d'incarnare infra l'amore: 45
sto ne' ramo
piú ch'Adamo
per lo pome de l'erore.
Né non dico,
né disdico, 50
né non faccio dimostranza
né amico,
né nemico
per la mia dolze speranza.
S'eo la sguardo, 55
'ncendo ed ardo,
tanto temo no le spiaccia;
sí ne 'mbardo
ca tuto ardo,
par che tuto mi disfaccia. 60
Muovi, dansa,
per amansa
di quella gentil donzella:
di' che cansa
la speransa, 65
se da me piú si rubella;
ché mi tiene
'n tante pene
ch'io non posso piú durare;
ma la spene 70
mi mantiene,
per ch'io spero di cantare.
BALLATE
I
Non si vantino le proprie virtú. Dio disperda chi male amministra la giustizia.
Molto si fa biasmare
chi loda lo su' afare
e poi torn' al niente.
E molto piú disvia
e cade in gran falenza 5
chi usa pur folia
e non ha canoscenza:
qual om ha piú balía
piú dé' aver soferenza
per piacer a la gente. 10
Molti son che no sanno
ben dir, né operare:
sed han buon prescio un anno,
non è da curuciare;
ché tutto torna a danno. 15
Falso prescio durare
non pora lungamente.
Qual om è laldatore
de lo su' fatto stesse
non ha ben gran valore 20
né ben ferme prodesse;
ma l'uom, ch'è di buon cuore,
tace le su' arditesse
ed ède piú piacente.
Valor no sta celato, 25
né prescio, né prodessa,
né omo inamorato, né ben grand'alegressa: come 'l fochio lumato, quando la fiam'ha messa, 30 si mossa grandemente. Strugga Dio li noiosi, falsi iscanoscienti, che viven odiosi di que' che son piacenti; 35 dinanzi so' amorosi, dirieto son pungenti, com'aspido serpente. Sieden su per li banchi facendo lor consiglio: 40 dei driti fanno manchi, del nero bianco giglio, e nonde sono istanchi; und'e' mi meraviglio come Dio lo consente. 45 Balata, in cortesia, ad onta de' noiosi, saluta tuttavia, conforta li amorosi: e di' lor ch'ancor fia 50 li lor bon cor gioiosi seranno tostamente.
II
Varie e tante son le bellezze della donna sua.
Donna, vostre belleze,
ch'avete col bel viso,
m'hanno sí priso — e messo in disianza,
che d'altra amanza — giá non agio cura.
Donna, vostre belleze, 5
ch'avete col bel viso,
mi fan d'amor cantare.
Tante avete adorneze,
gioco, solazo e riso,
che siete fior d'amare. 10
Non si poría trovare
né donna, né donzella
tanto bella — che con voi pareggiasse,
chi lo mondo cercasse — quant'el dura.
Dura 'l meo core ardore 15
d'uno foco amoroso,
che per voi, bella, sento.
Tanto mi dá sprendore
vostro viso gioioso,
che m'adasta il talento. 20
S'eo languisco e tormento
tutto in gio' lo mi conto,
aspettando quel ponto — ch'eo disio
di ciò ch'io — credo in voi, gentil criatura.
Maritate e pulzelle 25
di voi so' 'nnamorate,
pur guardandovi mente.
Gigli e rose novelle
vostro viso aportate
sí smirato e lucente. 30
Ed eo similemente
'nnamorato son di vue
assai piú che non fue — Tristan d'Isolda:
meo cor non solda — se non vostr'altura.
III
Se il poeta è rimeritato del suo affetto, sará il piú felice tra gli amanti.
S'eo sono innamorato e duro pene
secondo che m'avene — sia meritato.
Se meritato son per bene amare
o per servir l'amore interamente,
infra gli amanti giá non avrò pare 5
d'aver gio' con disio interamente,
ch'eo sono messo tutto in voler fare
ciò che pertene a signor bon servente;
und'eo spero non essere obliato.
Se m'obliaste giá non fôra degno 10
voi, cui tant'amo e cui servo m'apello;
che serviragio voi el cor ve pegno:
partir non pò da voi, tanto gli è bello.
E tanto li agradisce il vostro regno
che mai da voi partire non dé' ello, 15
non fosse da la morte a voi furato.
Gioia aspetto da voi e voi la chiero;
merzé, or non vi piaccia mia finita,
ch'eo fui, sono e sempre d'esser spero
vostro servente tanto ch'avrò vita. 20
E se tardate piú, saciate eo pèro,
tant'ho nel core affanno, pena e vita:
non pò, se no da voi, esser sanato.
IV
L'innamorata arde d'amore e prega l'amante, se ha intenzione di continuare nella sua fierezza, di volerla piuttosto uccidere.
Tal è la fiamma e 'l foco
lá 'nd'eo incendo e coco, — o dolze meo sire,
che ismarrire — mi fate