Yohji, uno dei ragazzi del college, entrò senza guardare dove stesse andando e inciampò. Suo fratello l’aveva già convinto a fermarsi in un paio di bar lungo il tragitto e adesso era arrivati lì. Mentre si voltava per chiamare Hitomi, suo fratello minore, si scontrò con un corpo morbido e caldo.
Sentendo una voce femminile, Yohji allungò subito la mano e la afferrò. Guardando il viso della ragazza, sorrise spudoratamente ed esclamò: «Kyoko?».
Quando la stanza smise di girare, Kyoko guardò il ragazzo che l’aveva urtata e salvata allo stesso tempo. «Yohji… ciao.» disse, arrossendo quando lui si avvicinò, e cercò subito di liberarsi.
“Non va bene, per niente.”, le parole le riecheggiarono nella testa come un avvertimento.
Aveva incontrato Yohji molte volte a scuola e, anche se aveva un bel fisico che attirava le ragazze, lei cercava sempre di evitarlo. Era troppo aggressivo per i suoi gusti, preferiva stare alla larga da lui e dal suo gruppo.
«Sto bene Yohji, puoi lasciarmi andare.» sorrise, nascondendo la propria ansia e cercando di mantenere la calma.
Yohji non allentò la presa e sorrise per il suo disagio. «E perché dovrei lasciarti andare adesso che ti ho presa?» le chiese, con gli occhi già pieni di lussuria e di un’aria predatoria. Le andava dietro da molto tempo e lei non gli dava mai retta. Adesso che le sue due “guardie del corpo” non c’erano, non se la sarebbe cavata così facilmente.
Hyakuhei osservò la scena con interesse. Vedeva perfettamente il ragazzo, mentre la ragazza era girata di spalle. “Quella ragazza…” rifletté. I suoi occhi assunsero un bagliore misterioso mentre la guardava. Sentiva l’odore del suo nervosismo e della sua purezza, era quasi insopportabile per i propri sensi.
Quanto al ragazzo che la teneva stretta, la sua lussuria era così densa nell’aria che poteva essere tagliata con un coltello. Hyakuhei restrinse lo sguardo quando il bisogno di uccidere quell’idiota iniziò a bruciargli nelle vene. Si avviò ma trovò uno scudo di polvere arcobaleno che gli bloccava il cammino. Lo scintillio si placò mentre lui si appoggiava di nuovo al muro, con un’espressione perplessa. Lei era protetta dall’immortale?
Hyakuhei allungò una mano e toccò ciò che rimaneva della barriera, lasciandosi pervadere da quella sensazione rassicurante. Un tale effetto calmante non avrebbe represso a lungo le sue intenzioni malvagie. “I ragazzini e i loro giochi.” pensò sorridendo, mentre continuava a guardare la ragazza.
La sua aura lo aveva preso alla sprovvista. Scrutò il suo bel corpo e la sua pelle che brillava come la rugiada su un fiore prima dell’alba. Il desiderio di toccarla lo assalì mentre faceva un passo avanti, stavolta ignorando la fastidiosa barriera scintillante.
Proprio mentre stava per prendere la ragazza tra le braccia, un’altra ondata di possessività lo colpì quasi fisicamente. Un’aura familiare accarezzò i suoi sensi, non la sentiva da decenni. Dando un’ultima occhiata alla ragazza che aveva reclamato mentalmente, i suoi occhi scuri s’intenerirono mentre prendeva la sua decisione. Presto sarebbe stata sua.
Sorrise sentendo la nuova aura e tornò nell’oscurità. “E così il mio ribelle Kyou ha deciso di unirsi al gioco… vediamo quali sono le sue intenzioni.” si disse.
Toya entrò nell’appartamento che condivideva con Shinbe ma, non vedendo il suo amico, iniziò ad urlare: «Shinbe, dove diavolo sei?». Era furioso e, per ovvie ragioni, aveva un brutto presentimento, specialmente dopo che Kotaro lo aveva informato delle altre ragazze scomparse… erano così tante.
I suoi nervi erano già stati messi alla prova e, se non avesse trovato subito su Kyoko, avrebbe spaccato qualcosa. Sarebbe stata fortunata se le avesse permesso di allontanarsi di nuovo. In quel caso, l’avrebbe ammanettata in modo permanente per tenerla al sicuro.
Shinbe uscì dal bagno mentre si abbottonava la camicia, sembrava pronto ad uscire. «Sono qui, che succede?» disse, sedendosi sul divano per allacciarsi le scarpe come se niente fosse.
