Sam fece un respiro lungo e profondo.
Non ricominciare, si disse.
Non poteva esporre di nuovo tutto soltanto perché la teoria di Crane la infastidiva. E poi, come si spiegava il martello? Lei stessa si era accorta che i martelli di Ogden erano tutti ancora ben stipati nella sua cassetta degli attrezzi. Perciò, il killer si era portato con sé un martello, mentre vagava di città in città?
Certo, era possibile.
Ma come teoria sembrava anche un po’ ridicola.
Crane brontolò ed aggiunse: “Ho detto a quel Meredith che eri annoiata e che hai un’enorme immaginazione, e di dimenticare il tutto. Ma, francamente, l’intera conversazione è stata imbarazzante. Non mi piace quando la gente mi scavalca. Non avevi alcun diritto di fare quelle telefonate. Chiedere aiuto all’FBI è il mio lavoro, non il tuo.”
Sam digrignò i denti, sforzandosi di tacere.
Riuscì a dire con voce tranquilla …
“Sì, Capo.”
Crane respirò, facendo quello che sembrò un sospiro di sollievo.
“Lascerò perdere tutto questo e non avvierò alcuna azione disciplinare stavolta” disse. “La verità è che sarei molto più felice se nessuno dei ragazzi venisse a sapere qualcosa. Hai detto a qualcun altro qui delle tue bravate?”
“No, Capo.”
“Allora, continua a far in modo che non si sappia” Crane sottolineò.
L’uomo si voltò e cominciò una nuova partita a Tetris, mentre Sam lasciava il suo ufficio. Tornata alla propria scrivania, si sedette e rimuginò silenziosamente.
Se non posso parlare con nessuno di questo, allora esploderò, pensò.
Ma aveva appena promesso di non riferire la questione agli altri poliziotti.
E allora con chi poteva parlare?
Riusciva a pensare solo ad una persona … quella che era la ragione per cui era lì, provando a svolgere il suo lavoro …
Mio padre.
Era stato un poliziotto in servizio lì, quando la famiglia Bonnett era stata uccisa.
Il fatto che il caso non fosse stato risolto aveva perseguitato l’uomo per anni.
Forse papà potrebbe dirmi qualcosa, pensò.
Forse potrebbe suggerirmi delle idee.
Ma Sam capì che non sarebbe affatto una buona idea. Il padre era in una casa di riposo, e soffriva di demenza senile. Aveva giorni buoni e giorni cattivi, ma menzionare un caso dal suo passato lo avrebbe certamente innervosito e confuso. Sam non voleva che succedesse.
Al momento, non aveva molto da fare, finché il suo partner, Dominic, non fosse arrivato per il loro turno mattutino. Sperava che arrivasse presto, così che potessero fare un giro dell’area, prima che il caldo divenisse troppo soffocante. Oggi ci si aspettava che superasse il record
Intanto, non poteva preoccuparsi di qualcosa che lei non poteva risolvere, nemmeno della possibilità che un serial killer potesse essere lì a Rushville, preparandosi a colpire ancora.
Prova a non pensarci, si disse.
Poi, sbuffò e mormorò ad alta voce …
“Come se questo fosse possibile.”
CAPITOLO SEI
Il cellulare di Riley vibrò, mentre Blaine guidava diretto a Fredericksburg. Fu sorpresa e turbata vedendo chi la stava chiamando.
Si tratta per caso di un’emergenza? si chiese.
Gabriela non la chiamava mai soltanto per chiacchierare, e non aveva telefonato durante le loro due settimane al mare. Aveva soltanto inviato qualche messaggio a Riley, ogni tanto, per informarla che tutto andava bene a casa.
L’ansia di Riley aumentò, quando, rispondendo, avvertì una nota di preoccupazione nella voce di Gabriela …
“Señora Riley, quando sarà a casa?”
“Tra circa mezz’ora” Riley rispose. “Perché?”
La governante sospirò, per poi aggiungere …
“Lui è qui.”
“Chi?” fu la domanda di Riley.
Gabriela non rispose e Riley capì …
“Oh mio Dio” disse. “Ryan è lì?”
“Sí” Gabriela rispose.
“Che cosa vuole?” fu la nuova domanda di Riley.
“Non lo ha detto. Ma ha accennato che si tratta di una cosa importante. La sta aspettando.”
Riley pensò per un attimo di farsi passare Ryan al telefono. Ma cambiò subito idea: qualunque cosa Ryan volesse, sicuramente non avrebbe potuto discuterne al telefono in quel momento. Non con tutti lì presenti in auto.
Così rispose: “Digli che arriverò presto a casa.”
“Va bene”.
Messo fine alla chiamata, Riley rimase a guardare fuori dal finestrino del SUV.
Dopo un momento, Blaine disse: “Ecco … ti ho sentito parlare di …?”
Riley annuì.
Sedute dietro, ed immerse nella musica, le ragazze non avevano ascoltato nulla di quanto fosse era detto fino ad allora.
“Cosa?” April chiese. “Che cosa c’è?”
Riley sospirò e disse: “E’ tuo padre. E’ a casa e ci sta aspettando.”
April e Jilly sbottarono.
Jilly si lamentò: “Non potevi dire a Gabriela semplicemente di mandarlo via?”
Riley fu tentata di dire che avrebbe voluto tanto farlo, ma non sarebbe stato giusto assegnare alla donna quel compito.
Così rispose …
“Sai che non posso farlo.”
April e Jilly gemettero entrambe con sgomento.
Riley comprendeva benissimo come si sentissero le sue due figlie. L’ultima visita inaspettata di Ryan a casa loro era stata sgradevole per tutti, Ryan incluso. Il suo tentativo di ammaliare le ragazze, affinché gli permettessero di tornare nelle loro vite si era rivelato disastroso. April era stata fredda con lui, e Jilly si era dimostrata addirittura molto sgradevole.
Riley non poteva biasimarle.
Troppe volte ormai, Ryan aveva illuso entrambe di potersi ancora comportarsi da padre. Aveva deluso quelle speranze più volte e le ragazze non volevano avere niente a che fare con lui.
Che cosa vuole adesso? Riley si domandò, sospirando di nuovo.
Di qualunque cosa si trattasse, sperava che non avrebbe rovinato lo stato di buon umore in cui si trovavano tutti, dopo la vacanza che avevano appena fatto. Erano state due settimane piacevoli, nonostante l’incubo di Riley su suo padre. Da allora, aveva fatto del suo meglio per allontanare dalla mente la telefonata di Meredith.
Ma la notizia di Ryan sembrava aver innescato di nuovo i suoi pensieri cupi.
Un martello, pensò.
Qualcuno è stato ucciso con un martello.
Si disse che aveva fatto la cosa giusta a dire no al Capo Meredith. Inoltre, l’uomo non l’aveva più richiamata, il che sicuramente significava che non era affatto preoccupato dalla cosa dopotutto.
Probabilmente, non era nulla, pensò.
Soltanto un caso di cui la polizia del posto potrà