Un gabbiano, volando per un po' in cerchio intorno alla casa di Laura, piombò in basso fino a quando non atterrò su un ramo di una delle due palme a cui era attaccata l'amaca. Laura alzò lo sguardo e salutò il gabbiano.
«Ciao piccolo.»
Il gabbiano rispose con un gracidio.
Laura chiuse il libro, appoggiò i piedi sulla sabbia e guardò l'orizzonte, posando la mano sugli occhi, per vedere meglio. Fece un respiro profondo ed entrò nella sua casa, un’abitazione tipica del Paese in cui viveva, Thailandia. Guardò una delle fotografie appese al muro e ricordò che la fuga dal passato è quasi impossibile. Si chiese se ci fosse riuscita. Aveva lasciato il suo Paese, la Spagna, e si era trasferita in un altro continente in fuga da un passato che, perlomeno, continuava ancora ad esistere nei suoi incubi.
Improvvisamente, si udì un forte colpo. Qualcuno aveva bussato alla porta. In quel momento un brivido attraversò il corpo di Laura, pensando che l'uomo da cui era fuggita l'avesse trovata, ma immediatamente respinse quel pensiero e tornò alla calma, nessuno sapeva dove fosse andata, era al sicuro. Laura si voltò e si diresse verso la porta. Girò la maniglia senza alcun timore, ma quando la porta si aprì, quelle paure tornarono a lei, lì non c'era nessuno. Uscì sul piccolo portico del suo bungalow e si guardò intorno aspettando di trovare qualcuno che correva, ma la spiaggia era deserta.
Rientrò nella sua abitazione e chiuse rapidamente la porta. Si sedette sul pavimento appoggiando la schiena alla porta, mettendo la testa tra le braccia, in preda ad un attacco d'ansia. Il suo respiro era rotto, ma poco a poco si calmò. Andò alla sua borsa, l'aprì e tirò fuori una piccolo flacone di pillole. Prese un bicchiere, lo riempì d'acqua e prese un tranquillante.
Prese il cellulare e chiamò sua madre, che viveva in Spagna. Sua madre rispose dopo il secondo squillo:
«Ciao, tesoro, come stai?»
«Ciao mamma, sto bene. Sai qualcosa di nuovo su di lui?» chiese Laura in fretta, con voce tremante.
«Stai tranquilla, tesoro. No, non si sa nulla di lui. Ma non ti preoccupare, mi hai detto che ti sei nascosta bene.»
«Lo so, è solo che … Lascia stare, non è niente.» Laura non voleva far preoccupare sua madre inutilmente.
«Qualcosa non va, tesoro? Se mi dicessi dove sei, potrei venire a trovarti.»
«No mamma, è meglio che nessuno lo sappia.»
«Ma, se dovesse succederti qualcosa …?»
«Starò benissimo, te lo prometto.»
«Ti ho insegnato a non promettere nulla che non potresti mantenere» disse sua madre arrabbiata. Laura sospirò, le mancava sua madre, averla vicina, raccontarle tutto, ma non poteva permettersi il lusso di portarla via dalla sua vita per sentirsi meglio.
«Se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa sia, chiamami.»
«Ok, ti voglio bene mamma.»
«Ti voglio bene.»
Laura riattaccò e guardò fuori dalla finestra cercando il suo passato, ma non trovò altro che sabbia e acqua.
Sebbene fosse metà pomeriggio, si sdraiò sul letto per cercare di riposare, la conversazione con sua madre l'aveva calmata, lo faceva sempre, ed era per questo che lei, ogni volta che aveva paura, la chiamava.
Quando stava già iniziando ad addormentarsi, bussarono di nuovo alla porta. Laura aprì gli occhi, si sedette sul letto e cominciò a tremare. Bussarono alla porta con maggiore insistenza. Si avvicinò lentamente alla porta, ma quando stava per aprire, pensò che avrebbe dovuto prendere qualcosa per difendersi, ma non aveva nulla. Da quando si era trasferita, non pensava che lui l'avrebbe trovata.
Laura aprì la porta. Davanti a lei apparve una bambina vietnamita che viveva in una delle abitazioni più vicine.
«Ciao» la bambina salutò Laura.
