Tornanti. Pamela Fagan Hutchins. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Pamela Fagan Hutchins
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Вестерны
Год издания: 0
isbn: 9788835433675
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rise. «Va tutto bene con il caso?»

      «Non sono libero di dire molto, ma posso dire che il dottor Flint ha fatto tutto il possibile. E che non sarei sorpreso se la famiglia sporgesse denuncia ugualmente.» Abbassò la voce e si guardò dietro entrambe le spalle, prima di avvicinarsi a lei. «Io non le ho detto nulla, ma non sarebbe la prima volta che fanno causa a qualcuno quando le cose non vanno come vogliono loro.»

      «Oh, no.»

      «Quindi dobbiamo assicurarci di non tralasciare nessun dettaglio. Ma, le ripeto, non si preoccupi. Suo marito non ne ha colpa.»

      «Farò in modo che la chiami immediatamente appena rientra.»

      «Se tutto va bene, prima di allora, avranno catturato quel fuggitivo da un pezzo.»

      «Quale fuggitivo?»

      «Non ha sentito? Ne parlano tutti i notiziari alla radio. Un prigioniero ha ucciso un agente di Big Horn dalle parti di Ten Sleep ed è fuggito con il suo veicolo. Lo stesso tizio che ha ucciso il guardacaccia.»

      «Oh mio Dio!» Ten Sleep era dall’altra parte delle montagne, ma lei avrebbe passato la notte da sola e viveva in campagna. Doveva tenere il fucile di Patrick vicino al letto.

      «Tutti gli agenti delle forze dell’ordine statali, federali e locali della parte settentrionale dello stato lo stanno cercando. Anche lui è di queste parti, è cresciuto a Buffalo. La radio ha detto che ci saranno aggiornamenti ogni ora.»

      «Non mancherò di ascoltarli.»

      «Stia attenta, signora Flint.»

      «Anche lei, dottor Greybull.»

      Il medico la salutò sollevando un cappello immaginario, poi tornò dall’altra parte della strada con i pantaloni che si abbassavano pericolosamente, fischiettando “Blueberry Hill”.

      Susanne si affrettò a entrare nel ristorante e rimase sulla porta in cerca di Vangie. Un gruppo seduto sotto l’enorme testa di bisonte sembrava familiare, ma non riuscì a ricordare i loro nomi. Continuò a scrutare. Il locale era pieno. Oltre ai tavoli gremiti, ogni sgabello al bar era occupato. Alcuni camerieri erano raggruppati vicino alla postazione del caffè, tenendosi in disparte mentre i clienti facevano la fila per l’unico bagno. Le posate sbattevano contro i piatti, fendendo il baccano delle conversazioni. Il posto era un pollaio.

      Susanne udì: «Qui!» Vangie le stava agitando le braccia da un tavolo con la vista sul Clear Creek. La sua amica era vestita con jeans e una maglietta gialla, i capelli neri tagliati in un pratico caschetto, come i nativi del Wyoming, ma il suo forte accento del Tennessee tradiva le sue radici meridionali.

      Susanne sapeva che anche il suo accento texano si sentiva. Forse era per questo che era stata così attratta da Vangie all’inizio. Due pesci fuor d’acqua. Ma Vangie riusciva a nuotare, mentre Susanne si sentiva come se stesse affondando. La sua amica era seduta con le spalle al torrente, il cui nome Susanne pronunciava ancora con una lunga i invece di “crick”, come la gente del posto. Un altro modo in cui non si integrava. Si sistemò il fiocco sulla scollatura della sua camicetta a pois. E poi di nuovo.

      «Ti ho ordinato un tè zuccherato.» Vangie aveva posato il bicchiere sulla tovaglietta di Susanne, un menù plastificato. «Lo faccio solo per prenderli in giro. Lo portano sempre non zuccherato, con bustine e un cucchiaino a parte.»

      Susanne fece un’espressione disgustata, rabbrividendo. «Non è la stessa cosa.» In realtà beveva il tè senza zucchero, quindi a lei andava bene così, ma capiva il punto di Vangie.

