“Capisco i riferimenti ai Nirvana e a Kurt Cobain” disse Mackenzie. “Ma che cosa vuol dire Layne vive?”
“Layne Staley. Era il cantante del gruppo Alice in Chains. Non puoi sfuggire al fenomeno grunge, se abiti in una città come questa.”
Mackenzie annuì. Oltre che per Starbucks e per il costante rumore della pioggia, Seattle era anche conosciuta come luogo di nascita della musica grunge. Vide altri graffiti, piccoli locali e un numero impressionante di negozi di dischi, mentre si dirigevano verso l'appartamento di Grainger. Una volta arrivati lì, nessuno rispose alla porta. Non era un grande shock, perché erano nel bel mezzo della giornata e la maggior parte delle persone era probabilmente al lavoro.
Tuttavia, la telefonata al suo posto di lavoro, la Next Wave Graphics, diede risultati simili. Un uomo dal tono decisamente arrabbiato li informò che Ken Grainger non si presentava al lavoro da tre giorni e non rispondeva alle telefonate. L'uomo, adirato, chiese a Mackenzie di avvisare Ken che poteva considerarsi licenziato.
“Sembra estremamente sospetto, direi” disse Webber.
“Sono d'accordo. Dobbiamo comunque adoperarci per trovarlo in fretta. Se si tratta davvero del nostro uomo e riesce a spostarsi senza problemi da uno stato all'altro, non c'è modo di sapere dove potrebbe essere.” Ci pensò su per un po' mentre lei e Webber erano seduti in macchina, entrambi a sorseggiare una tazza di caffè. Mentre cercava di valutare i passi successivi, Mackenzie chiese: “Ti viene in mente qualcuno del Bureau che sia in grado di ottenere rapidamente informazioni personali? Numeri di previdenza sociale, informazioni sulla carta di credito, cose del genere?”
“Beh, sono dati piuttosto standard, quindi dovrebbero bastare una ventina di minuti o giù di lì per scoprirli.”
“Li vorrei ancora più in fretta. Salta la previdenza sociale per ora. Vediamo se riusciamo a trovare una carta di credito intestata a Ken Grainger.”
Webber lo fece, prendendo il cellulare quasi troppo diligentemente. Spostava lo sguardo da Mackenzie alla strada oltre il parabrezza, mentre parlava con qualcuno. Mackenzie restò in ascolto, colpita da come Webber riusciva a gestire bene la persona all'altro capo del telefono. Cominciava a rendersi conto che molte persone dell'ufficio di Seattle rispettavano parecchio Webber. Quando chiedeva qualcosa, di solito la otteneva rapidamente e senza domande.
Fu così anche per le informazioni sulla carta di credito di Ken Grainger. Webber ottenne quello che cercava nel giro di sei minuti. Coprì il microfono e guardò Mackenzie. “Ce l'ho. Stanno facendo un controllo per vedere quando è stata usata l'ultima volta...” Si interruppe, quindi si rivolse di nuovo alla persona in linea. “Sì... oh, davvero? Sì, sarebbe fantastico. Grazie.”
Terminò la chiamata e mise in moto l'auto. “La carta di credito di Ken Grainger è stata usata fisicamente l'ultima volta presso una stazione di servizio a circa venti chilometri da qui. L'ha usata a una pompa di benzina alle 8:37 di questa mattina.”
“Quindi è ancora in città" commentò Mackenzie. “Non sono passate nemmeno tre ore.”
“Il meglio deve ancora venire. È l'ultima volta che è stata usata fisicamente. Il mio collega dice che è stata usata ancora più di recente per pagare un ordine su Amazon. Quell'ordine è stato effettuato meno di un'ora fa.”
“Sappiamo da dove?”
“Non ancora. Stanno lavorando per ottenere l'indirizzo IP e poi la posizione fisica del luogo di origine di quell'indirizzo IP. In questo momento, mi sto dirigendo in direzione della stazione di servizio, supponendo che attualmente si trovi da qualche parte nelle vicinanze, in base all'ordine di Amazon.”
“Gran bel lavoro.”
Webber sembrò illuminarsi a quel complimento, mentre tornava in fretta verso la parte più bella della città. Nel frattempo, iniziò di nuovo a cadere una leggera pioggia, anche se il cielo era prevalentemente di un azzurro splendente.