Laura la fissò senza dire nulla, sperando che continuasse a parlare, ma la bambina, estremamente timida, non disse altro.
«Volevi qualcosa?» chiese Laura dopo un minuto di silenzio imbarazzato.
«Mia madre vuole invitarti a cena.»
La bambina guardò Laura negli occhi, senza distogliere lo sguardo.
«Va bene, dille che passerò stasera.»
Dopo questo, la bambina scappò di corsa.
Laura era sollevata, chi aveva bussato alla porta era uno dei suoi vicini, non il suo passato.
A Laura non piaceva la madre della ragazzina vietnamita, era una sensazione reciproca. Laura aveva fatto ogni sforzo per passare inosservata al resto del mondo, aveva trovato una spiaggia con pochi bungalow quasi tutti disabitati, ma due mesi dopo essere arrivata in Thailandia, arrivarono Lang e Linh, una madre e una figlia vietnamita. Lang era una donna di mezza età che, dopo aver subito abusi da parte del marito, decise di scappare con la figlia. La prima notte in cui Lang e Linh arrivarono in Tailandia, tutto cambiò per Laura.
Anche Lang voleva la privacy, ma per qualche motivo odiava la sua vicina spagnola. La nuova inquilina di uno dei bungalow cominciò a invitare regolarmente Laura a cena. All'inizio Laura pensò che lo facesse per gentilezza, finché non si rese conto che ogni volta che tornava dalle sue cene con Lang, qualcosa non andava. Ogni volta che tornava a casa aveva vomito, vertigini o febbre. La vietnamita voleva la spiaggia per sé ed era disposta a fare qualsiasi cosa per ottenerla, anche avvelenare il cibo della sua vicina.
Quando Laura se ne accorse, pensò di andare da qualche altra parte, ma dopo aver riconsiderato e ricordato quanto le era costato trovare un posto così adatto per nascondersi, pensò che la cosa migliore sarebbe stata affrontare Lang, e quella sera aveva l'occasione perfetta.
Si stava facendo buio, Laura si era cambiata e stava per andare a cena con le sue vicine vietnamita, quando bussarono alla porta frettolosamente. Laura pensava che fosse Linh. Si avvicinò alla porta e l'aprì.
Un grido di paura fu la prima reazione di Laura. Sul legno del piccolo portico, proprio accanto alla porta, qualcuno aveva lasciato una mano insanguinata con una busta. Laura notò l'esterno della sua porta, era pieno di sangue.
La prima reazione di Laura fu di alzare il telefono per chiamare la polizia, ma dopo aver composto il numero e prima di premere il pulsante di chiamata, pensò alla busta sotto la sua mano. La mano mozzata era dentro un sacchetto di plastica trasparente. Laura mise il telefono sul tavolo e si avvicinò alla mano insanguinata. Allontanò la mano con il piede, si accovacciò, coprendosi il naso con la mano sinistra, per evitare il forte odore, e prese il sacchetto contenente la busta con la mano destra.
Laura prese la busta e l'aprì, mentre era seduta su una delle sedie di vimini del suo portico. Dentro c'era una lettera scritta a mano. Riconobbe immediatamente la calligrafia, era impossibile. La lettera cadde dalle mani di Laura, finché non atterrò al suolo. Stava tremando, era terrorizzata. Fu in quel momento che si rese conto che, non importava quanto correva, lui l'avrebbe sempre raggiunta, e che non importava quanto si nascondesse, l'avrebbe sempre trovata. Prima o poi lo avrebbe incontrato di nuovo, un momento in cui non si aspettava che accadesse,ma sarebbe successo inevitabilmente, e in quel momento, lei non poteva più scappare, avrebbe dovuto essere più forte, e avere abbastanza coraggio per farla finita con lui. Era giunto il momento del cambio di strategia, per ora la fuga era finita.
Laura raccolse la lettera e iniziò a leggere:
"Buona sera, piccola serpe.
Oggi ho sognato che ti scuoiavo lentamente, perché so che ti piacerebbe.
Bello il tuo bungalow, ti farò una visita, non tarderò.
Goditi il tempo che ti resta, tic, tac, tic, tac.
Mangia la mano, divorala, ti piacerà. "
Laura strinse la lettera