La guerra del Vespro Siciliano vol. 2. Amari Michele. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Amari Michele
Издательство: Public Domain
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Жанр произведения: Зарубежная классика
Год издания: 0
isbn: http://www.gutenberg.org/ebooks/47114
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dato di Milazzo, pe’ suoi continui e rilevanti servigi a pro della Chiesa, il castello e casal di Chila tra Mineo e Caltagirone, con mero e misto impero. Raffermò questa concessione Roberto a dì 10 settembre 1299 da Aidone; e Carlo II da Napoli a 16 febbraio 1300. Nel r. archivio di Napoli, reg. 1299–1300, C; e ne’ Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 2, fog. 88.

Il di Gregorio, nella Bibl. arag., tom. II, pag. 520, pubblicò un diploma di Federigo, pel quale furon conceduti a Blasco Alagona il castello e la terra di Naso, posseduti una volta da Giovanni e Matteo Barresi traditori. Questo documento porta la data di Palermo a 26 gennaio decima Ind. anno dell’Incarnazione 1297, e 2o del regno di Federigo; ma io credo errata manifestamente questa data, perchè la decima Ind. cadde bene di gennaio 1297 nell’anno comune, ma nell’anno dell’Incarnazione rispondeva al gennaio 1296. Indipendentemente da tal errore, si può corregger senza alcun dubbio duodecima ind. gennaio dell’anno dell’Incarnazione 1298, ossia gennaio 1299 dell’anno comune, perchè Barresi si ribellò da Federigo al passaggio primo di Giacomo, cioè tra agosto 1298 e la primavera del 1299 dell’anno comune. Il riferisce Speciale, diligentissimo nel descrivere questi tempi di Federigo, ne’ quali ei visse ed ebbe alto stato.

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Nic. Speciale, lib. 4, cap. 6 e 7.

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Nic. Speciale, lib. 4, cap. 7 e 8.

Tolomeo da Lucca, Ann. in Muratori, R. I. S., tom. XI, pag. 1303. Anon. chron. sic., cap. 60, che porta un po’ diverso il numero delle galee.

Non mi è riuscito di trovare una interpretazione plausibile di questo soprannome di Garsagnini o Garfagnini, con ch’eran proverbiati que’ prigioni catalani. Gli scrittori contemporanei non ne danno la origine; non si trova nella nostra lingua parlata; il Du Cange, nel glossario, la nota senz’altra spiegazione, che d’essere stata adoperata come ingiuria nel caso particolare narrato di sopra. Il Testa, leggendola garsagnini, spiega per sfregiati, marcati, rappiccandola con la voce garsa che suonava profondo cincischío, e così è rapportata dal Du Cange, e così resta ancora nell’idioma siciliano, in cui talvolta si pronunzia anche gassa. Ma io non so accettare che i siciliani guerrieri di que’ tempi, si beffassero delle cicatrici di altri guerrieri; a d’altronde questo combattimento del Faro non fu sì ostinato, che la più parte de’ prigioni potesse escirne con ferite. Perciò crederei più tosto leggere garfagnini per metatesi da qrafagnini, grifagnini, grifagni, o derivato da aggraffare, e in siciliano aggranfari. Ed era ben naturale che i nostri guerrieri cittadini dessero di saccardi, predoni, rapaci ladroni, a que’ soldati venderecci di Giacomo.

Non credo che questo soprannome potè trarsi in alcun modo dai Garfagnini, abitatori della Garfagnana nello stato di Modena.

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Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1271, sì legge un diploma del 12 gennaio decimaquarta Ind. (1278), col quale è conceduta a Guglielmo de Mosterio la terra di Grattieri, posseduta già dal conte Arrigo Ventimiglia, traditore, dicea re Carlo.

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Nic. Speciale, lib. 4, cap. 9.

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Speciale dice 18,000 uomini perduti; ma sembran troppi.

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Si vede dal citato diploma del 23 giugno 1299, Testa, docum. 16.

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Nello stesso diploma e in un altro della stessa data del 23 giugno, citato nel seguito di questo capitolo, si fa menzione di Pietro Cornel, nominato da Speciale in questo luogo.

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Nic. Speciale, lib. 4, cap. 10 e 11.

Anon. chron. sic., cap. 60 e 61.

Per la infermità di Giacomo in Napoli e il figliuolo quivi partoritogli da Bianca, veg. Surita, Annali d’Aragona, lib. 5, cap 37 e 38.

La data del ritorno di Giacomo in Napoli dopo questa prima impresa di Sicilia, si conferma per un diploma dato di Napoli a 5 marzo duodecima Ind. (1299), nel quale, dicendosi abbisognar molto frumento pro adventu illustris regis Aragonie, il re comandava trovarne subito 2,000 salme e farne biscotto, sì che fosse pronto il 12 marzo. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1299, A, fog. 41 a t.

