche diverso. Si dice che quelli di Ur abbiano un occhio su Escalon e uno sul mare. Noi guardiamo all’orizzonte. Siamo meno provinciali degli altri, forse perché tantissimi stranieri approdano sulle nostre coste. Gli uomini di Ur erano un tempo rinomati guerrieri, mio padre il migliore fra loro. Ora siamo dei sudditi come tutti gli altri.”

      Sospirò e seguì un lungo silenzio. Kyra fu sorpresa quando ricominciò a parlare.

      “La nostra città è divisa da canali,” continuò Dierdre. “Quando ero una ragazzina mi sedevo sulla sponda e guardavo le navi che entravano e uscivano per ore, a volte per giorni. Venivano da noi da ogni parte del mondo, tutte con diverse bandiere e vele e colori. Portavano spezie e sete, armi e prelibatezze di ogni sorta, a volte anche animali. Guardavo la gente che andava e veniva e mi facevo domande sulle loro vite. Volevo con tutta me stessa essere uno di loro.”

      Sorrise, una cosa insolita, con gli occhi accesi dal ricordo.

      “Avevo un sogno,” disse. “Quando fossi diventata grande mi sarei imbarcata su una di quelle navi e avrei navigato verso qualche terra straniera. Avrei trovato il mio principe e saremmo vissuti in un’isola grandiosa, in un grande castello da qualche parte. Da qualche parte ma non ad Escalon.”

      Kyra si voltò e vide Dierdre che ancora sorrideva.

      “E ora?” le chiese.

      Il volto di Dierdre si fece serio mentre guardava la neve con espressione improvvisamente piena di tristezza. Scosse appena la testa.

      “È troppo tardi per me,” disse. “Dopo quello che mi hanno fatto.”

      “Non è mai troppo tardi,” disse Kyra volendo rassicurarla.

      Ma Dierdre scosse la testa.

      “Quelli erano sogni di una ragazza innocente,” disse con voce pesante e piena di rimorso. “Quella ragazza è sparita da tempo.”

      Kyra si sentiva triste per l’amica mentre continuavano in silenzio, inoltrandosi sempre più nel bosco. Avrebbe voluto alleviare il suo dolore, ma non sapeva come. Si interrogò sul dolore che alcune persone vivevano. Cosa le aveva detto suo padre una volta? Non farti ingannare dai volti degli uomini. Conduciamo tutti vite di silenziosa disperazione. Alcuni lo celano meglio di altri. Prova compassione per tutti, anche se non ne vedi alcun motivo apparente.

      “Il peggior giorno della mia vita,” continuò Dierdre, “è stato quando mio padre ha ceduto alla legge pandesiana, quando ha permesso che quelle navi entrassero nei nostri canali e ha fatto abbassare le nostre bandiere. Fu un giorno molto triste, addirittura più triste di quando concesse che mi portassero via.”

      Kyra capiva tutto anche troppo bene. Capiva il dolore che Dierdre aveva passato, il senso di tradimento.

      “E quando tornerai?” chiese Kyra. “Vedrai tuo padre?”

      Dierdre abbassò lo sguardo. Alla fine disse: “È ancora mio padre. Ha fatto un errore. Sono certa che non si è reso conto di cosa ne sarebbe stato di me. Penso che non sarà mai più lo stesso quando saprà cosa mi è successo. Voglio raccontarglielo. A quattr’occhi. Voglio che capisca il dolore che ho provato. Il suo tradimento. Deve capire cosa succede quando un uomo decide il destino di una donna.” Si asciugò una lacrima. “Una volta era il mio eroe. Non capisco come abbia potuto vendermi così.”

      “E ora?” chiese Kyra.

      Dierdre scosse la testa.

      “Non più. Ho smesso di fare degli uomini i miei eroi. Ne troverò di altri.”

      “E tu?” chiese Kyra.

      Dierdre la guardò confusa.

      “Cosa intendi dire?”

      “Perché guardare oltre te stessa?” le chiese. “Non puoi essere tu il tuo eroe?”

      Dierdre ridacchiò.

      “E perché dovrei?”

      “Tu sei un eroe per me,” disse Kyra. “Quello che hai sofferto là dentro io non potrò mai soffrirlo. Sei sopravvissuta. E più ancora, sei di nuovo in piedi e continui a crescere anche adesso. Questo ti rende un eroe ai miei occhi.”

      Dierdre sembrò riflettere sulle sue parole mentre continuavano nel silenzio.

      “E tu, Kyra?” chiese infine Dierdre “Dimmi qualcosa di te.”

      Kyra scrollò le spalle pensierosa.

      “Cosa ti piacerebbe sapere?”

      Dierdre si schiarì la gola.

      “Dimmi del drago. Cos’è successo? Non ho mai visto nulla del genere. Perché è venuto da te?” Esitò. “Chi sei?”

      Kyra fu sorpresa di scorgere della paura nella sua voce. Soppesò le sue parole, volendo rispondere sinceramente e desiderando avere una risposta.

      “Non lo so,” rispose alla fine con tutta sincerità. “Suppongo sia quello che scoprirò.”

      “Non lo sai?” insistette Dierdre. “Un drago scende dal cielo per combattere per te e tu non sai perché?”

      Kyra pensò a quanto folle apparisse, eppure non poté fare altro che scuotere la testa. Sollevò lo sguardo riflessiva verso il cielo e tra i rami intricati, nonostante tutta la speranza, sperò di scorgere un segno di Theo.

      Ma non vide altro che buio. Non udì alcun drago e il suo senso di isolamento si fece più profondo.

      “Sai che sei diversa, vero?” insistette Dierdre.

      Kyra scosse le spalle con le guance in fiamme sentendosi in imbarazzo. Si chiedeva se la sua amica la considerasse un qualcosa di strano.

      “Una volta ero sicura di tutto,” rispose Kyra. “Ma adesso… onestamente non lo so più.”

      Continuarono a cavalcare per ore, di nuovo in un agiato silenzio, a volte trottando quando il bosco si apriva un poco, altre volte con gli alberi così fitti che avevano bisogno di scendere e portare i cavalli a mano. Kyra si sentiva all’erta per tutto il tempo, sentendosi come se potessero essere attaccate in ogni momento, mai capace di rilassarsi in quella foresta. Non sapeva cosa le facesse più male: il freddo o la fame che le lacerava lo stomaco. Le facevano male i muscoli e non sentiva più le labbra. Era in una condizione misera. Non poteva concepire che la loro impresa fosse appena iniziata.

      Dopo altre ore Leo iniziò a piagnucolare. Era un suono strano, non il solito mugolio, ma il verso che faceva quando sentiva odore di cibo. Nello stesso momento anche Kyra fiutò qualcosa e Dierdre si voltò a guardare verso la stessa direzione.

      Kyra scrutò nel bosco, ma non vide nulla. Quando si fermarono ad ascoltare iniziò ad udire un lieve rumore di movimento più avanti.

      Si sentiva allo stesso eccitata per l’odore e nervosa per quello che poteva significare: altri stavano condividendo quella foresta con loro. Ricordò l’avvertimento di suo padre e l’ultima cosa che voleva era un