«Questo cos'è?»
«Un piccolo regalo dell'azienda. È il tuo cellulare aziendale per Singapore. Dentro ci sono il telefono, la SIM card e le istruzioni per connetterti con tutte le applicazioni dell'azienda, anche se, in realtà, l'unica utile è l’e-mail. Lunedì al lavoro ti daranno il tuo laptop.»
«Okay, grazie mille. Mi spiegherai la questione delle tariffe e delle chiamate verso la Spagna. E per mangiare? Come vi organizzate? Con menù fisso? In ristoranti come in Spagna?»
«Beh, ci sono molte opzioni», rispose Josele. «È molto raro trovare persone che mangiano nei ristoranti perché sono molto costosi. La consuetudine è mangiare nella mensa della palazzina degli uffici, negli hawker centers, che sono gruppi di cucine con un piccolo bancone che condividono un'area abilitata per mangiare, nei coffee shops, che sono come gli hawkers, ma più cari e belli ...»
«E con l'aria condizionata!», Dámaso lo interruppe. «È dove, di regola, mangiamo noi.»
«Sì, sì, e con l'aria condizionata», continuò Josele. «È che Dámaso soffre molto il caldo e l'umidità. In ognuno di questi posti, puoi sia mangiare che comprare cibo da asporto. Dipende da ognuno e se c'è spazio per sedersi, perché a volte non c'è posto a causa della grande quantità di persone all'interno. Anche i fast food come Burger King, McDonald's o altre catene di ristoranti asiatici che non esistono in Spagna sono abbastanza pieni. Ci sono persone che si portano il pranzo al sacco ma è molto raro vedere degli occidentali. Le persone dal Bangladesh o dalle Filippine tendono a portarselo perché a loro piace mangiare cose tradizionali del loro Paese e se le cucinano da soli ...»
«Bene, bene», lo interruppi ridendo. «Ti ho solo chiesto dove mangi di solito, non di farmi uno studio sulla società di Singapore e sul suo stile alimentare. Che pezza mi hai attaccato! Ho avuto il tempo di sistemare il telefono e renderlo operativo. Aspettate un attimo, chiamo mia madre.»
«Salutala da parte nostra!», esclamarono entrambi all'unisono.
La conoscevano da quando lavoravamo insieme a Madrid, da un giorno in cui erano venuti a pranzo a casa mia. Mia madre era un'ottima cuoca, si era appassionata al cibo spagnolo e amava avere ospiti. Aveva avuto una giovinezza tempestosa, per così dire, ed era felicissima di accogliere nuovi amici che, già a prima vista, sembravano brave persone; niente a che vedere con le amicizie poco raccomandabili della mia adolescenza. Approfittai del telefono aziendale per chiamarla e dirle che mi ero già sistemato e che ero tornato a vivere con i miei amici. Era molto felice di sapere che non ero solo e che avevo già incontrato delle persone. Mi mandò tanti baci per entrambi. Le dissi che l'avrei chiamata per parlare con più calma tra qualche giorno. Quando riattaccai continuai a fare domande su ciò che mi interessava sapere del posto.
«E per divertirsi, cosa si fa da queste parti? Non ho bisogno che tu mi dica tutto quello che c'è da sapere sulla città oggi stesso, eh, Josele? Dovremo anche divertirci un po', qualcosa di particolare?»
«Molte cose», rispose Dámaso. «A Singapore non ti annoierai, questo è certo. Ci sono tutti i tipi di divertimenti: da incredibili simulatori di volo, corse di cavalli, casinò, parchi di divertimento, sentieri escursionistici, musei, molti centri commerciali e, naturalmente, centinaia di pub e club per uscire e incontrare persone, che tu ne hai bisogno, soprattutto qualche ragazza dopo la carognata che ti ha fatto Cristina.» Il mio viso mostrava quanto fossi d'accordo con quest'ultima frase. Volevo tornare ai miei tempi folli, in cui la cosa importante era finire a letto con una ragazza, non importa quale. «Vicino a casa nostra, dall'altra parte del parco, c'è una delle principali zone di festa. Intorno ad una strada chiamata Mohamed Sultan Road che è piena di locali e discoteche. Venti minuti a piedi da qui. E naturalmente c'è anche il golf dall'altra parte di Marina Bay!»