Ci vollero meno di due minuti prima che il telefono di Webber suonasse. Rispose subito, pronunciò solo poche parole e poi riattaccò con un sorrisetto eccitato in faccia.
“Quell'ordine di Amazon è stato effettuato da un portatile a un indirizzo a circa sei minuti da qui” la informò.
In quel momento Mackenzie capì che, a volte, certe cose erano semplicemente universali. Lavorava con Ellington da così tanto tempo che aveva quasi dimenticato cosa significasse vivere l'entusiasmo di un altro agente. E in quell'eccitazione, né lei né Webber dissero nulla. Era quasi come andare sulle montagne russe, quando prima chiacchieri e scherzi del più e del meno e poi la sbarra di metallo si abbassa e all'improvviso arriva il momento di partire. Entrambi rimasero seduti senza dire una parola, mentre Webber accelerava e si dirigeva verso l'indirizzo che gli era stato dato.
Mackenzie si sentiva un po' in colpa per il fremito che provava. Con Ellington, le cose erano diventate rapidamente prevedibili nella routine lavorativa. Si nutrivano l'uno dell'altra e, di tanto in tanto, riuscivano a comunicare in maniera quasi telepatica. Ma a fronte di questi vantaggi, c'era anche un lato negativo: tutto ciò era diventato banale, quasi noioso. Mentre Webber sfrecciava per le strade, affrontando una curva ad una velocità tale che la parte posteriore dell'auto sbandò leggermente, Mackenzie si domandò se questo fosse esattamente ciò di cui aveva bisogno. Un piccolo scossone di adrenalina nella sua carriera, dopo essere finalmente uscita dal suo lungo congedo di maternità, avrebbe potuto fare miracoli per lei.
Raggiunsero l'indirizzo nel giro di quattro minuti. Webber fermò l'auto in un piccolo parcheggio. Si trattava di un appartamento che faceva parte di un piccolo complesso costruito per sembrare un'unica grande casa. Quando Webber scese dall'auto, Mackenzie lo seguì, senza fare domande. Lui si voltò a guardarla, come se volesse vedere se avrebbe preso lei il comando, ma lei glielo lasciò.
Non c'era alcuna fretta nel suo passo, mentre si dirigeva verso la porta dell'appartamento. La corsa in auto era stato per raggiungere il domicilio il più velocemente possibile; l'ordine di Amazon era stato piazzato poco più di un'ora prima, il che significava che Ken Grainger avrebbe potuto essere uscito appena piazzato l'ordine o in qualunque momento dopo di allora. Ma ora che erano qui, era il momento di scoprirlo: era ancora lì, oppure non c'era più.
Webber bussò alla porta. Entrambi udirono dei movimenti dentro casa e un suono molto basso che Mackenzie pensava potesse essere qualcuno che sussurrava.
Webber bussò di nuovo, questa volta più forte. Qualche istante dopo, un giovane che sembrava poco più che ventenne aprì la porta. Portava i capelli corti e indossava una canotta bianca con pantaloncini larghi.
“Sì?” disse, cercando di apparire tranquillo e rilassato. “Posso aiutarvi?”
“È lei Ken Grainger?” chiese Webber.
“Chi? No, amico.”
“E come si chiama?”
Il ragazzo sembrava quasi offeso. Fece un passo avanti sulla soglia, cercando di sembrare un duro. “Hai bussato tu alla mia porta, amico. Chi sei tu?”
Webber estrasse distintivo e carta d'identità con movimenti lenti e risoluti. Mackenzie trattenne un sorriso quando vide lo stupore sul volto del ragazzo.
“Agente Webber, FBI. Questa è la mia partner, l'agente White. Allora, le rifaccio la domanda. Come si chiama?”
“Toby Jones. L'FBI? Che succede?”
“Stiamo cercando un uomo di nome Ken Grainger” spiegò Webber. “Siamo abbastanza sicuri che sia stato qui di recente.”
“No. Sono solo, amico.”
“Le dispiace se entriamo a controllare?” Chiese Mackenzie.
“Non vi serve un mandato o roba simile?”