Sta Scherzando, Commissario?. Marco Fogliani. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Marco Fogliani
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Зарубежное фэнтези
Год издания: 0
isbn: 9788873045472
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tutti e solo miei, me ne assumo e me ne sono assunto completamente tutta la responsabilità.”

      C: “E Rossana? E’ riuscito a convincerla di non essere una brava persona? E sarà disposta ad aspettarla fino a quando non uscirà di prigione? In tal caso, signor Favilli, sarebbe meglio accorciare un po’ i tempi, e la collaborazione sarebbe il modo migliore. L’unico altro modo che vedo sarebbe la buona condotta, che però è troppo da bravo ragazzo. Oppure in questi sei mesi ha cambiato idea su qualcosa, su Rossana, sull’amore, e magari su come portare avanti il resto della sua vita?’

      F: “Rossana ha apprezzato molto il mio coraggio e la mia buona volontà. Mi ha detto che adesso convive con uno che gli piace, un vero duro tutto d’un pezzo. Ma quando uscirò, se lei non sarà legata a nessuno, ha detto che mi prenderà in considerazione.”

      C: “Bene, mi fa piacere. E lei è rimasto soddisfatto di questa risposta?”

      F: “Ni. E’ come se fossi stato promosso con una sufficienza stentata. E io non sono il tipo che si accontenta della sufficienza. Io voglio essere brillante, il migliore, non una mediocrità.”

      C: “E quindi, cosa pensa di fare?”

      F: “Non lo so ancora bene. Vedremo, vedremo. Ci penserò. In fondo ho davanti molto tempo per pensarci.”

      

      SCENA 3. Alla stazione di polizia. Il commissario è al telefono.

      V1 : “Per quell’evasione dal carcere, commissario, pensiamo che sarebbe utile che anche voi ci diate un supporto operativo.”

      C: “L’evasione di Achille il Sanguinario? Naturalmente, daremo volentieri una mano come potremo, come tutti e come sempre, d’altronde.”

      V1 : “Dopo aver fatto una strage per scappare di prigione, sembrano proprio essere svaniti nel nulla.”

      C: “Ma perché parla al plurale? E’ stata una fuga di gruppo?”

      V1 : “La novità è questa: che, dopo aver fatto la conta dei cadaveri, sembra che all’appello oltre ad Achille il Sanguinario manchi anche il cavalier Favilli. Può essere che troveremo il suo cadavere altrove; ma magari l’ha preso come lasciapassare, perché era forse la persona più ricca e importante che aveva sottomano. E non riuscendo a trovare Achille, pensiamo che potrebbe essere utile cercare anche il Favilli.”

      C: “Sì, buona idea. Quello per amore potrebbe fare qualunque follìa, e il fatto che in prigione abbia frequentato Achille il Sanguinario … Anche se davvero il crimine non sembrava essere nel suo DNA. Faccio cercare la sua fiamma, Rossana, e ci mando una pattuglia a controllare. Non si sa mai. E’ possibile che se troviamo lei, troviamo anche lui, o loro.”

      

      SCENA 4. Come la scena 3. In più c’è l’appuntato.

      V2 : “Capo, siamo dentro all’appartamento di quella Rossana. Non abbiamo trovato nessuno, ma per me è sicuro che siano passati di qui. C’è sangue dappertutto, una cosa impressionante. Non ho mai visto una cosa simile. Però nessun corpo, nessun cadavere, nessun ferito. Niente oltre al sangue.”

      C: “Fatelo analizzare dalla scientifica. E mi raccomando con attenzione, potrebbe trattarsi di diverse persone.”

      Il commissario riattacca.

      A : “Certo che il Sanguinario è sanguinario. Se gli hanno affibbiato un soprannome simile un motivo ci sarà stato.”

      C: “Tu ti sei già fatto un’idea sul sangue che hanno trovato. Ma io se fossi in te non scommetterei troppo su chi abbia fatto la strage e chi sia la vittima, o le vittime. Anzi: perché invece non ce la facciamo proprio una bella scommessa? Facciamo così: se alla fine delle indagini risulterà che è davvero stato il Sanguinario, ti offrirò un pranzo; altrimenti me lo offri tu. Perché nonostante le apparenze c’è chi dice che Achille il Sanguinario sia una brava persona, obbediente e preciso nei suoi lavori su commissione; mentre il Favilli, a quanto mi è sembrato, è meno ingenuo e più criminale di quanto si possa pensare. Allora appuntato, che dici: la vogliamo fare questa scommessa?”

