Riley chiese: “Non dice nulla del ritorno di Wesley a Wilburton House?”
“No, immagino che dovrete scoprirlo dal suo personale.”
“Lo faremo, grazie” il Capo Brennan rispose.
Mise fine alla telefonata e spostò lo sguardo tra Riley ed i suoi due colleghi.
“Che cosa ne pensate?” chiese ai tre agenti. “Forse questo Wesley Mannis è il nostro killer?”
Riley non ne aveva idea, e, a giudicare dal loro silenzio, neanche Jenn e Bill avevano una risposta al riguardo.
“Se lo è” Jenn disse infine con esitazione, “ce l’abbiamo in pugno.”
“Che dite, non può essere così facile?” Bill borbottò.
Ma la possibilità non quadrava molto a Riley. Quel residente della stessa struttura poteva essere andato a New Haven una settimana prima ed aver ucciso Vincent Cranston durante la sua corsa mattutina sul sentiero di Friendship Woods? Riley lo trovava difficile da credere.
Disse a Brennan: “Dobbiamo verificare con Wilburton House.”
Brennan annuì e digitò un altro numero sul suo cellulare.
Quando ebbe in linea la receptionist, disse: “Sono il Capo della Polizia Clark Brennan. Ci sono tre agenti dell’FBI ad ascoltare questa conversazione. Abbiamo bisogno di sapere se avete un residente lì di nome Wesley Mannis?”
“Sì.”
“Si trova nella struttura al momento?”
“Controllo.” Dopo una breve pausa, la receptionist disse: “Sì, è nella sua camera.”
Apparentemente incerto su cosa chiedere dopo, Brennan guardò Riley e i suoi colleghi.
Riley disse alla receptionist: “Abbiamo bisogno di conoscere le attività di Wesley Mannis di due giorni fa, durante le prime ore del mattino.”
Cadde un breve silenzio.
Poi, la receptionist disse: “Mi dispiace, e spero capiate, non mi sento molto a mio agio a condividere le informazioni di un paziente così al telefono. Potreste venire a parlare con qualcuno del personale di persona?”
“Arriviamo subito” il Capo Brennan replicò.
Brennan guidò per la città, portando Riley ed i suoi colleghi a Wilburton House. Quando l’uomo parcheggiò la sua auto, Riley fu colpita dalla grandezza della struttura, che assomigliava ad una piccola dimora progettata con gusto.
Appena andarono tutti dentro, furono immediatamente accolti da una donna alta, snella e sorridente, che indossava dei vestiti dalle allegre tinte pastello.
Si avvicinò al capo della polizia e si strinsero la mano, poi disse: “Lei dev’essere Clark Brennan. Non credo che ci conosciamo. Sono la Dottoressa Amy Rhind, e dirigo la struttura.”
Riley, Bill e Jenn mostrarono i propri distintivi e si presentarono alla donna. La Dottoressa Rhind li invitò a sedersi nella comoda lobby.
Lei disse: “So che siete qui per una questione relativa ad uno dei nostri residenti, Wesley Mannis.”
Mostrandosi molto preoccupata. aggiunse: “Sono felice che siate qui. Forse potete aiutarci a capire che cosa gli è successo. Temo che sia un vero mistero.”
Quella parola colpì Riley.
Un mistero.
Aveva sperato di ottenere risposte, non domande.
Sentì Bill lamentarsi sottovoce.
Un mistero?
La cosa non sembrava essere così facile dopotutto.
CAPITOLO NOVE
Riley stava iniziando a preoccuparsi. Erano andati lì in cerca di una soluzione, non per trovarsi dinnanzi ad un altro mistero. Non riusciva ad immaginare che cosa avesse inteso la Dottoressa Rhind, quando aveva detto …
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