Nerra udì un ruggito alle sue spalle e continuò a correre.
Ora si trovava nella giungla sulla parte interna dell’isola e il sole si intravedeva tra le chiome, mentre lei continuava a procedere. Le piante che le passavano davanti agli occhi mentre correva non avevano niente in comune con quelle che aveva visto vicino a casa, rigogliose e verdi, dai colori vivaci e dai profumi che le inondavano le narici. Quella scarica travolgente era davvero dovuta al fatto che fossero molto più pungenti delle altre piante, o aveva più a che vedere con ciò che era diventata?
In alto, persino attraverso gli alberi, Nerra riusciva a scorgere l’ombra del drago che volava in cielo; grande e maestoso, teneva il passo senza difficoltà. Nerra non poteva fare a meno di fissarlo, scissa tra il terrore che provava al pensiero di un predatore così enorme sopra di lei e il suo apprezzamento per l’eleganza con cui tagliava l’aria. Sembrava librarsi in volo e fluttuare in cielo, sbattendo a malapena le sue gigantesche ali; la fiamma che emetteva nello spazio davanti a sé, produceva correnti d’aria termiche che facilitavano il suo volo.
Aspetta, come faceva Nerra a saperlo? Aveva visto il suo drago, certo, e aveva avvertito un certo legame con lui, ma non sapeva niente di come funzionassero i loro corpi o di cosa significasse essere
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