Toya lo aveva informato di quello che gli aveva detto Kotaro e, dopo aver trovato Suki, non l’avrebbe più mollata.
Shinbe si fermò di colpo quando fece irruzione nel Club Midnight. Proprio lì, in mezzo al corridoio, c’era un uomo che teneva in braccio Kyoko e lei non sembrava stare molto bene. Era immobile e pallida. Del resto, neanche quel tipo sembrava così normale. Pallido era un eufemismo per lui... Shinbe s’irrigidì quando si rese conto che l’uomo gli ricordava il suo migliore amico.
Aveva i capelli argentati e gli occhi dorati... i capelli di Toya erano neri come la notte ma avevano le stesse strie argentate. Erano caratteristiche molto insolite e lui conosceva soltanto Toya con quella particolarità.
Vedendo che l’uomo se ne stava andando portando Kyoko con sé, Shinbe mise da parte il proprio disagio. Toya lo avrebbe ucciso se non l’avesse fermato.
«Che diavolo hai fatto a Kyoko?» ringhiò, mentre i suoi occhi brillavano. Kyoko non era la sua ragazza ma le voleva bene... più di quanto avrebbe ammesso, e poi era la migliore amica di Suki. Quel tipo non l’avrebbe portata via.
Kyou mise un braccio sotto le gambe di Kyoko e la sollevò senza sforzo. La teneva come se fosse una bambina, facendole poggiare la testa sulla spalla, senza svegliarla. Nel momento in cui la sua testa gli toccò la spalla, lei si rannicchiò nel suo abbraccio e sospirò.
Kyou percepiva la fiducia e la contentezza nella sua aura mentre si accoccolava tra le sue braccia. Quella piccola donna lo turbava e più la guardava, più aveva voglia di nasconderla al mondo intero. Sapeva di poterlo fare se avesse voluto, e la tentazione era grande. Non aveva mai trasformato nessuno... ma se avesse voluto... avrebbe potuto farlo.
La protettività nei suoi confronti, così come il bisogno possessivo, lo stupivano. Com’era possibile che quella ragazza lo influenzasse in tal modo? Distogliendo lo sguardo dal suo viso angelico, vide un giovane che gridava. A quanto pare, gli uomini che la desideravano continuavano ad intromettersi.
Incrociò il suo sguardo ametista e percepì una strana sensazione di familiarità. «Non sono affari tuoi, stregone.» lo ammonì Kyou con voce gelida.
In quel momento sapeva che neanche Hyakuhei sarebbe riuscito a portargliela via, era sua. La strinse ancora di più quando percepì l’affetto nell’aura dell’altro potente uomo.
Lottando contro i propri pensieri, ringhiò di nuovo. Non avrebbe lasciato che la ragazza lo raggiungesse... non era ancora pronto a lasciarla andare. Aveva troppe domande e lei gli avrebbe dato le risposte, che le piacesse o no.
Sentendo di aver ripreso il controllo, Kyou decise che era ora di andarsene.
Shinbe stava camminando quando l’uomo si mosse. Beh, forse “muoversi” non era il verbo adatto. Quel tipo era svanito e poi riapparso davanti a lui.
«Ma che cavolo...?» esclamò Shinbe, fermandosi di colpo mentre osservava quel viso spaventoso.
Rimase scioccato e il suo cuore quasi si fermò. A pochi centimetri da lui c’era un uomo con la pelle di porcellana, che somigliava troppo a Toya. Poteva giurare di aver visto le sue zanne e di aver sentito un ringhio di avvertimento.
Rimase immobile mentre l’uomo gli premeva un dito sul petto, poi si ritrovò seduto a terra. Sbattendo le palpebre, lo vide passare sopra di sé e svanire all’improvviso.
Suki arrivò in tempo per vedere Shinbe che cadeva a terra e un uomo alto e con i capelli argentati che scompariva con Kyoko. Svanì in un batter d’occhio.
Shinbe rimase seduto ancora per un momento, sbattendo le palpebre in confusione. «Che diavolo è successo?» gridò Suki, aiutandolo a rialzarsi, «Chi era quell’uomo che è scomparso con Kyoko?». Entrambi si voltarono e uscirono per seguirlo. Era davvero svanito nel nulla?
Uscirono dall’edificio e si guardarono attorno freneticamente, ma non c’era nessuna traccia dell’uomo né di Kyoko.
