Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo. Francesco Domenico Guerrazzi. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Francesco Domenico Guerrazzi
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066069834
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esitazione: ma il capitano Torpè si tenne obbligato per cortesia a rispondere al Franceschi e al Boswell separatamente. Alcuni ufficiali del bordo, richiesti di pigliare parte alle libazioni, non ebbero mestieri di scongiuri, onde in breve incominciarono tutti a parlare, nessuno ad ascoltare, mareggiando per proprio conto assai più, che pel barcollamento dello sciabecco. Il capitano Angiolo, colto il destro, chiese in cortesia al capitano Torpè gli desse licenza, imperciocchè, quantunque il vento calasse di minuto in minuto, pure restando il mare gonfio, e dovendo egli bordeggiare per accostarsi alla spiaggia, gli pareva non aver tempo da perdere se disegnava entrare in porto prima di notte e così farsi onore con la sua bandiera. Il capitano Torpè, abbastanza pratico del mare, per conoscere ch'egli aveva ragione, gli dette commiato, non però prima di essersi reiterate fra loro le proteste di stima scambievole, e le promesse di rinnovare l'amicizia in Marsiglia o in Bastia.

      Il capitano Angiolo scese nel caicco, considerato il mare e il vento, che lo spingeva al suo cammino in filo di ruota, lasciò il timone in mano del marinaro: egli assettavasi di contro al signor Giacomo, fischiando. Ma il signor Giacomo, uso ad almanaccare sopra gli uomini e i casi che si passavano tra le mani, battuto coll'indice un colpo sul coperchio della scatola, interrogava sè stesso: — Questo côrso è galantuomo? — e dopo lieve intervallo data un'altra percossa alla tabacchiera, domandò: — Questo côrso non è galantuomo? — È galantuomo: e allora o perchè non si è industriato di accostarsi ad uno dei due sciabecchi, e giratogli da poppa col vantaggio dei remi spezzarlo con una scarica diagonale, che gli avrebbe dato in un attimo la vittoria, e poi subito serrarsi alla vita dell'altro? Ma posto eziandio ch'egli dubitasse di potere ridurre felicemente a termine questo partito, a che pro la spontanea obbedienza? O non poteva egli, sforzando le vele e i remi senza avvilirsi con tante invenie rifugiarsi all'Elba o a Livorno? O di che cosa temeva? Con questo rullo di flutti male si possono assestare i tiri, e se il diavolo, ficcandoci la coda, avesse voluto che il Francese lo cogliesse di una palla, non sarebbe poi stato il finimondo, massime adoperandovi i remi. — Non è galantuomo, ma in questo caso come si spiega l'ordine dato al pilota di levarsi bel bello dal tiro, e di riparare all'Elba, se non ci avesse veduto di ritorno fra due ore? Perchè non si è messo addirittura nelle mani del Francese? Perchè non chiese gente dallo sciabecco per marinare la galera? Perchè a questa ora non ci troviamo tutti prigioni? — Per altra parte, chi lo capisce è bravo, se col Francese egli parlò in celia, io ne disgrado il Garrik a fingere meglio di lui. Ho letto nella relazione di Gerardo, visconte di Argentina, fatta a Federico imperatore, ch'egli giudicava i Côrsi tutti curiali: altro che curiali! Se rassomigliano a questo, ognuno di loro può vantarsi di tenere il bacile a quattro avvocati ad un tratto. — E in mezzo a cosiffatte ambagi l'animo suo tentennava sospeso, se non che adesso gli venne fatto di fissare gli occhi in viso al capitano Angiolo, e lo mirò così sereno di onesta baldanza, e direi quasi illuminato dalla interna contentezza, che la bilancia dello esame tracollò giù di piombo a favore del capitano, per la quale cosa, picchiando egli colla mano aperta sul coperchio della tabacchiera, disse a voce bassa: — È galantuomo, e poi a voce alta: — E lo vedremo tra breve.

      — E che cosa vedremo noi di corto? gli domandò il capitano Angiolo, con tali un suono ed un gesto, da far comprendere al signor Giacomo, ch'egli non visto avesse assistito in terzo all'arcano ventilare tra lui e la sua coscienza; ond'ei con certa paura rispose:

      — Eh! vedremo il Paoli.

      — Ah! voi lo vedrete, soggiunse il capitano Angiolo con un sospiro; io no, chè il dovere mi chiama in altra parte, e chi sa per quanto tempo e con quali fortune: però voi quando lo vedrete gli direte....

      — Che cosa gli dirò?

      — Quello, che avrete veduto, aggiunse il capitano come pentito di essersi lasciato troppo ire: nè al signor Giacomo, per quanto vi s'industriasse con varii trovati, riuscì cavargli una parola di bocca.

