in seggio riporrà la Chiesa, e degni
darà supplici ai conti di Celano;
ed al servizio del sommo Pastore
finirà gli anni suoi nel più bel fiore.
37
Ed Azzo, il suo fratel, lascierà erede
del dominio d'Ancona e di Pisauro,
d'ogni città che da Troento siede
tra il mare e l'Apennin fin all'Isauro,
e di grandezza d'animo e di fede,
e di virtù, miglior che gemme ed auro:
che dona e tolle ogn'altro ben Fortuna;
sol in virtù non ha possanza alcuna.
38
Vedi Rinaldo, in cui non minor raggio
splenderà di valor, pur che non sia
a tanta esaltazion del bel lignaggio
Morte o Fortuna invidiosa e ria.
Udirne il duol fin qui da Napoli aggio,
dove del padre allor statico fia.
Or Obizzo ne vien, che giovinetto
dopo l'avo sarà principe eletto.
39
Al bel dominio accrescerà costui
Reggio giocondo, e Modona feroce.
Tal sarà il suo valor, che signor lui
domanderanno i populi a una voce.
Vedi Azzo sesto, un de' figliuoli sui,
confalonier de la cristiana croce:
avrà il ducato d'Andria con la figlia
del secondo re Carlo di Siciglia.
40
Vedi in un bello ed amichevol groppo
de li principi illustri l'eccellenza:
Obizzo, Aldrobandin, Nicolò zoppo,
Alberto, d'amor pieno e di clemenza.
Io tacerò, per non tenerti troppo,
come al bel regno aggiungeran Favenza,
e con maggior fermezza Adria, che valse
da sé nomar l'indomite acque salse;
41
come la terra, il cui produr di rose
le diè piacevol nome in greche voci,
e la città ch'in mezzo alle piscose
paludi, del Po teme ambe le foci,
dove abitan le genti disiose
che 'l mar si turbi e sieno i venti atroci.
Taccio d'Argenta, di Lugo e di mille
altre castella e populose ville.
42
Ve' Nicolò, che tenero fanciullo
il popul crea signor de la sua terra,
e di Tideo fa il pensier vano e nullo,
che contra lui le civil arme afferra.
Sarà di questo il pueril trastullo
sudar nel ferro e travagliarsi in guerra;
e da lo studio del tempo primiero
il fior riuscirà d'ogni guerriero.
43
Farà de' suoi ribelli uscire a voto
ogni disegno, e lor tornare in danno;
ed ogni stratagema avrà sì noto,
che sarà duro il poter fargli inganno.
Tardi di questo s'avedrà il terzo Oto,
e di Reggio e di Parma aspro tiranno,
che da costui spogliato a un tempo fia
e del dominio e de la vita ria.
44
Avrà il bel regno poi sempre augumento
senza torcer mai piè dal camin dritto;
né ad alcuno farà mai nocumento,
da cui prima non sia d'ingiuria afflitto:
ed è per questo il gran Motor contento
che non gli sia alcun termine prescritto:
ma duri prosperando in meglio sempre,
fin che si volga il ciel ne le sue tempre.
45
Vedi Leonello, e vedi il primo duce,
fama de la sua età, l'inclito Borso,
che siede in pace, e più trionfo adduce
di quanti in altrui terre abbino corso.
Chiuderà Marte ove non veggia luce,
e stringerà al Furor le mani al dorso.
Di questo signor splendido ogni intento
sarà che 'l popul suo viva contento.
46
Ercole or vien, ch'al suo vicin rinfaccia,
col piè mezzo arso e con quei debol passi,
come a Budrio col petto e con la faccia
il campo volto in fuga gli fermassi;
non perché in premio poi guerra gli faccia,
né, per cacciarlo, fin nel Barco passi.
Questo è il signor, di cui non so esplicarme
se fia maggior la gloria o in pace o in arme.
47
Terran Pugliesi, Calabri e Lucani
de' gesti di costui lunga memoria,
là dove avrà dal Re de' Catalani
di pugna singular la prima gloria;
e nome tra gl'invitti capitani
s'acquisterà con più d'una vittoria:
avrà per sua virtù la signoria,
più di trenta anni a lui debita pria.
48
E quanto più aver obligo si possa
a principe, sua terra avrà a costui;
non perché fia de le paludi mossa
tra campi fertilissimi da lui;
non perché la farà con muro e fossa
meglio capace a' cittadini sui,
e l'ornarà di templi e di palagi,
di piazze, di teatri e di mille agi;
49
50
quanto che darà lor l'inclita prole,
il giusto Alfonso e Ippolito benigno,
che saran quai l'antiqua fama suole
narrar de' figli del Tindareo cigno,
ch'alternamente si privan del sole
per trar l'un l'altro de l'aer maligno.
Sarà ciascuno d'essi e pronto e forte
l'altro salvar con sua perpetua morte.
51
Il grande