Sua madre era al suo fianco, mentre scendevano le scale. I loro arrivo non fu annunciato formalmente come avveniva in Inghilterra, ma comunque la lista degli ospiti era affascinante. “Sembra che tutti abbiano accettato l’invito di Mrs. Dewitt”, disse sua madre. “Dovresti trovare molti compagni di danze stasera.”
Brianne alzò le spalle. “Suppongo di si.” Comunque non le importava. Forse sarebbe potuta scappare ad esplorare la biblioteca. Osservare la collezione di libri di una persona rivelava molto sui suoi gusti e su come era realmente.
Si diressero verso la padrona di casa e la salutarono, poi sua madre le fece cenno di andare. “Vai a parlare con i tuoi amici e divertiti.” A volte sua madre poteva essere l’accompagnatrice peggiore. Non si preoccupava che qualche furfante potesse sedurla? “Io andrò a sedermi con le altre matrone a spettegolare.”
“D’accordo”, disse Brianne e si diresse verso un cameriere che sorreggeva un vassoio di champagne. Prese un bicchiere e sorseggiò il liquido voluttuoso.
“Vedo che le piace lo champagne”, disse una voce maschile. Lei alzò gli occhi ed incontrò lo sguardo di Julian.
“Vada via”, disse lei. Brianne non aveva bisogno che lui le rovinasse la serata. Non avrebbe nemmeno voluto essere lì. “Trovi qualcun altro da infastidire.”
“Ma, principessa”, disse. “Lei è la persona che preferisco qui. Perché dovrei abbandonarla nel momento del bisogno?”
Lei alzò gli occhi al cielo, poi svuotò il contenuto del bicchiere. Un cameriere si avvicinò e lei posò il bicchiere vuoto sul vassoio. “Si fidi di me, milord”, disse a Julian. “Non ho bisogno di lei.”
“Invece sì”, insistette lui, prendendola sottobraccio. “Venga a ballare con me.”
Sarebbe stato maleducato respingerlo, quindi gli permise di condurla in pista. Le note di un walzer riempivano la stanza. Lui la prese tra le braccia e la condusse nella danza senza alcuno sforzo. “Siete bravo.”
“Nella danza?” Lui alzò un sopracciglio. “Dovrei esserlo. Mio padre ha insistito a farmi avere gli insegnanti migliori. Suo figlio non doveva procurargli imbarazzo in società.”
Sembrava quasi…un rimprovero. “Non ha un buon rapporto con suo padre?” Brianne aveva un rapporto meraviglioso con entrambi i genitori.
“Ce la caviamo”, le rispose, senza ulteriori spiegazioni. Distolse lo sguardo da lei, mentre la faceva volteggiare sulla pista da ballo.
Probabilmente lei avrebbe dovuto dirgli qualcosa, ma non sapeva cosa. A volte non aveva alcuna idea di come fare due chiacchiere. Avrebbe preferito leggere un libro che parlare di cose inutili. Per fortuna non aveva bisogno di fare niente. Lui le rivolse di nuovo l’attenzione, illuminandola con uno dei suoi sorrisi affascinanti. Quel tipo di sorriso che poteva tentare una signora a fare cose che normalmente non avrebbe fatto. Brianne voleva credere che ciò non la riguardasse, ma non poteva neppure mentire a se stessa. “E’ bella, stasera.” La voce di Julian era come miele caldo gocciolante dolcezza.
“Non ha bisogno di fingere con me”, lei lo rimproverò. “Non sono una delle sue conquiste.” Si rifiutava di esserlo.
“Non lo farei mai”, insistette lui. “Non c’è niente di falso tra di noi.”
Brianne voleva crederci, ma non poteva. Se lo avesse permesso, avrebbe potuto provare sentimenti reali per Julian. C’era qualcosa in lui che la attraeva. Anche quando faceva del sarcasmo, lei si sentiva attratta da lui. La tentava come nessun altro uomo aveva mai fatto. Le note del walzer terminarono, quindi lei si allontanò da lui. Non si guardò indietro lasciando la pista da ballo. Era giunto il momento di sgattaiolare via e cercare la biblioteca, o almeno un posto nel quale la presenza di Julian non inghiottisse la stanza…
Julian non aveva affatto raccolto tutte le informazioni che desiderava. I suoi resoconti in patria stavano diventando sempre più corti. I suffragisti non avevano fatto alcun progresso nel loro movimento e lui aspettava ordini dall’ufficio in patria. Fino ad allora, sarebbe andato avanti in America ed avrebbe cercato di godersi il soggiorno.