      Arrivarono per ultimo su la galera, la quale aveva fatto quanto poteva per rammezzare loro la strada. Saliti sul ponte, il primo oggetto che si parasse dinanzi gli occhi del capitano Angiolo, fu Giocante, il quale reputandolo, se non traditore, almanco codardo, non intendeva ormai rispettarlo nè obbedirlo: all'opposto a manifestargli disprezzo gli pareva quasi fare opera meritoria; però, in onta al divieto rigorosissimo del capitano di accendere fuoco a bordo, egli fumava a gloria. Il capitano Angiolo gli si accosta mansueto e quasi peritoso, quando poi gli fu presso, agile come il gatto, gli strappa la pipa di bocca, e glie la scaraventa lontana nel mare. Se il sangue saltasse agli occhi di Giocante non importa dire, e concitato mosse a pigliare le armi; senonchè il capitano afferrandolo pel braccio, gli ci ficcò le dita con tanta violenza, che, malgrado i panni, ne portò la impronta livida per giorni parecchi, e con voce tutta soavità gli disse:

      — Signor tenente, se movete un passo, io vi mando a tenere compagnia alla vostra pipa. — E siccome l'altro infellonito stava lì lì per pronunziare qualche sproposito, egli pronto gli turò la bocca aggiungendo: — Guardatevi da dire cosa che io come comandante avessi a punire: per ora basti così; giunti a terra mi troverete disposto a darvi la soddisfazione che saprete desiderare.

      — E la vorrò di certo.

      .... il padre Bernardino proruppe in un sacramento coi fiocchi all'aspetto dell'odiata bandiera; strinta con man rabbiosa la barba, se ne strappò due ciocche o tre.... (pag. 101)

       — Sia come vi piace.

      In questa taluni della ciurma o dei passeggeri si erano accostati a loro dubitando di qualche sconcio ma il capitano, lasciato il braccio di Giocante, continuò a dirgli piacevolmente tre o quattro parole quasi sequela di discorso, facendo credere che il tratto della pipa fosse stato uno scherzo. E al punto stesso volto al pilota: — Memè, gli disse, tira su la bandiera di Francia all'albero di mezzana, poi vedremo di salutarla con un colpo di cannone da prua.

      Frate Bernardino, contemplando sventolare la bandiera di Francia su la galera côrsa, strinse il pugno, e sollevato il braccio, glielo vibrò contro aprendo la mano come se volesse tirargli una sassata, e con quanto aveva di voce in gola gridò: — La maledizione di Sodoma sopra di te....

      E proseguiva, senonchè il capitano Angiolo lo interruppe dicendo: Padre Bernardino, i Francesi non possono sentire le vostre parole, ma possiedono ottimi cannocchiali per vedere i vostri gesti: andate sotto coperta; io ve lo impongo.

      Ma siccome dai moti di stizza del buon frate il signor Giacomo conobbe, che il suo voto di obbedienza stava sul punto di ricevere un serio affronto, gli bisbigliò destramente negli orecchi: — Venite che vi racconterò tutto il successo su lo sciabecco francese. Il frate, curioso come tutti i compatrioti suoi, non se lo fece dire due volte, ed i compagni lo seguitarono.

      Il signor Giacomo raccolse tutte le sue virtù oratorie per fare un racconto a modo e a verso, capace di tenere ferma l'attenzione dell'uditorio; e su questo aveva abilità da rivendere. Più difficile gli riuscì presentare le cose in maniera, che tornassero in vantaggio della reputazione del capitano Angiolo: tuttavolta, quantunque ci mettesse dentro ottimo volere, ebbe a concludere che quanto alla fedeltà del capitano gli pareva potere dormire, e con esso lui tutti i gentiluomini a cui aveva l'onore di parlare, su due guanciali: forse non tanto si sarebbe confidato nella sua audacia: ma permettersi osservare che nel caso presente l'avventatezza poteva per avventura perderli, mentre la prudenza e la sagacia gli aveva salvati....

      — Ma noi abbiamo bisogno di audacia, gridò il frate, e sempre audacia; davanti a questa i Francesi cagliano, l'umiltà altrui ne cresce la superbia.

      — Eh! sarà come dite, mio signor frate; ma dacchè sembra, che anche per tutt'oggi noi dobbiamo restarci sul mare, non vi parrebbe opportuno di finire il racconto delle fortune côrse? Assicuratevi, ch'io ne ricavo diletto pari alla istruzione.

      E fu colpo maestro del signor Giacomo, e quasi un grattare la pancia alla cicala: imperciocchè il frate, premuroso di provare come i Côrsi, nelle frequenti loro ribellioni e vendette, avessero fatto opere da meritarsi il paradiso, rispose: — Sicuramente che io ve la vo' finire la mia storia; e vera, sapete, non come l'hanno raccontata tanti bricconi di Genovesi, che il diavolo confonda: però mi bisognerà toccare i sommi capi, e su i casi minori scorrere