E’ successo qualcosa a Gareth Ogden.
Qualcosa di brutto.
Sam non sapeva nient’altro. E neppure Dominic.
Appena lei parcheggiò l’auto di fronte alla casa di Gareth, notò Wyatt seduto in fondo alle scale che conducevano al porticato. Accanto a lui, c’era un sacchetto di stoffa di giornali non consegnati.
Quando Sam e Dominic uscirono dall’auto e gli si avvicinarono, il ragazzo biondino non li guardò nemmeno. Continuò soltanto a guardare dritto dinnanzi a sé. Il volto era anche più pallido del solito, e il ragazzo tremava, sebbene fosse già caldo quella mattina.
E’ in stato di shock, Sam comprese.
Dominic gli disse: “Raccontaci cosa è successo.”
Wyatt si raddrizzò al suono della voce di Dominic, rivolgendogli uno sguardo gelido. Poi, balbettò con voce rauca e spaventata, peggiorata dai cambiamenti dell’adolescenza.
“Lui … lui è lì … in casa. Il Signor Ogden, voglio dire.”
Poi, riprese di nuovo a guardare verso il Golfo.
Sam e Dominic si scambiarono un’occhiata.
Intuì dall’espressione allarmata di Dominic che stavano avendo lo stesso pensiero.
Sam rabbrividì al pensiero …
Ho idea che le cose stiano per farsi tremendamente serie per entrambi.
I due salirono le scale ed attraversarono il porticato. Guardando attraverso la zanzariera, videro Gareth Ogden.
Dominic barcollò all’indietro, allontanandosi dalla porta.
“Gesù Cristo!” gridò.
Ogden giaceva sulla schiena riverso sul pavimento, con gli occhi e la bocca spalancati. Aveva una ferita aperta e sanguinante sulla fronte.
Dominic tornò alle scale e gridò a Wyatt …
“Che cosa diavolo è successo? Che cos’hai fatto?”
Quasi sorpresa di non condividere il panico di Dominic, Sam lo prese per un braccio e disse tranquillamente: “Lui non ha fatto niente, Dom. E’ solo un ragazzo che consegna i giornali.”
Dominic respinse la mano della partner e scese di corsa in fondo alle scale. Si accanì contro il povero Wyatt, fermo ai suoi piedi.
“Dimmelo!” Dominic gridò. “Che cos’hai fatto? Perché?”
Sam raggiunse di corsa Dominic. Afferrò l’isterico poliziotto e lo spinse violentemente sul prato.
“Lascialo stare, Dom” Sam disse. “Me ne occupo io, OK?”
Il viso di Dominic sembrava pallido quanto quello di Wyatt e come lui stava tremando per lo shock.
Annuì e rimase in silenzio, mentre Sam raggiungeva il ragazzo, aiutandolo a sedersi di nuovo.
Gli si accovacciò di fronte e lo toccò sulla spalla.
Poi lo incoraggiò: “Andrà tutto BENE, Wyatt. Fai dei lunghi respiri profondi.”
Il povero Wyatt non riuscì a seguire quelle istruzioni. Era visibilmente in iperventilazione e singhiozzava al contempo.
Wyatt riuscì a dire con voce spezzata: “Io, io sono venuto a consegnargli il giornale e l’ho trovato lì dentro.”
Sam osservò Wyatt di sbieco, pensieroso.
“Perché sei salito fino al porticato del Signor Ogden?” gli chiese. “Non potevi semplicemente limitarti a lanciare il giornale dal cortile?”
Wyatt alzò le spalle e disse: “No, andava fuori di testa quando lo facevo. Diceva che faceva troppo rumore e lo svegliava. Perciò, mi ha chiesto di venire fin sopra il porticato, e così dovevo lasciare il giornale tra la zanzariera e la porta. Altrimenti, diceva che sarebbe andato fuori di testa. Così, sono salito fin su e stavo per aprire la zanzariera, quando ho visto …”
Wyatt fu scosso da un brivido per un momento, poi con un gemito aggiunse …
“E allora, vi ho chiamati con il mio cellulare.”
Sam gli diede una pacca sulla schiena.
“Andrà tutto BENE” replicò. “Hai fatto la cosa giusta a chiamare la polizia. Adesso, aspetta qui.”
Wyatt guardò la sua sacca. “Ma questi giornali, devo ancora distribuirli.”
Povero ragazzo, Sam pensò.
Era ovviamente terribilmente confuso. E, soprattutto, a quanto sembrava era anche vittima di un mal riposto senso di colpa. Sam immaginò che fosse una reazione naturale.
“Non devi fare niente” rispose. “Non sei nei guai. Andrà tutto BENE. Ora aspetta qui, come ho detto.”
Si alzò dallo scalino e cercò Dominic, che era ancora fermo in silenzio con la bocca spalancata.
Sam stava iniziando a provare un po’ di rabbia.
Non sa che dovrebbe comportarsi da poliziotto?
Lo chiamò: “Dom, vieni. Dobbiamo entrare lì dentro e guardare che cos’è successo.”
Dom rimase fermo, come se fosse sordo e non si fosse reso conto delle parole della sua partner.
La donna lo chiamò con maggiore durezza. “Dominic, vieni con me, dannazione.”
Dominic annuì silenziosamente, poi la seguì in cima alle scale e attraverso il porticato, fin nell’interno della casa.
Gareth Ogden giaceva con braccia e gambe divaricate sul pavimento; portava dei sandali, un paio di pantaloncini e una t-shirt. La ferita alla fronte sembrava stranamente precisa e simmetrica. Sam si abbassò per dare un’occhiata migliore.
Ancora immobile, Dominic balbettò: “N-non toccare niente.”
Sam quasi ringhiò …
“Pensi davvero che io sia un’idiota?”
Quale poliziotto non sapeva che avrebbe dovuto prestare attenzione su una simile scena del crimine?
Poi volse lo sguardo verso Dominic, notando come fosse ancora pallido e tremante.
Non starà per svenire? si chiese.
Gli indicò una poltrona vicina e disse: “Siediti, Dom.”
Dominic eseguì silenziosamente.
Sam si chiese …
Ha mai visto un cadavere prima?
La sua esperienza si limitava ai funerali a bare aperte dei nonni. Naturalmente, questo era un caso completamente diverso. Tuttavia, Sam si sentiva stranamente calma e aveva tutto sotto controllo, quasi come se si fosse preparata a lungo ad affrontare qualcosa del genere.
Ovviamente, ciò non valeva per Dominic.
Osservò con attenzione la ferita sulla fronte di Ogden: assomigliava ad una piccola dolina crollata lungo una strada di campagna nei pressi di Rushville l’anno precedente, una strana cavità aperta che non avrebbe dovuto esserci.
Dettaglio ancor più strano era che la pelle sembrava intatta, non lacerata, ma allungata nella forma esatta dell’oggetto che l’aveva colpita.
A Sam occorse soltanto un istante per capire quale fosse stata l’arma del delitto.
Si rivolse a Dominic: “Qualcuno l’ha colpito con un martello.”
Dominic parve dare segni di ripresa: si alzò dalla poltrona, s’inginocchiò accanto a Sam e guardò attentamente il cadavere.
“Come sai che si tratta di un