Quel giorno era vacanza per gli Yankees. Celebravano il Giorno del Ringraziamento. Era stato invitato a cena dalla famiglia Collins. Durante il suo soggiorno a New York, aveva iniziato ad apprezzare tutta la famiglia. Persino Brianne… In qualche modo era una sciocca. Non sembrava credere che ci fosse alcuna ragione di cambiare la propria vita. Per qualche motivo, nonostante la sua missione di osservare i suffragisti che volevano una quantità enorme di cambiamenti, Julian si preoccupava dell’atteggiamento indifferente di Brianne. Perché non voleva avere più diritti, più libertà e più scelte? Se a lui avessero negato le libertà fondamentali, non lo avrebbe mai accettato.
Comunque, soffermarsi a riflettere sui meccanismi interiori della mente femminile non lo avrebbe aiutato. Il problema era che non aveva idea di cosa potesse farlo. Tuttavia, la questione poteva aspettare ancora un giorno. Doveva uscire presto per incamminarsi verso la casa di città dei Collins. La cena sarebbe iniziata presto e lui non voleva essere maleducato, arrivando in ritardo.
Julian lasciò la sua stanza all’Hotel Gramercy e si diresse verso l’uscita. Una volta fuori, si incamminò verso la casa dei Collins. Non gli ci volle molto ad arrivare. Salì i gradini due a due, quindi bussò alla porta. Un uomo dai capelli scuri, leggermente brizzolato sulle tempie, lo accolse. “Lord Julian”, disse. “Entri, prego. William ha detto di averla invitato.” William e suo padre erano tornati in città poche settimane prima. A Julian aveva fatto piacere che il suo amico fosse ritornato a New York. Si incontravano spesso al Player Club e si facevano compagnia a vicenda, Il suo soggiorno in America era diventato piuttosto stantio e monotono.
“Grazie, Mr. Collins”, disse. “Per favore, mi chiami Julian. Preferisco lasciare da parte le formalità.” Specialmente quando era presente soprattutto la famiglia Collins. Non aveva bisogno di mantenere le apparenze con loro.
“Bene, Julian”, iniziò Mr. Collins. “Quindi devo insistere che lei mi chiami Rand.” Fece un gesto con la mano. “Mi segua. Sono tutti nel salotto a bere un drink prima di cena.”
Si avviarono lungo un breve corridoio. Le pareti erano di mogano prezioso ed una preziosa moquette blu navy era stata stesa sul pavimento in noce. Delle applique erano allineate alle pareti ed illuminavano il percorso. Entrarono in un salotto. Il sole illuminava la stanza attraverso le grandi portefinestre. Lilliana Collins era seduta vicino al camino, nel quale bruciava il fuoco che riscaldava la stanza. William si trovava dall’altra parte della stanza e si stava versando un bicchiere di brandy. Brianne era seduta su un divano e si fissava le mani. Julian non l’aveva mai vista così contegnosa.
“Julian”, gli gridò William. “Venga qui così le verso un drink.”
Un drink avrebbe potuto aiutarlo ad affrontare quella cena. Non avrebbe veramente voluto essere lì. Ad essere onesto con se stesso, non era affatto sicuro di cosa desiderasse. Julian raggiunse William e disse, “Un drink sarebbe magnifico.” Prese il brandy che William aveva versato e lo sorseggiò. Il liquore bruciava mentre gli scendeva in gola. “Quindi, in cosa consiste esattamente questa festa?”
“Non in molto”, rispose William. “Rendiamo grazie per tutte le benedizioni che abbiamo ricevuto durante l’anno, poi facciamo festa.”
“Giusto”, disse Julian senza sbilanciarsi. Avrebbe dovuto essere grato per qualcosa, ma poteva giurarlo sulla propria vita, non riusciva a pensare a nulla in quel momento in particolare.
“Raggiungiamo la famiglia. La festa del Ringraziamento sarà pronta tra pochi minuti. Una cameriera ci avviserà quando sarà in tavola.”
Si spostarono dove i genitori di William e sua sorella erano seduti. Randall Collins aveva preso la sedia vicina alla moglie; restavano un’altra sedia e lo spazio accanto a Brianne sul divano. William