“La tassa sulle vendite del diciassette per cento potrà essere aumentata con voto universale, per far fronte alle spese. Tutti dovranno aderire alle ‘leggi di non tolleranza’: due reati capitali, e la persona verrà esiliata a vita, senza eccezioni.
“L’esilio avrà decorso immediato con una scorta armata fino al porto d’ingresso.” Dom chiuse il suo iPad. “Ho finito.”
“Tutto?”.
“Sì, tutto”. Si stiracchiò e le fece scivolare un braccio intorno alle spalle. “Almeno per stasera”. La baciò.
“Vuoi dire completamente finito?”.
“Intendo dire che ho finito con le regole e i regolamenti”.
“E i modi e i mezzi?” lei lo baciò.
“Dove c’è la volontà...”.
Adora chiuse il suo iPad. “C’è un modo”.
Si alzò dal tavolo e corse ridacchiando verso la camera da letto.
Capitolo Due
Monica, Betty, Albert e Roc, La Banda dei Quattro, condivisero un tavolo la sera del ballo.
“Niente telefoni, niente mail, niente posta ordinaria, niente”. Monica sorseggiò la sua Coca Cola. “Abbiamo tutta questa tecnologia di lusso e nessun modo per contattare qualcuno nel deserto”.
“Avremmo dovuto trovare un modo per comunicare prima di lasciare Anddor Shallau”, disse Roc.
Albert lasciò la mano di Betty e cliccò sul suo telefono.
“Vorrei solo parlare con Ibitsan”, disse Roc.
“Non andrebbero mai a Talfona per fare una chiamata”, disse Monica. “Odiano la città”.
“Dove si riforniscono?”. Roc immerse un Dorito nella salsa. “Avevano sale, zucchero e salsa per le bistecche. L’avranno pur comprata quella roba”.
“E questo?” Albert lesse dal suo telefono. “Telefono satellitare, 495 dollari su eBay”.
“Anche se riuscissimo a portare un telefono satellitare a Sikandar e Ibitsan”, disse Monica, “non saprebbero come usarlo, e non avrebbero modo di caricare la batteria”.
“Ma anche se avessero un telefono”, disse Roc, “come potremmo comunicare con loro?”.
“Conosco qualche parola”, disse Monica. “Ma non abbastanza per portare avanti una conversazione telefonica. Abbiamo bisogno di un libro sulla lingua Olabi”.
“Ho controllato online”, disse Roc. “Non c’è niente”.
“Quello che vi serve”, disse Betty, “è qualcuno a Talfona che parli inglese e Olabi, che vada là fuori e consegni loro un messaggio”.
“Mmm... questa è una buona idea”. Monica si scostò una ciocca di capelli biondi dalla guancia. “Scommetto che esista questo tipo di servizio a Talfona”.
“Probabilmente costa un sacco”, disse Albert.
“Non mi interessa quanto costi”, disse Monica. “Devo parlare con Sikandar, o almeno sentire la sua voce”.
Il DJ fece partire Go Loko.
Betty afferrò la mano di Albert e lo trascinò verso la pista da ballo.
“Vieni, sorellina”. Roc si alzò. “Almeno possiamo ballare come gli altri”.
Capitolo Tre
12 Maggio
“Sono incinta”.
“Cosa?” Monica quasi si strozzò con la sua soda.
Caitlion annuì.
“Ne sei sicura?”.
“Sono passati trentanove giorni da quando abbiamo lasciato Anddor Shallau. Sono sicura”.
“Tu e Tamir non avete usato protezioni?”.
“Quando ho fatto i bagagli per il deserto”, disse Caitlion, “non avrei mai pensato di aver bisogno di preservativi”.
“Porca miseria. Non sa che diventerà padre”.
Caitlion scosse la testa e diede un morso ad un pezzo di sedano.
“Dovremmo dirlo ad Adora e Dom?”.
“Non lo so, forse. Ma devo tornare là”.
“Mancano solo due settimane di scuola, e Adora mi ha detto che ho una ‘B’ nella sua materia. Gli altri miei voti sono buoni, quindi mi diplomerò a maggio”.
“È fantastico. E poi?”.
“Lavoreremo insieme”, disse Monica. “Quand’è il diploma?”.
“Fra tre settimane. Sarò all’ultimo anno, ma preferirei stare nel deserto con Tamir”.
“Non puoi seguire alcuni dei tuoi corsi online?”.
“Sì, più della metà”. Caitlion masticò un morso di mela.
“Anche Roc si diplomerà. Ha una gran voglia di vedere Ibitsan”.
“Ho esattamente 148 dollari sul mio conto corrente”, disse Caitlion. “E 10 dollari nella mia borsa. Quanto costavano i biglietti aerei quando siamo andati l’ultima volta?”.
Monica scosse la testa. “Non riesco ancora a credere che Dom abbia ipotecato la sua casa per pagare il volo a tutti fin là”.
“E che abbia comprato provviste e affittato cammelli. Pensavo fosse un nerd egocentrico e senza cuore, ma si è indebitato per i prossimi dieci anni per pagare quel viaggio”.
“Sì. Spero che si sposino, lui e Adora. Sembrano davvero felici insieme”.
“Sono una bella coppia”, disse Caitlion.
Monica tirò fuori il telefono e iniziò a digitare. “Mando un messaggio a Roc e gli dico che dobbiamo parlare”.
“Ok, ma non dirgli del bambino. Glielo dirò io quando lo vedrò”.
“Certo, figurati”. Monica finì il messaggio. “Sai, anch’io vorrei essere incinta”.
“Davvero?”
“Sì, mi piacerebbe avere un piccolo Sikandar”.
Il suo telefono squillò e lesse il messaggio ad alta voce. “Studio per l’esame di matematica fino alle sette. Che ne dite se ci vediamo per una pizza verso le otto?”.
“Per me va bene”, rispose Caitlion.
Monica mandò un messaggio a Roc per incontrarsi al Pizza Hut. “Forse insieme riusciamo ad escogitare un piano”.
* * * * *
Quando Caitlion disse a Roc di essere incinta, non gli ci volle molto per capire che il padre fosse Tamir.
“Congratulazioni”. Roc si alzò e fece il giro del tavolo per abbracciarla.
“Grazie, Roc”.
“Se solo riuscissi a comprare un biglietto aereo per Anddor Shallau”. Roc tornò alla sua sedia. “Vivrei con la tribù di Ibitsan finché non inizieremo a riempire il mare”.
“Anch’io”, disse Caitlion. “Potremmo trovare un modo per renderci utili”. Sorseggiò il suo tè freddo. “Vendere cammelli, far pascolare le capre... non mi importa cosa, mi basta stare con Tamir”.
“Il tuo bambino sarà il primo nativo Tranquilliano”, disse Monica.
“Ehi, hai ragione. Che figata”.
“La