Kotaro era in piedi dietro Toya, in attesa di sapere se Shinbe avesse qualche informazione su dove si trovasse Kyoko. Si appoggiò al ripiano della cucina e li osservò.
Se Toya avesse ricordato ciò che Shinbe aveva fatto per lui in passato, probabilmente gli avrebbe mostrato più rispetto. Kotaro piegò la testa di lato e si corresse mentalmente: “No, non lo farebbe.”. Sarebbe stato divertente vederlo infuriato se non si fosse trattato di Kyoko.
«Non trovo Kyoko e neanche Suki!» esclamò Toya, irritato quando l’altro non lo guardò neanche. Il sorriso compiaciuto di Shinbe gli stava decisamente dando sui nervi. Se il suo amico non fosse già mezzo rimbambito per tutti gli scappellotti che riceveva da Suki, avrebbe danneggiato volentieri l’altra metà del suo cervello. Ma in quel momento voleva che fosse cosciente e rispondesse alle sue domande.
Shinbe finì di allacciarsi le scarpe, consapevole che Suki lo avrebbe odiato, ma non gli importava. Si sarebbe fatto perdonare, si divertivano sempre dopo aver litigato. I suoi occhi s’illuminarono a quel pensiero… sì, sarebbe stato divertente.
Sentendo un ringhio pericoloso, riportò subito l’attenzione sul suo amico e, con un sopracciglio alzato, esclamò: «Che c’è?».
«Dannazione, Shinbe! Non sto scherzando! Dove diavolo sono Suki e Kyoko?» sbottò Toya, guardandolo storto. Se non avesse avuto subito una risposta, sarebbe esploso.
Shinbe si accigliò quando notò Kotaro appoggiato al bancone. Toya e la guardia non si piacevano, ma adesso erano insieme. Sentì il petto stringersi e rispose: «Non lo so con sicurezza, Suki mi ha scaricato dicendo che sarebbe uscita, ma non ha detto con chi.».
Quando Toya riprese a imprecare, si alzò in piedi e aggiunse: «Calmati, non ho finito. Mentre ero da lei, prima, ho visto un volantino del Club Midnight, con la data di oggi.», poi sogghignò e disse: «Mi stavo preparando per andare lì e vedere se riuscivo a trovarla.».
Kotaro sospirò mentre Toya iniziò a blaterare sulla stupidità delle ragazze. Non volendo perdere tempo, si voltò verso la porta dicendo: «Grazie, Shinbe.», poi se ne andò più preoccupato che mai. Sperava solo che Kamui fosse con lei… per proteggerla in qualche modo.
Shinbe lo guardò mentre se ne andava, poi guardò Toya e gli chiese: «Che sta succedendo e perché Kotaro era qui?». La preoccupazione aveva invaso i suoi occhi color ametista. Kotaro gli era sempre piaciuto, ma non poteva dirlo a Toya senza essere etichettato come un traditore.
Toya prese le chiavi mentre rispondeva: «Te lo dico mentre andiamo.», poi si voltò e si avviò verso la porta, senza neanche assicurarsi che Shinbe lo seguisse. Odiava stare senza Kyoko, gli sembrava di andarsene in giro confuso. Era arrivato il momento di trovarla e rimetterla al proprio posto… accanto a lui.
Capitolo 5
Kyoko non gradiva il modo in cui Yohji la teneva stretta e la sua irritazione stava aumentando. Spingendosi più forte che poté contro il suo petto, cercò di convincerlo di nuovo a lasciarla andare, con gli occhi pieni di rabbia.
«Senti, devi lasciarmi andare subito! Non sono venuta qui da sola.» gli disse, poi rimase sbalordita quando lui sorrise e la strinse di nuovo. “Maledizione!” pensò, sbattendo un piede a terra con la speranza di calpestare il suo.
Dall’altra parte della sala, Tasuki aveva portato il tè al tavolo; guardando verso l’ingresso per cercare Kyoko, si accigliò quando vide Yohji che la infastidiva. La maggior parte delle persone che conoscevano Tasuki lo credevano il tipico ragazzo americano, il ragazzo gentile della porta accanto e il più famoso della scuola… ma aveva un carattere nascosto. E Yohji era sul punto di farlo scatenare, se non avesse tolto le mani da Kyoko.
La rabbia di Tasuki si manifestò sul suo viso mentre attraversava la sala per andare a salvare la sua dolce Kyoko. Sentendo le voci al college, sapeva che Yohji e suo fratello erano aggressivi con le ragazze ed erano stati persino accusati di stupro più di una volta.
Mentre