      GIU' LE MANI DA LUANA, PLEASE

      [1]

      Il Papotti lo considero uno dei miei collaboratori più validi e, sotto alcuni aspetti, forse anche tra i più interessanti. Ha sempre dimostrato un intuito ed un acume straordinario, degni - secondo me - più di un investigatore che di un giornalista.

      Lo chiamavamo tutti "Mister perché", per via del fatto che ogni tanto sparava su qualche collega una raffica di domande su qualche vicenda di cronaca, a cui regolarmente non sapevamo dare una risposta precisa; e regolarmente concludeva con una affermazione del tipo: "Vedi, mi sembra ovvio che in questa faccenda c'è qualche cosa che non torna." Ed era capace di approfondire una singola questione per giorni e giorni, con ricerche, interviste e magari anche pedinamenti, finché non tirava fuori la sua verità, quella che finalmente gli quadrava.

      Querele poche, segno che nella maggior parte dei casi ci azzeccava; e molti scoop. L'unico suo limite, forse, stava nel ristretto orizzonte del suo campo di azione: in genere gossip; o al massimo ambiti locali, perciò di interesse necessariamente limitato a pochi. Forse perché veniva da un giornalino di quartiere e, come diceva lui, gli piaceva mantenere il contatto con la gente e la realtà quotidiana. Peccato. Avesse trovato qualcosa di strano nel presidente del Consiglio, sarebbe stato capace di far cadere il governo, e sarebbe sicuramente diventato più famoso.

      Credo che il Papotti fino all'anno scorso non avesse neanche idea di chi fosse Luana Mozzi. A ben guardare, erano di due generazioni diverse. Il Papotti doveva essere un bambino quando lei, prima come cantante e testimonial in pubblicità e poi come pornodiva, approdò alla notorietà. Una rapida ascesa, una enorme fama: gran bella donna devo dire. E quando, saranno ormai quindici anni orsono, Luana Mozzi scomparve in circostanze ancora misteriose, il Papotti sarà stato al massimo un ragazzino.

      Poi, mi pare l'anno scorso, un quotidiano pubblicò la notizia di un giudice che indagava non so a quale scopo sulla effettiva morte della Mozzi.

      Il giorno dopo - e potrei scommettere che si era un minimo documentato prima di affrontare con noi l'argomento - il Papotti ci fece alcune delle sue domande provocatorie.

      "Vi pare possibile che un padre e una madre possano dimenticarsi dove hanno sparso le ceneri della loro figlia? O che una clinica di fama internazionale possa smarrire la scheda clinica di un personaggio famoso che viene da migliaia di chilometri di distanza per curarsi, e morire, da loro?"

      No, secondo noi non era possibile.

      "E perché secondo voi, dopo quasi quindici anni, qualcuno avrebbe interesse a riaprire il caso della sua morte? A chi potrebbe interessare?"

      Su questo ci fu qualche contributo da parte nostra: forse gli interessi dell'industria pornografica? E non era forse vero che già all'epoca nessuno di noi aveva veramente creduto alla versione ufficiale dei fatti?

      Il Papotti si buttò anima e corpo sull'argomento, e si assentò dalla redazione per almeno due settimane. Non è poi una cosa così inconsueta da noi. L'importante è che almeno una volta a settimana il direttore del giornale venga tenuto aggiornato su ogni sviluppo.

      Dopo di che inviò una videocassetta ai genitori della Mozzi, con cui si presentava e in cui chiedeva di essere ricevuto e di poter fare loro un'intervista, asserendo inoltre di essere in possesso di importante e inedita documentazione sulla morte della loro figlia. Una copia del nastro c'è sicuramente da qualche parte anche qui al giornale, se può servire.

      Non ci sperava proprio, e invece la sua richiesta fu subito