Non c'è che dire: parlate assai graziosamente!
(continua, ascoltandosi) Vantate la vostra impassibilità? Non ne avete il diritto. Di quale seduzione avete voi trionfato? Quattro chiacchiere, una stretta di mano, uno sguardo, un mazzo di fiori, un tête-à-têtein carrozza aperta nelle ore in cui le vie rigurgitano… Oh! queste cose non sono una seduzione. Ed io, per esempio, che vi faccio la corte e che non ho nessuna voglia di rinunziare a voi, quale ragione ho d'esser convinto della vostra inespugnabilità? Voi sfuggite tutte le occasioni in cui io sarei – lo dico con una frase da tenore – «nella pienezza dei miei mezzi»; voi sfuggite tutte le occasioni in cui io potrei essere io; – voi insomma, presentite dove e come e quando comincerebbe la vostra debolezza: ed ecco, vi ripeto, ecco qual'è la vostra forza.
Sicchè, concludiamo: io ho paura di voi.
Non lo so, ma nulla m'impedisce di crederlo.
Se vi fa piacere di crederlo, accomodatevi pure.
Lo vedete! Vi schermite. Se foste sicura di voi stessa, mi sfidereste.
Dio buono! Sarebbe crudele e superfluo defraudarvi d'un trionfo immaginario!
Attenta! Ciò che dite è arguto, ma vi denunzia sempre più debole. Scommetto che se v'invitassi a disilludere la mia immaginazione, voi rifiutereste l'invito.
Come siete complicato stasera! Via, semplifichiamo.
Semplifichiamo. Volete dimostrarmi, realmente, di sapermi respingere?
O che! Parlate sul serio?
E se parlassi sul serio?
Mi divertirei un mondo.
E acconsentireste a darmi una prova?
Senza dubbio.
Posso farvi la mia proposta?
Fatela.
Non ve ne pentirete?
Non me ne pentirò. Fatela!
Ebbene, vi propongo… di venire in casa mia!
In casa vostra?
In casa mia.
(scoppiando a ridere) Ah ah ah!.. la gran prova non è che questa?
Abito solo.
Benissimo.
Vi troverete per la prima volta vicino a me, in un ambiente segreto, fra quattro mura, senza testimoni…
Benissimo.
Senza porte aperte…
Benissimo.
Senza difesa!
Benissimo… E poi?
E poi… e poi vedremo. Accettate?
(ridendo sempre più forte) Sicuro che accetto. Ah! ah! ah!
Ma che! Voi non verrete!
Ed io vi dico che ci verrò.
Su, dunque: quando verrete?
Domani.
L'ora?
Alle due?
Alle due.
Le armi?
Le sceglieremo sul terreno!..
Sta bene!
(ammonendola, diffidente) Contessa Clara!..2
Signor Gino!.. Sino a domani, è vero, voi potete dubitare di tante cose, ma della mia parola… no!
È giusto…
Grazie!
(galantemente, alzandosi) E adesso, è necessario separarci.
Separarci?!
Quando è corsa una sfida, i due avversari non hanno più nulla da dirsi, e non debbono dirsi più nulla.
Perfettamente. (Si leva e lo congeda con una profonda e lunga riverenza settecentesca.) Signore…
(inchinandosi caricatamente) Contessa…
A domani?
A domani. (Sta per uscire. – Silvio entra.)
SCENA IV
Oh!..
Destinàti ad incontrarci sempre sul peggio passo: quello dell'uscio.
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