Si voltò verso Shinbe con gli occhi lucidi, pronta a scoppiare in lacrime. «Dove sono andati? Quell’uomo ha rapito Kyoko!». Stava tremando di paura. Quella che era iniziata come una divertente serata tra ragazze si era trasformata in un incubo.
«Calmati, Suki. La troveremo. È venuto anche Toya.» disse Shinbe, guardandosi intorno con ansia alla ricerca del suo amico. «Pensavo che fosse dietro di me!» esclamò.
La preoccupazione si trasformò rapidamente in rabbia, adesso che Suki era al sicuro accanto a lui. Poi ripensò all’accaduto e i suoi occhi si oscurarono. «A che diavolo stavi pensando? Poteva succederti qualcosa e magari non avrei saputo dov’eri!» esclamò, afferrandola per le braccia.
Suki serrò le labbra per la rabbia. Qual era il problema? Non era certo la prima volta che usciva con gli amici. Incrociò il suo sguardo, ancora più furiosa. «Ma che diavolo mmff...» fu interrotta da un bacio straziante.
Shinbe era così preoccupato per lei da non riuscire a fermare i sentimenti che si erano scatenati. Voleva farle sentire ogni emozione che gli scorreva nelle vene in quel momento. La strinse forte, giurando a se stesso che non l’avrebbe mai più persa di vista.
Suki gemette per l’intensità di quel bacio, era come se lui stesse mettendo a nudo ogni emozione che aveva nell’anima. Le sembrava quasi di toccarle mentre gli poggiava le mani sulle spalle. Sentendo le gambe molli e sapendo che sarebbe caduta se avesse lasciato la presa, lo strinse forte.
La sua mente si svuotò per un momento, facendole dimenticare che era arrabbiata con lui o che Kyoko era appena scomparsa. Tutto quello che sentiva era Shinbe e un amore senza fine.
Lui allentò la presa e strofinò il naso sul suo. I suoi occhi erano colmi di sollievo, ma anche di desiderio. Scuotendo leggermente la testa, Shinbe cercò di concentrarsi sulla situazione e, per una volta, la sua mente non cedette alla sensazione del corpo di Suki tra le sue braccia... dopotutto, era successo in molte vite.
«Sono successe un po’ di cose che devi sapere. Non era sicuro uscire da sole, stasera. Ti racconto tutto mentre cerchiamo Toya. Dovrebbe esserci anche Kotaro.» le disse abbracciandola mentre si dirigevano verso il parcheggio.
Suki era troppo sconvolta e si limitò ad annuire.
*****
Toya attraversò il parcheggio di corsa, maledicendo Shinbe per averlo lasciato indietro. Era dovuto scendere dall’auto dal lato del passeggero perché non aveva spazio, nella fretta di raggiungere Kyoko aveva parcheggiato troppo vicino al muro. Purtroppo se n’era accorto solo dopo aver aperto lo sportello, provocando un’ammaccatura alla sua dolce bambina.
Ma non era stato questo a rallentarlo. Mentre correva, all’improvviso era sbucato un bambino dal nulla e gli era finito addosso. L’impatto lo aveva fatto cadere a terra e, quando si era rialzato, si era fermato per aiutare il bambino.
«Ehi piccolo... stai bene?» gli chiese, ma ritrasse subito la mano quando lui sibilò e se ne andò nella direzione opposta, come se avesse Satana alle calcagna.
Toya si scrollò di dosso la brutta sensazione che aveva percepito e scrutò la discoteca a due piani. La strana sensazione aumentò quando notò l’ombra di un uomo che, con qualcuno in braccio, saltò da una delle finestre all’ultimo piano. C’era qualcosa che non andava.
I suoi occhi brillarono d’argento... i suoi sensi percepivano cose che lui ancora non capiva. Continuava ad avere i brividi e, mentre si avvicinava al club, ringhiò quando si rese conto che c’erano due ingressi. Uno sembrava l’ingresso principale e l’altro era altrettanto affollato. Decidendo di passare da quello principale, si fece largo tra la folla.
“Sarà meglio per lei che non sia successo niente. Quando la trovo, la ammanetto a me, che lo voglia o no.”. Mentre cercava Kyoko, i riflessi argentati nei suoi occhi s’intensificarono.
*****
Kyou percorse il vicolo dietro il club con Kyoko tra le braccia. Aveva deciso di portarla a casa sua, in attesa che si riprendesse.