Tra le terre ch’eran rimase a’ nemici in Sicilia fu anche Novara, e tenne per Loria, come si ricava da un diploma del 1 luglio 1299, dato in quella terra col titolo di re Giacomo d’Aragona…existente etiam et dominante domino nostro domino Rogerio de Lauria milite, regnorum Aragonum et Sicilia ammirato, nec non et gratia Dei et regis et per sanctam Romanam Ecclesiam inclito domino Castellionis, Francavillae Nucariæ, Linguegrossae, Cremestadis, S. Petri supra Pactas, Ficariæ, et Turturichii, sui dominii praedictarum terrarum et locorum anno primo feliciter, amen.

Dal monastero Cisterciense di Santa–Maria di Novara. Tra’ Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 1, fog. 178.

Quanto a’ soccorsi di Napoli alle castella che teneansi nelle costiere settentrionali di Sicilia, dà validissimo argomento a supporli un diploma del 1 aprile tredicesima Ind. 1299, col quale è ordinato di mandarsi ad partes Sicilie per conto di Ruggier Loria 10 salme di sale. Certamente il governo di Napoli non si limitava a questa sola provvedigione. R. archivio di Napoli, reg. seg. 1299, A, fog. 31.

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Raynald, Ann. ecc., 1298, §. 17, breve al patriarca d’Armenia, 26 ottobre anno 4.

234

Ibid. 1299, §§. 1 e 2, brevi dell’8 e 9 giugno.

235

Surita, Ann. d’Aragona, lib. 5, cap. 87, 88.

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Docum. XXIX e XXX.

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Dei pagamenti fatti a Giacomo in Napoli dan fede i diplomi del 21, 22 e 25 marzo e 4 maggio, 15 e 18 giugno e 8 luglio duodecima Ind., nel registro del r. archivio di Napoli segnato 1299, A, fog. 24, 23, 33, 54 a t., 92 a t., 110 e 209 a t. Son quietanze ai capitani delle città di Aquila, Lucera, Guastimone e Salerno per le somme consegnate a Consalvo Garzia, commissario del re d’Aragona, e tolte da’ sussidi che quelle città avean promesso per la presente guerra.

Tre diplomi del 30 maggio, 6 giugno e 8 luglio attestano il pagamento di altre once 220 al medesimo Consalvo Garzia, su la sovvenzione che forniva la città di Napoli; e tutti questi danari furono di carlini d’argento di 60 all’oncia. Ibid., fog. 126 a t. e 138 a t.

Un altro diploma del 24 giugno duodecima Ind., porta il pagamento stipendi di alcuni uomini d’arme del re di Aragona, fatto dall’erario di Napoli per mezzo di Consalvo Garzia. Un di questi condottieri, per nome Bertirando Artus, avea 12 once al mese, e’ suoi scudieri 2 once; un altro condottiero 6 once, ec. Reg. citato 1298, A, fog. 115.

Questi pagamenti stentati e spezzati, fatti a misura che s’avea il denaro delle sovvenzioni, ancor mostrano quanto fosse esausto l’erario di Napoli in quel tempo. Veg. anche i diplomi del 25 maggio, 5 e 23 giugno nelle seguenti note.

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Diploma del 23 giugno 1299, dal registro del r. archivio di Napoli segnato 1299, A, fog. 111, pubblicato dal Testa, op. cit., docum. 16, dal quale si ricavano i seguenti particolari:

Che Giacomo avea lasciato in Sicilia 79 cavalli alferrati (cioè uomini scelti, armati da capo a pie’, donde forse presero il nome gli alfieri o portatori d’insegna), 422 altri cavalli, e 1,156 fanti; da pagarsi da gennaio ad aprile 1299, per once 5,259; e per maggio ancora, nel numero di 78 cavalli alferrati, 426 cavalli e 1,203 fanti, per once 2,071,15.

Che la flotta catalana si dovea pagare per 5 mesi da gennaio a tutto maggio; ma si contentava di 4 mesi di soldo per once 8,951, essendo rimasta gran pezza ne’ porti.

Che tornaron di Sicilia con Giacomo alferrati 28, cavalli 425, fanti 151 ch’erano già soddisfatti in Napoli.

Che i Catalani andavan creditori inoltre di once 6,085,28, per supplimento a’ cavalli morti o perduti.

Da ciò si argomenta ancora che a tutto dicembre 1298, avea pagato queste genti il papa o re Carlo.

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I mercatanti fiorentini, massime della compagnia de’ Bardi, prestavan danari a re Carlo, pigliando in sicurtà o in isconto la tratta de’ grani.

Diploma dell’ultimo febbraio duodecima Ind. (1299), nel quale si legge che il danaro col quale gli angioini comperarono dal traditore Berengario degli Intensi la città d’Otranto, era stato pagato in parte dal mercatante Bartolomeo della compagnia dei Bardi, la quale avea promesso dare in prestito alla corte di Napoli a tutto marzo 1299 once 4,000, e le era stata ceduta la tratta di 40,000 salme di frumento. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1299, A, fog. 22.

Diploma del 25 maggio duodecima Ind. a Lippo Ildebrandini e altri della compagnia de’ Bardi di Firenze. Saducetto d’Adria