      «Voglio dire, faccio bollire l’acqua per i colibrì, santo dio. Lo zucchero non si scioglie nell’acqua fredda. Ogni vero cuoco lo sa.» Inarcò un sopracciglio guardando verso la cucina, come per suggerire che forse non c’era un vero cuoco là dietro.

      Le due donne ordinarono due insalate dello chef e si raccontarono le novità nella vita di ciascuna.

      «Come sta il bambino?» chiese Susanne. La gravidanza di Vangie era un segreto tranne che per gli amici intimi. Aveva avuto diversi aborti spontanei e non aveva ancora superato il primo trimestre con quel bambino.

      Vangie guardò fuori verso il torrente. Era basso. Per lo più sassi al posto dell’acqua. «Ho qualche perdita.»

      «Oh, no. Ma forse non è niente. Cosa dice il tuo dottore?»

      Vangie aveva iniziato ad andare da un ginecologo a Billings, nel Montana. «Non gliel’ho ancora detto. Mi spaventa parlare con lui.»

      «Devi chiamarlo.»

      «Lo so. Lo farò se peggiora.»

      Susanne prese la mano di Vangie e la strinse. «Posso fare qualcosa?»

      «Le tue preghiere e la tua amicizia sono tutto ciò di cui ho bisogno.» Si asciugò una lacrima, poi il suo viso cambiò espressione. Sorrise, il che accentuò gli zigomi alti e rotondi. «Sono rimasta sorpresa quando mi hai chiesto di pranzare insieme. Pensavo dovessi andare a caccia di cervi.»

      «Sì, ci dovevo andare.»

      «E?»

      Vangie poteva essere la sua migliore amica del Wyoming, ma Susanne non parlava con lei di questioni personali che riguardavano Patrick, né con nessun altro. «Patrick aveva bisogno di passare un po’ di tempo da solo con i bambini.»

      «Che bravo papà.»

      La cameriera mise davanti a loro le insalate. «Qualche altra cosa?» La sua bocca aveva un aspetto secco e raggrinzito, come se fumasse da una vita.

      Vangie fece l’occhiolino a Susanne. «Dell’altro tè dolce, per favore.»

      La cameriera sospirò e tornò in cucina.

      Susanne mescolò la sua insalata. Non le importava del tè. Quello che le mancava era una buona salsa ranch per condirla. Fatta in casa con vero latticello. Tutto quello che riusciva a trovare in città era quella fatta con normale latte e una di quelle nuove bustine di condimento con dentro un sapore artificiale di latticello.

      «Come stanno i bambini?» chiese Vangie.

      «Perry è adorabile. I maschietti sono così dolci.»

      Vangie sorrise. «E questo significa che Trish… »

      «Sempre meno simpatica. Sono una cattiva madre per dire questo?»

      «Sei una grande madre. È una fase della crescita. Ne uscirà. E poi l’ho vista in città la scorsa settimana ed è stata gentile con me. Probabilmente è solo una questione di rapporto madre figlia.»

      In città. Susanne si chiese come ci fosse arrivata. Trish andava a scuola in autobus. «Con chi era?»

      «Un gruppo di ragazzi.»

      «A passeggio?»

      «Stavano scendendo da un vecchio pick-up.»

      «Uno di loro non era per caso Brandon Lewis?»

      Vangie annuì. Insegnava alla scuola elementare di Buffalo e quindi conosceva tutti i bambini della città. «Credo che potesse essere lui alla guida. Perché?»

      «L’ho sentita chiamarlo oggi al telefono. È troppo grande per lei.»

      «Ooh, sì. È un ragazzo molto maturo. Un Casanova con le adolescenti, se le voci sono vere.

       Magnifico. Proprio quello che volevo sentire.

      La voce di una donna interruppe la loro conversazione. «Signore. Come va?»

      Susanne alzò lo sguardo. La nuova arrivata, con una coroncina di trecce bionde e gli occhi celesti, sorrise loro dalla sua notevole altezza. Ronnie Harcourt. M-e-r-d-a, scandì Susanne mentalmente. Se avesse dovuto indicare una donna con tutti i tratti che rendevano le donne del Wyoming così diverse da lei, Ronnie sarebbe stata quella giusta. E si dava il caso che vivesse nella proprietà vicina a quella