«Mi sembrava strano che tu non tirassi fuori l'argomento del golf. Sicuramente hai scoperto prima come diventare un socio del campo da golf che hanno qui intorno che dove comprare il pane la mattina. E se hanno lettini abbronzanti a raggi uva, comunque, è perfetto, giusto?» Mi misi a ridere.
«Hai idea di come ci si sente a colpire un ace? Colpire una palla con un solo colpo di partenza? Nemmeno io, ma continuo a provare.»
«Come lo conosci bene, David», commentò Josele tra le risate. «Appena è arrivato, ha chiesto al tassista la strada per venire qui dall'aeroporto. E una volta all'anno hanno gare di Formula 1, ovviamente. Penso che sia verso settembre e ci hanno detto che è incredibile, perché corrono per la città di notte; quindi, se siamo da queste parti dobbiamo andare, anche se non ti piacciono molto le corse, perché anche solo l'atmosfera lo merita.»
«Ma da quanto siete qui? Avete avuto il tempo per fare tutte queste cose?»
«No, amico», disse Josele con un sorriso. «Le informazioni sui bar, sì, naturalmente; ma la maggior parte delle cose ci sono state raccontate dai colleghi che sono qui da più tempo. Ora che sei arrivato tu, ci muoveremo sicuramente di più.»
«Amico, speravo di poter navigare un po' anch'io. Soprattutto se in buona compagnia.»
«Intendi noi o una ragazza carina?»
Tutti e tre ridemmo di gusto. Era chiaro che durante questo periodo che erano stati negli Stati Uniti, non avevamo perso la complicità che avevamo sempre avuto nei nostri progetti insieme in Spagna. Soprattutto quella che avevo con Josele.
I bei tempi si stavano avvicinando.
Singapore 3
Il giorno dopo uscimmo insieme per una passeggiata per la città. Volevo davvero vedere che atmosfera si respirava in questo nuovo Paese.
Siccome volevo sentirmi utile, presi i sacchi della spazzatura per buttarli via, ma Josele mi intercettò all'ingresso di casa.
«Ma dove vai con la spazzatura?»
«A buttarla via. Ho visto un cassonetto là fuori.»
«Santo cielo, dobbiamo spiegarti tutto. Qui ci sono impianti di trattamento dei rifiuti in ogni blocco. Butti la spazzatura nei condotti della cucina sotto il microonde e andrà nel posto giusto. Come la spazzatura pneumatica in Spagna.»
«Grandioso ... e gli appartamenti al piano terra?»
«La lasciano davanti alla porta d'ingresso del servizio e la ritira il personale delle pulizie. Non si porta molto spesso la spazzatura nel cassonetto.»
«E viene riciclata?»
«Ci sono contenitori colorati per riciclare se vuoi, ma quasi nessuno lo fa.»
«Capito. Tutta la spazzatura nel condotto della cucina.»
Buttai via i due sacchetti e uscimmo in strada. Iniziammo facendo un giro per il nostro quartiere, Tanglin. I singaporiani che vedevo per strada mi sembravano per lo più di origine orientale, cinesi, soprattutto, anche se c'erano anche molte persone di aspetto indiano e parecchie che non riuscivo a localizzare
«Sono di origine malese», chiarì Josele. «Qui sono persone più tranquille e chiuse rispetto agli europei. Sono anche molto severi con le leggi. Ci sono infiniti divieti. Alcuni possono essere scioccanti per noi e, se non li rispetti, vieni punito senza esitazione. Tutti imparano presto, con le buone o con le cattive, ad essere rispettosi.»
«Questa cosa dell'ordine mi piace.»
«Beh, lo sappiamo. Quadrato come sei ...»
È vero che lo ero adesso, ma non ero sempre stato così. (Capisco che sia stato il contrario. Che prima fosse quadrato e ora no)
Andammo a destra, lasciandoci dietro un passaggio pedonale ricoperto di piante piene di fiori viola. Poco dopo raggiungemmo una stazione della metropolitana. Cambiò il tipo di costruzione e sul nostro marciapiede comparvero case unifamiliari, come se si trattasse di una zona di villette bifamiliari, ma ognuna diversa dalla precedente, sia nei materiali che nel design. Un po' più avanti c'era un incrocio con un'altra strada importante chiamata Bukit Timah che correva parallela ad un ruscello e con un ponte sopraelevato.