«Dov’è l’oro?» chiese Roul.
Ma quella sapeva solo aggrapparsi alle pietre del muro a secco della stalla per com’era terrorizzata, oltre al fatto che non comprendesse la lingua degli assalitori. Intanto gli occhi di Conrad si abituavano all’oscurità crescente del tramonto, valorizzando la luce che penetrava dal sottotetto.
«Dove tenete il denaro?» ribadì la richiesta Roul, questa volta colpendola con uno schiaffo di tale entità che la fece volare su una catasta di fieno lì accanto.
«Capisci quello che ti dico?»
Arretrando su quel mucchio di fieno la donna balbettava qualcosa di incomprensibile, sicuramente parole nella sua lingua.
Quindi Roul non chiese più nulla, e non appena lei si voltò per fuggire, lui l’afferrò per un braccio e poi per i fianchi. Conrad chiuse istintivamente gli occhi quando vide Roul far prevalere la propria forza su quella poveretta, la cui statura arrivava appena allo stomaco del suo aggressore. Si portò una mano davanti al viso alla vista delle cosce e dei fianchi nudi della donna. Spalancò la bocca al sentire quegli urli di così strana natura. E fu felice di non sentirla più quando Roul le cacciò violentemente in bocca un pugno di fieno per farla tacere, tenendoglielo stretto con la mano per non farglielo sputare.
Una volta, Conrad, all’età di sei anni, su un prato nei pressi di Benevento, aveva visto una povera cavalla storpia subire la monta di uno stallone in calore. Aveva provato turbamento per quella povera giumenta incapace di contrastare le angherie del più forte. Adesso provava pena e turbamento per quella donna, dal cui mugugno sembrava proprio una strana bestia durante il supplizio del macello.
Dopo alcuni minuti la donna parve rassegnarsi alla prepotenza del suo aggressore, quindi poggiò la testa su di un lato, verso Conrad. Fu allora che il ragazzino la vide in viso. La donna era di bell’aspetto, dai lineamenti arabeschi e con begli occhi. La vide aguzzare la vista da questa parte; tra le zampe del mulo sembrava fissarlo. Ne era sicuro, si era accorta di lui. Quell’occhiata percorse lo spazio che la separava da Conrad… quell’occhiata intersecò due destini tra loro, due vite in modo fatale.
Roul intanto finiva la questione e si ricomponeva mettendosi in piedi. Conrad, che prima cercava Roul, adesso temeva a farsi vedere, pieno di vergogna per aver violato con la sua presenza la privatezza di un atto così nefando. Inoltre la donna guardava ansimante nella sua direzione, una ragione in più per indurlo a nascondersi alla sua vista. E così, mentre Roul usciva, Conrad si infilava dietro alcune assi di legno appoggiate al muro.
«I terrazzani di Qasr Yanna ci assalgono!» urlò qualcuno là fuori; sembrava la voce di Tancred.
Un gran baccano avvolse l’intero villaggio, voci che si mischiavano in un suono indistinguibile. La donna allora dovette comprendere qualcosa di quelle voci, poiché si alzò e, correndo verso fuori, gridò:
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